Alessandro Ramberti, Enchiridion celeste
di Giovanni Fierro in Fare Voci marzo 2023
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Trovare la dimensione del qui ed ora, raccontare il vitale abbandonarsi alla fede, attraverso una spiritualità che si esprime anche nella verità della natura, per poter misurare e mettere in evidenza ciò che di sacro si manifesta in ogni vita.
È ciò che succede nelle pagine di Enchiridion celeste, la più recente raccolta poetica di Alessandro Ramberti.
“Ci è chiesto un equilibrio -/ fidiamoci dell’angelo/ il nostro aggancio al dopo”, e il confine dell’esistenza si trasforma in una frontiera dell’appartenenza al tutto; dove in ogni giorno “incorniciare dubbi/ è mettere in tensione/ la tela della vita”.
Ramberti in queste pagine, con assoluta semplicità ed efficacia, costruisce un continuo confronto con sé stesso e con il mondo, nutrendo questa ricerca con dubbi e domande, e riuscendo allo stesso tempo a far mettere radice ad ogni certezza: “ci accoglie un firmamento/ di stimoli e sussulti// non sai che la bellezza/ si dispiega-rifulge/ se c’è una dedizione?”.
Con lo svolgersi in due tempi – “Idilli” e “Piccolo manuale per abbracciare il cielo” – il nuovo scrivere dell’autore riesce ad avere anche la freschezza dell’haiku, “la luna sul sentiero/ il rumore dei sassi/ un niente di respiro”, che intarsia il suo fare poesia con la stessa incisività con la quale riesce a trovare forma all’intensità della fede, “con le radici scandagliando il campo/ della memoria il pozzo che conserva/ l’intrico luminoso della vita”.
Enchiridion celeste è la possibilità di trovare nuove vie di accesso ad un qualcosa di più profondo ed ampio, un respiro celeste che si manifesta e si svela, però, sia nel corpo dell’autore che nel corpo dell’esistenza stessa: “ecco sento nuove scosse – esplosioni -/ magari ce ne fosse almeno una/ che generasse una crepa anche piccola// perché uno spillo di luce si insinui…”.
La natura qui mostra il proprio vigore, la propria capacità di farsi significato e simbolo, temperatura dello stare al mondo, per riconoscere “cosa ti anima quando/ resinosi cipressi/ sconvolgono i ricordi// portandoti spogliato al/ centro della mancanza”.
Questo libro è un sentiero che porta lontano, un avventurarsi in una mappa che è ancora da definire, una cartografia dell’anima che si disegna passo dopo passo, dove si può riconoscere “le sue isole a volte/ grandi come deserti”, e farti accorgere che “ti estendi laddove il sole attira/ ti fai vecchio anello dopo anello/ maturi da solo o in compagnia”.
Perché “perfino più veloce/ del nostro procedere è il pensare/ l’immaginare mete”.
Continua in farevoci.beniculturali.it/fare-voci-marzo-2023
di Giovanni Fierro in Fare Voci marzo 2023
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Trovare la dimensione del qui ed ora, raccontare il vitale abbandonarsi alla fede, attraverso una spiritualità che si esprime anche nella verità della natura, per poter misurare e mettere in evidenza ciò che di sacro si manifesta in ogni vita.
È ciò che succede nelle pagine di Enchiridion celeste, la più recente raccolta poetica di Alessandro Ramberti.
“Ci è chiesto un equilibrio -/ fidiamoci dell’angelo/ il nostro aggancio al dopo”, e il confine dell’esistenza si trasforma in una frontiera dell’appartenenza al tutto; dove in ogni giorno “incorniciare dubbi/ è mettere in tensione/ la tela della vita”.
Ramberti in queste pagine, con assoluta semplicità ed efficacia, costruisce un continuo confronto con sé stesso e con il mondo, nutrendo questa ricerca con dubbi e domande, e riuscendo allo stesso tempo a far mettere radice ad ogni certezza: “ci accoglie un firmamento/ di stimoli e sussulti// non sai che la bellezza/ si dispiega-rifulge/ se c’è una dedizione?”.
Con lo svolgersi in due tempi – “Idilli” e “Piccolo manuale per abbracciare il cielo” – il nuovo scrivere dell’autore riesce ad avere anche la freschezza dell’haiku, “la luna sul sentiero/ il rumore dei sassi/ un niente di respiro”, che intarsia il suo fare poesia con la stessa incisività con la quale riesce a trovare forma all’intensità della fede, “con le radici scandagliando il campo/ della memoria il pozzo che conserva/ l’intrico luminoso della vita”.
Enchiridion celeste è la possibilità di trovare nuove vie di accesso ad un qualcosa di più profondo ed ampio, un respiro celeste che si manifesta e si svela, però, sia nel corpo dell’autore che nel corpo dell’esistenza stessa: “ecco sento nuove scosse – esplosioni -/ magari ce ne fosse almeno una/ che generasse una crepa anche piccola// perché uno spillo di luce si insinui…”.
La natura qui mostra il proprio vigore, la propria capacità di farsi significato e simbolo, temperatura dello stare al mondo, per riconoscere “cosa ti anima quando/ resinosi cipressi/ sconvolgono i ricordi// portandoti spogliato al/ centro della mancanza”.
Questo libro è un sentiero che porta lontano, un avventurarsi in una mappa che è ancora da definire, una cartografia dell’anima che si disegna passo dopo passo, dove si può riconoscere “le sue isole a volte/ grandi come deserti”, e farti accorgere che “ti estendi laddove il sole attira/ ti fai vecchio anello dopo anello/ maturi da solo o in compagnia”.
Perché “perfino più veloce/ del nostro procedere è il pensare/ l’immaginare mete”.
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