Dal
treno la spiaggia/
sempre a sinistra …
‘La
spiaggia sassosa’ è l’approdo delle parole come luogo di senso, significato,
del poema di Luca Ariano. Parole come voci fluite dalla memoria, dalla
coscienza, in continuo rimando al tema fondante: la preservazione futura della
Terra, e dell’umanità: “L’Autunno porta nuovi malanni/già vecchi nelle
mutazioni,/in uomini frettolosi di dimenticare,/in corsa verso l’estinzione.”
Con
la forza interiore dell’imperativo categorico, il poeta lombardo compie il
gesto antico del cancellare sulla sabbia la linea di confine tra il mare e
l’approdo, tra ieri e oggi, tra passato e presente, per coinvolgere
empaticamente il lettore nel mare della memoria che fluttua atmosfere familiari,
giovanili, sociali; che, poi, amalgama senza soluzione di continuità al nostro vivere,
indifferente e dissolutore: “la grandine improvvisa/ colpirà frutti
come palle di cannoni,/una guerra persa tra oceani di plastica,/reti
in fondali a soffocare pesci.”
Nei
versi di Luca Ariano, quasi sentenze lapidarie, i ricordi affettivi suscitano
adesione, commozione: “Il vostro aperitivo un lungo bacio/davanti al
cancello al sapore/di erbaluce, nel vento afoso/che smuove il suo
azzurro/mentre pensi al mese che verrà:/vi portò il figlio
maschio/e la morte in un giorno troppo caldo.” Ad essi il poeta
parmense affianca il respiro vitale che sostiene la fronte arata da rughe
di uomini e donne che hanno attraversato gli eventi italiani dall’ultima Guerra
mondiale: “ripensi al funerale di Berlinguer … Quei gesti ancora un
valore:/si ricordavano delle bombe,/fame, alluvione, cortei,/vana
festa l’Otto settembre./Dove sono andati con la Fiat 850?”. Poi posa
lo sguardo della memoria sui sassi “ancora lì da ere geologiche?/Per
quanto tempo?” E ancora medita: “Questa notte il Monte Conero/porterà
brezza di sonno:/la sognerai come un destino scritto/prima che un giorno tutto
torni/Mediterraneo sommergendo città./Ma davvero siete gli ultimi/ad aver visto
quelle stagioni?”. Interrogativi senza risposte, in sospensione silenziosa.
Contraltari granitici, barriere, per l’ininterrotto vociare invasivo dei social.
Il
crescendo versificatorio si potenzia nell’alternanza di riflessioni, azioni
quotidiane, ricordi, paesaggi: “Salirai sul treno per Lodi/e pensi al
profumo di Pannerone,/a reminiscenze di lezioni/sul Barbarossa, battaglie in
borghi/rasi al suolo da guerre./ Anche oggi abbattono le case/all’arrivo
dell’Inverno tra gelo/di macerie e viveri saccheggiati./Anche Tito Tazio fu re
per un po’/ma del suo corpo fecero scempio/e nessuno mai ritrovò la sua tomba.”
Un
senso tragico pervade le scene del poema. Si addensa nelle lacerazioni inferte
alla Terra da una società paradigmatica, accecata dall’illusione d’essere
sterilizzata dal processo della Storia che, implacabile, parla con la voce del
poeta parmense: “Il grande fiume sarà un ricordo di vecchi”. Eppure, nel
voltare l’ultima pagina di La spiaggia sempre a sinistra, il respiro non
si annulla nello scoramento. Anzi, accresce e si accalora in un ritmo
rinvigorito dall’incalzare epico dell’arte poetica di Luca Ariano, che invita, con
il suo isolato coraggio tenacemente ancorato alla memoria dei singoli e storica,
a custodire eroicamente la Poesia come modello di resistenza morale e filtro di
catarsi esistenziale nell’espandersi dei “Caroselli nelle strade di popoli
del mare/con riti rimasti in un altro secolo.”
Francesca
Ribacchi
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