Illustrazione di Anna Paolini
PRIMA STESURA
Rubrica di inediti a cura di Silvia Rosa
"Un cuore pizzicato" di Anna Tabbia
ANGINA
PECTORIS
Se quest’estate, l’estate
non tornasse?
Se si fosse rintanata
nella grotta
e io restassi nel vuoto dell’attesa
di un mancato appuntamento?
O se la pioggia si fosse
ritirata
in nuvolaglia, sdraiata
comoda
in orizzontale, troppo svogliata
per alzarsi a
precipitare?
Se lui non bussasse più
alla mia porta
senza qualche prevedibile
ragione?
Se l’utente fosse
irraggiungibile
e mancassero tracce,
orme,
briciole di pane da
seguire,
e intanto urlasse una
sirena
d’ambulanza e mancasse
il mio numero in rubrica?
Se lui stesse per sempre
insoddisfatto
e io non potessi farci
nulla, se
girassi in labirinto alla
ricerca
del sorriso che non trova?
Se non fosse concesso il
dietrofront
non potessi dirgli quel
che non gli ho detto,
anche solo di sbattere il
bastone
sulla pietra perché al
colpo scappano
le vipere e non iniettano
il veleno?
Se tornassi al punto di
partenza,
credendo d’aver fatto balzi
avanti?
O peggio, se tornassi
indietro, in fondo?
Se tutto questo fosse
solo un sogno?
O peggio, se tutto questo
fosse
tutto vero? Se fosse
tutto qui?
UN CUORE PIZZICATO DI TARANTA
E allora fatti canna
se tutto intorno
rumoreggia
a colpi di grancassa
e non sa stare a tempo
il cuore pizzicato di
taranta
che ti s’ingolfa in
aritmia.
Raggomìtolati al tonfo degli
eventi
ripiegata, giunco esile e
tenace
all’infuriar dei venti
e snocciola i grani del
rosario
al voto che vorresti e
che non viene;
prometti almeno che
abbraccerai
la croce e in cambio lui
voli libero
sgravato dal grumo di
pensieri,
groviglio d’una maglia
troppo fitta,
davanti al rombo che
risucchia
nel pozzo nero dei
pensieri.
FASCINOSA
VITA IMMAGINARIA
Corri, rimandi a un
giorno imprecisato
la vita che vorresti.
Prendi fiato.
Corri. E nella corsa
incontri nuove
Sirene per la vita di
domani.
Ma accantoni. Ricorri.
Quella vita
immaginaria è il motore
di questa vita di doveri
e di scadenze
che è la tua, ma soltanto
perché
l’altra, da lontano e con
contorni
imprecisati, ti saluta. E
ammicca.
Se per caso o nella sosta
programmata
puoi spogliarti della
quotidiana vita,
sfilartela dai piedi,
darti una lavata,
provarti la tua
vita del domani, a bocca
spalancata
vedi che non cade come ti
eri
figurata: sotto le
ascelle si raggrinza,
il filo del bottone cede,
la stoffa
è un poco logora e
comunque
non sono più quelli i
tempi.
Il tuo vestito di vita
immaginaria
è frusto prima ancora
d’esser messo.
Rimani nuda. Non sai dove
andare
se non nel buio della
tana, sotto
il piumino di piuma d’oca
vera.
Anna Tabbia vive a Torino dove è insegnante di italiano e latino. Durante in suo dottorato di ricerca in Italianistica si è occupata di scrittrici e di riviste torinesi tra Otto e Novecento; di qui i lavori: Le coscienziose operaie della penna della casa editrice Speirani tra carte private e pubbliche scritture in «Levia gravia», (2008, Edizioni dell’Orso); La donna nella stampa periodica torinese (1880-1911) in «Studi piemontesi » (2007); Le riviste per la scuola e per la gioventù della casa editrice Speirani in Torino in «Studi piemontesi» (1989). Nell’ambito della didattica della letteratura è coautrice (con Mondello, Lavazza, Fraboni) dell’antologia per il biennio delle scuole superiori Dove portano le parole (Lattes, 2023); sempre per la scuola ha scritto Un “mutuo trascinamento”: esperienze di didattica transdisciplinare sul filo di Calvino e Levi con Brondolo, Lucca, Mariatti in Per una didattica transdisciplinare, a cura di Danile Borgogni, (2020, Celid) e I giovani e la poesia in Giovani oltre di Ugo Cardinale e Dario Corno (2007, Rubbettino). Con Sandra Baruzzi è autrice delle raccolte poetiche Tempo di risacca (Atene del Canavese, 2021 ) e Ritrarti (Ananke, 2012); in poesia con Sandra Baruzzi e Piera Giordano ha scritto A corpo libero (Ananke, 2008) e Dimore dell’anima (Ananke, 2005).
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