recensione di AR
Il distico che intitola questa recensione è tratto dalla poesia In paese (p. 39) e offre una interessante chiave “musicale” per entrare in questi esercizi.
Marina Maggi nella sua bella e perspicua Prefazione (p. 12) osserva che “la poesia prova a costruire fragili tradimenti, immagini sublimate contro gli specchi, (…) [Doris] segue le tracce di una visione fuggita, scivola sulla pagina come una lucertola”. Una precisa istantanea di questa raccolta che si apre con la sezionei “IERI. Come le rondini al cielo” dove Bellomusto si confessa dicendoci: “La luna / mi basta dimezzata.” (La perifrastica attiva, p. 15); “si vive di ciò che resta / dopo tutto l’oblio.” (Il resto, p. 21); “Mio figlio / non è / mio. / Devo scriverlo per ricordarlo / al mio cuore / avido.” (Come le rondini al cielo, p. 35); “Goccia d’acqua / stesa al vento / aspetto che il sole / mi asciughi.” (Giorni così, p. 36).
La sezione successiva – “OGGI. Come lucertola al sole” – ci immerge nella quotidianità poetica ed esistenziale della poetessa: “Se mi cercate, / sono nascosta / fra le lettere del mio nome.” (L’ora delle cose impossibili, p. 48); “Sono l’ago e il filo dei miei giorni” (Le parole, p. 51); “ho imparato a pregare / ogni muta creatura” (Al vento di maestrale, p. 54); “Guardo la terra da qui / e so di non esistere.” (Astolfo sulla luna, p. 57); “Stasera sto / seduta sulle cose di sempre / come sta il corvo / appeso al ramo.” (Un brindisi, p. 59).
Se la vita a volte ci sembra ”solo una rete / intrecciata a ruggine e cielo” (Dal mio giardino, p. 64), o “la sottrazione di tutto il tempo futuro / che la mia età non sa contenere.” (Nostalgia del presente, p. 66); se “L’amore quando è stanco / mangia il tempo, / sbriciola le ore in minuti / e li divora ingordo / arreso al morso amaro / della fretta.” (Cosa fa l’amore quando è stanco?, p. 76, notare i due splendidi endecasillabi spezzati che aprono e chiudono la citazione)… immergerci nei versi di Doris ci aiuta a calibrare i giorni con un cuore che “… non conosce / il suo nome / né il mio. / Arreso al mio sangue / altro non vuole / che una carezza.” (Cuore, p. 101).
I poeti come Doris sanno trovare la bellezza nascosta nelle crepe insondabili nelle domande senza risposta e sanno rianimare i nostri cuori quando sconvolti e disperati si trasformano in “un chiodo nel petto” (ivi).
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