venerdì 23 febbraio 2024

IT'S FRIDAY! : poesie inedite di Dario Talarico

 

 It's friday! è una rubrica a cura di Annalisa Ciampalini


Patrimonium

  

Padre, io non posso credere in un Dio

che mi somiglia. Non posso crederti

la scimmia di altre scimmie. –

È troppo – quando tutto torna.

Questo Dio di cui parlano gli uomini

ha barba e braccia, ma se i cervi

pregassero – avresti le corna.

 

*

 

Padre, l’uomo non può liberarsi dalle sue forme.

E tu sei come quegli alieni fasulli                                

dalle sembianze antropomorfe.

Ma ovunque tu sia, la tua – è la misura

di altre cose. Padre, io non credo in te

solo perché non credo alle persone.

 

*

 

Padre, tu sei una nudità difficile da spogliare.

Sai di parole e silenzi, di millesimi e millenni.

Tu sei la risposta alle domande mancate;

tu sai la voce – che ci condanna a parlare.

Ma padre, siamo onesti: saper vivere

è la capacità di risolvere il problema

di un problema – che non esiste.

   

*

 

Non sei mai stato chiaro. Tu confondi.              

Tu vivi di possibilità e interpretazioni.                  

Ma ti capisco, padre: se tu sei come noi,                

avessi parlato una volta per tutte

saresti morto per sempre con noi.

 

*

 

Al cielo? All’amore? Al futuro?

A quale nulla votare il respiro? –

Sciogliersi, l’hai decretato, è la natura della neve;

ma vedi, padre, è disertare allora se preghiamo,

se viviamo senza una ragione

e ci preoccupiamo di non morire invano.

 

*

 

Quale deserto è più sconfinato

di un parlare chiaro che può non essere capito?

Sì, padre, siamo soli di parole:

nonostante gli sforzi, comunicare –

è l’esercizio di una solitudine feroce.

 

*

 

Penso all’universo.

E penso che per una formica             

un solo ettaro di terra –

non sia poi tanto diverso.

Sembra quasi di vederla affaccendarsi –

alla ricerca del suo orizzonte introvabile,

perché così smisurato

da contenerla per intero.

Forse – tu sei il nostro ettaro.

Forse sei talmente grande – da esserci segreto.

Ecco padre, è questo il limite:

cosa c’è di più invisibile dell’immenso?        


*

 

E se anche questo dolore

non fosse senza eguali?

Se questo cercarti non fosse il primo?

Se tu stesso, ovunque e disperso,

stessi tentando invano

ancora un cenno da noi?

Padre, tu sai quanto sia scivoloso sentirsi speciali

– perché sai quanto assomigli – a sentirsi soli.

Ma non fai eccezione, nessuno è escluso:

niente è unico, perché tutto è uno.

 

*


Padre, è così difficile per l’essere   

– pensare il suo niente? –

Né buio né luce, né principio

né fine: se la morte non fosse,

sarebbe finalmente se stessa.

 

*

 

Un’assenza è un’assenza

soltanto quando qualcosa resta.    

Adesso è più chiaro, padre:

tu sei il tuo stesso mancare.

Lo hai insegnato persino ai poeti:               

a volte – bisogna morire per riuscire a parlare,                        

perché solo chi non ha niente da dire –

avrà sempre qualcosa da aggiungere.


Dario Talarico è nato a Roma nel 1990. Poeta e critico letterario, è  direttore puntoacapo della collana di opere prime Controcorrente e redattore di «Laboratori Poesia». Suoi testi sono apparsi su «la Repubblica», «Studi Cattolici», riviste di settore e antologie. Per la poesia ha recentemente pubblicato Il coraggio di non lasciare il segno (puntoacapo, 2019, European Poetry Prize Adam Mickiewicz, 2021) e Autopsia (reiterata). Poema logico-filosofico (ivi, 2022, finalista Premio Nabokov, Montano, Carver e Michelangelo Buonarroti, 2022), dal quale un estratto è stato tradotto in Russia col titolo Простор для невысказанного / Spazio per il non detto (Free Poetry, 2021). Suoi contributi critici sono inoltre apparsi su «Laboratori Critici», «Il sarto di Ulm», «Metaphorica» e sui lit-blog «La poesia e lo spirito», «L’EstroVerso», «Poetarum Silva», «Almanacco Punto» e «Monolith». 

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