I versi sono ben modulati e la nostra poetessa riesce ad accostarsi al significato con precisione, senza mai perdere il ritmo né la musicalità. A muovere la ricerca poetica di questa autrice è anche la fiducia riposta nella lingua, la convinzione che esistano parole, o meglio, accostamenti di parole, capaci di farci avvicinare all’indicibile, di gettare luce sui margini del percepibile. Anche quando il sentire è fondamentale e restiamo in attesa di momenti epifanici, la mente e la volontà sono sempre naturalmente attive: “Avvicinati /al limite della coscienza percepita” …” Cerca l’equilibrio / con la mente fuori dal corpo.” La manifestazione della luce, per quanto momentanea, ci permette di accedere fugacemente al mistero dell’altro e più in generale di avvertire la presenza di un universo magnifico, che attende di sverlarsi, pur contenendoci: “C’è un pianto cosmico / incastrato da qualche parte / tra il primo respiro e l’ultimo. / Fermo, in attesa di sgorgare”. Nell’ultima sezione, “incontrami là”, il dialogo con il “tu” diventa più intenso e la poetessa si predispone a comporre versi che si addentrano in una maggiore concretezza, quasi volesse indicarci realmente il luogo dell’incontro: “Sei tu che mi respiri adesso accanto / poi pieghi la coperta dolcemente?”
La raccolta termina con una poesia
singola, posta fuori dalle sezioni e che parla della morte, o comunque di ciò
che ci supera e non è contenibile nel tempo breve in cui siamo incasellati: “Al
di là del presente / tutto riprende forma.”
C’è un pianto cosmico
incastrato da qualche parte
tra il primo respiro e l’ultimo.
Fermo, in attesa di sgorgare
come un nubifragio improvviso
in attesa di spazzare via
identità circoscritte
e risposte esatte.
**
Torna indietro,
arrotola le parole in un gomitolo
fino a ritrovare
la prima lettera curva.
Torna indietro,
stacca lentamente ogni stella
fino a ritrovare
le origini del cielo.
Indietro,
alla creazione del vento
dove i pensieri soffiano
suoni muti verso l’alto.
Torna,
dove il silenzio trova
lettere sospirate
e pensieri azzurri
**
Ti racconto così:
come la terra racconta il suolo
attraverso le crepe,
come il deserto racconta le dune
con tempeste di sabbia.
Ti racconto nelle ore,
dentro ai secondi mancanti
Dentro al tempo già consumato
prima della nascita.
Ti racconto
ma non ti so nominare.
**
Ritornano sempre
come una promessa antica
i tramonti che struggono l’anima
e le albe senza colpa.
**
Avvicinati
al limite della coscienza percepita.
Ricuci coscienze strappate
con l’ordito dell’inconscio.
Cerca l’equilibrio
con la mente fuori dal corpo.
Tamara Vitan è nata a Bucarest nel maggio del 1981 e vive a Castelfiorentino.
È sempre stata attratta dalla poesia,
intesa come ricerca e come cammino sui confini, e dalla filosofia. Ai tempi del liceo pubblica nella rivista della
scuola un tema filosofico sulle divinità intitolato “Dei”. La poesia, per
Tamara Vitan, è sempre stata un sostegno e una compagna, e una volta appresa la
profondità della parola in una lingua non materna, la fluidità della scrittura
ha ripreso il suo naturale corso e ha iniziato a scrivere in lingua italiana.
Nel 2019 riceve una
segnalazione al Premio Letterario “Città di Ascoli Piceno” con la poesia “Si
piega il suono”. Nel 2020 una sua poesia viene pubblicata nell’antologia “Dedicato
a…” Poesie da ricordare, della Collana Orizzonti edito da Aletti. Nel 2021
attraverso il concorso “Poetare” della Scuola di Editoria di Firenze escono tre
poesie nell’agenda Poetare e nel Quaderno.
A maggio 2022 esce il libro
“Accade la luce” pubblicato da Firenze Libri all’interno della collana” Fuori
Stagione”.
Frequenta la Scuola di Poesia
fondata da Massimiliano Bardotti mentore, guida e persona fondamentale per la
ricerca spirituale e poetica.
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