Un affettuoso invito per martedì 19 marzo, ore 18, presso la biblioteca “A. Baldini” di Santarcangelo, alla presentazione del mio Una remota stazione. Mi accompagnerà la voce di Annalisa Teodorani.
Non sappiamo se ci saranno ancora altre parole. Le parole arrivano, passano, ritornano, a volte riposano per anni, ma sono lì, aspettano solo di prendere forma. Il tramonto si avvicina e le foglie cominciano a cadere, una dopo l’altra, piano ma con moto inarrestabile. Sono le foglie che hanno consumato tutta una esistenza sotto il sole o nel vento e che hanno amato e sorriso ai tanti che di qui sono passati. Altre foglie verranno, non noi, i nostri rami si stanno seccando. Ora lo sappiamo con certezza e lo sapeva anche Giovanni Drogo, il protagonista dello splendido romanzo di Dino Buzzati, che, dopo aver consumato una vita in attesa dei nemici, stanco e malato, steso in un anonimo letto di una locanda, sapendo che tra poco dovrebbe levarsi la luna, «dà uno sguardo fuori della finestra, una brevissima occhiata, per l’ultima sua porzione di stelle. Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride».
Questo sorriso è ciò che ci salva, la consapevolezza che in fondo, nonostante tutto, qualcuno ci aspetta sempre dietro l’angolo.
Questa antologia, che raccoglie le cose migliori, o presunte tali, in tanti anni di lavoro, vuol essere un ringraziamento a quanti hanno avuto la bontà di accompagnarmi. Che sia questo un viaggio, se non verso l’oceano, almeno verso quel piccolo mare che ciascuno porta dentro di sé.
Da Una remota stazione
a Mariuccia, amica ritrovata e perduta
Sfumava il tuo volto appena nella terra
mentre ascoltavamo le parole
in quella nuda stanza.
Saliva da Via Prè odore di ginestre
e un’aria vuota.
Era d’inverno e dal porto veniva
quell’odore di mare in una Genova
vecchia e lontana.
Bianca una nave se ne andava verso
remoti passaggi.
Tutto, tutto era raccolto in quella stanza.
Restava soltanto il braccio del lampadario
Restava soltanto il braccio del lampadario
nudo e una luna bianca nel cielo a guardarci.
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