giovedì 20 luglio 2023

Quell'oro che lampeggia Breve nota di lettura a cura di Claudia Piccinno sul libro LUOGHI SOSPESI di Annamaria Ferramosca puntoacapo edizioni



Luoghi sospesi

Recitativo in cinque stanze, stanze concatenate l'una all'altra eppure ciascuna connotata dalla propria unicità.

La raccolta si apre con la sezione Di là dal vetro in cui la Nostra si interroga sull'utilità delle parole e si pone come semplice osservatrice del cosmo e della sua stessa evoluzione sin dai tempi dell'infanzia. Vi scorgo infatti un implicito parallelismo tra l'autrice bambina con echi cartesiani di un pensiero in divenire e i primordi dell'universo ancora informe eppure denso di promesse .

Nella seconda stanza intitolata Si fa teatro emerge la voglia di rompere questi vetri, abbattere queste scialbe pareti e sfidare l'inconoscibile. Il sole, Stella solitaria, diventa la metafora di un moto perpetuo e circolare che rappresenta il fluire caldo del sangue ,dell'emotività della stessa autrice che si interroga sull'amore chiedendosi se sia effetto solare collaterale o amalgama casuale di radiazioni e tempeste. E ancora c'è il pensiero che si evolve, che riconosce il desiderio e l'attrazione per il prossimo, che riconosce l'utilità e l'estrema dignità delle parole, che sottolinea il dialogo costante tra Terra e sole. Nella terza sezione dal titolo Fuori dalla finestra l'autrice riconosce e impara il duro limite della parola e sostiene che solo la musica può condurci verso indicibili luoghi sospesi ,verso quell'accordoincontro con l'universo che è segno di contatto e di armonia. La nostra sviluppa in questa sezione il concetto del grembo materno come addome pianeta che riconosce la sacralità della nascita e della creazione,, eppure accenna al destino solitario della crescita ,crescita che si compierà solo quando saremo capaci di guardarci negli occhi e di riconoscere le amichevoli fibrillazioni emanate da altri esseri viventi e dall'intero Cosmo in rotazione . Questa terza sezione è intrisa di panismo ed emerge la ricerca del d-io che accoglie, che ama, che sa quando tacere e quando parlare. Di fronte al verboessenza del Cosmo Il nostro è solo un balbettio... conclude la poetessa "di là dal vetro /fuori dalla finestra/ è cielo".

La quarta sezione intitolata Un nulla d'amore è un interrogarsi costante sul disamore che ci rende tutti orfani e ci spinge in un viaggio a ritroso verso le nostre origini ed ecco che accade questo fatale ritorno al caos primordiale.. per poi capire che la vita è incontro.

Concetto questo esplicitato a lungo nella quinta sezione dal titolo Sarà come vincere in cui l'autrice esorta il lettore a uno scambio circolare col prossimo, in cui le voci si animano. La stessa Annamaria Ferramosca sostiene:"ogni volta rinasco se scrivo". Ritornano i dubbi dal sapore cartesiano anche in quest'ultima sezione pervasa dal bisogno di fare ordine e di conoscere il perché del viaggio di sola andata.

A esplicitare la direzione della mia lettura, qui di seguito due stralci del libro, tratti rispettivamente da pag.90 e pag 95



oh sapevo eccome lo sapevo

fin da bambina

che sarebbe finita così

che la parentesi vissuta

o mai vissuta – si sarebbe chiusa

con un arcano flop a meno che

a meno che non avessi trovato

il codice la chiave stellata

mai chiamarla password –

ché serve una metodologia naturale

un lampo di luce mattutina

filtrata dalle persiane

quando siamo ancora assonnati

prima del caffè

a farci spalancare gli occhi

di fronte a quel

non so che

visibile anche senza occhiali

di là dal vetro fuori dalla finestra

***

forse è nel sentire il senso?

sentire benevolenza salire dalla terra

sentire come largo l’amore scorre

come plasma corpomenteparola

come emoziona perfino l’acqua e l’aria

come muove la pietra

sentire prossimità in ogni creatura

sentire il suo sfolgorio il suo declino

sentire tutta la mite materia terrestre

ogni volta rinascere mite

e tu sentirti il nativo

appena uscito dalla foresta

ne conservi il profumo

pallido nell’attesa incredulo

serrati gli occhi a fermare

all’orizzonte

tutto quell’oro che lampeggia


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