Luoghi sospesi
Recitativo in cinque stanze, stanze concatenate l'una all'altra eppure ciascuna connotata dalla propria unicità.
La raccolta si apre con la sezione Di là dal vetro in cui la Nostra si interroga sull'utilità delle parole e si pone come semplice osservatrice del cosmo e della sua stessa evoluzione sin dai tempi dell'infanzia. Vi scorgo infatti un implicito parallelismo tra l'autrice bambina con echi cartesiani di un pensiero in divenire e i primordi dell'universo ancora informe eppure denso di promesse .
Nella seconda stanza intitolata Si fa teatro emerge la voglia di rompere questi vetri, abbattere queste scialbe pareti e sfidare l'inconoscibile. Il sole, Stella solitaria, diventa la metafora di un moto perpetuo e circolare che rappresenta il fluire caldo del sangue ,dell'emotività della stessa autrice che si interroga sull'amore chiedendosi se sia effetto solare collaterale o amalgama casuale di radiazioni e tempeste. E ancora c'è il pensiero che si evolve, che riconosce il desiderio e l'attrazione per il prossimo, che riconosce l'utilità e l'estrema dignità delle parole, che sottolinea il dialogo costante tra Terra e sole. Nella terza sezione dal titolo Fuori dalla finestra l'autrice riconosce e impara il duro limite della parola e sostiene che solo la musica può condurci verso indicibili luoghi sospesi ,verso quell'accordoincontro con l'universo che è segno di contatto e di armonia. La nostra sviluppa in questa sezione il concetto del grembo materno come addome pianeta che riconosce la sacralità della nascita e della creazione,, eppure accenna al destino solitario della crescita ,crescita che si compierà solo quando saremo capaci di guardarci negli occhi e di riconoscere le amichevoli fibrillazioni emanate da altri esseri viventi e dall'intero Cosmo in rotazione . Questa terza sezione è intrisa di panismo ed emerge la ricerca del d-io che accoglie, che ama, che sa quando tacere e quando parlare. Di fronte al verboessenza del Cosmo Il nostro è solo un balbettio... conclude la poetessa "di là dal vetro /fuori dalla finestra/ è cielo".
La quarta sezione intitolata Un nulla d'amore è un interrogarsi costante sul disamore che ci rende tutti orfani e ci spinge in un viaggio a ritroso verso le nostre origini ed ecco che accade questo fatale ritorno al caos primordiale.. per poi capire che la vita è incontro.
Concetto questo esplicitato a lungo nella quinta sezione dal titolo Sarà come vincere in cui l'autrice esorta il lettore a uno scambio circolare col prossimo, in cui le voci si animano. La stessa Annamaria Ferramosca sostiene:"ogni volta rinasco se scrivo". Ritornano i dubbi dal sapore cartesiano anche in quest'ultima sezione pervasa dal bisogno di fare ordine e di conoscere il perché del viaggio di sola andata.
A esplicitare la direzione della mia lettura, qui di seguito due stralci del libro, tratti rispettivamente da pag.90 e pag 95
oh sapevo eccome lo sapevo
fin da bambina
che sarebbe finita così
che la parentesi vissuta
– o mai vissuta – si sarebbe chiusa
con un arcano flop a meno che
a meno che non avessi trovato
il codice la chiave stellata
– mai chiamarla password –
ché serve una metodologia naturale
un lampo di luce mattutina
filtrata dalle persiane
quando siamo ancora assonnati
prima del caffè
a farci spalancare gli occhi
di fronte a quel
non so che
visibile anche senza occhiali
di là dal vetro fuori dalla finestra
***
forse è nel sentire il senso?
sentire benevolenza salire dalla terra
sentire come largo l’amore scorre
come plasma corpomenteparola
come emoziona perfino l’acqua e l’aria
come muove la pietra
sentire prossimità in ogni creatura
sentire il suo sfolgorio il suo declino
sentire tutta la mite materia terrestre
ogni volta rinascere mite
e tu sentirti il nativo
appena uscito dalla foresta
ne conservi il profumo
pallido nell’attesa incredulo
serrati gli occhi a fermare
all’orizzonte
tutto quell’oro che lampeggia
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