Un pensiero di Franca Oberti su Padre Gianni Criveller, che avevamo avuto la fortuna di riportare in Patria, ma che scalpita per ripartire, manifestando così il suo autentico spirito missionario.
Padre Gianni Criveller, o semplicemente Gianni, come mi consente di chiamarlo e come si presenta a tutti, col suo modo semplice, con le radici contadine ancora profondamente ancorate al terreno su cui cammina. È una persona concreta, proviene da una numerosa famiglia per la quale prova una immensa venerazione, tanto da aver contribuito a creare un vero e proprio albero genealogico, un albero vero, in un campo di proprietà, dove un tempo suo padre e buona parte della sua famiglia lavoravano per sopravvivere e dal quale ha tratto la linfa per il suo futuro. Un futuro, nel passato, che l’ha portato fino in Cina. Sinologo Missionario del PIME, ha operato in Cina, a Hong Kong, Taiwan e Macao. Opinionista, sempre interessato agli ultimi, sempre pronto a difendere chi ha vissuto ai margini del cattolicesimo. Frequentatore assiduo delle kermesse che organizza Alessandro Ramberti, l’ho conosciuto a Fonte Avellana, una decina d’anni fa. Ha catturato subito la mia attenzione per la padronanza della lingua, per l’apertura mentale e la capacità nell’esposizione dei fatti.
Nell’antologia La responsabilità delle parole, Fara 2018, Padre Gianni ci racconta qualche episodio dell’intensa vita di Lorenzo Milani e queste poche pagine mi fanno subito pensare alla povertà di linguaggio dei nostri giovani del terzo millennio. Tanti come Don Milani hanno sacrificato la loro vita per offrire istruzione ai più poveri, ai più fragili, oggi sembrano tutti sacrifici dimenticati e forse Padre Gianni intende proprio rispolverare questo aspetto dimenticato dalla nostra società diventata multiculturale, ma di scarsa cultura. “Finché ci sarà uno che conosce 2000 parole e uno che ne conosce 200, questi sarà oppresso dal primo. La parola ci fa uguali”. Ma oggi, a detta di tanti esperti, i giovani delle scuole superiori arrivano a conoscerne circa 300, un’evoluzione preoccupante.
Nel sottotitolo del suo intervento: “Da Barbiana a Hong Kong”, Gianni Criveller, vuole percorrere la strada di Don Milani che a Barbiana portò istruzione e cultura religiosa e ci conduce fino a Hong Kong, dove ancora vengono imposti limiti alla religione, dove ancora non c’è libertà di espressione. “I care, me ne importa, mi sta a cuore. Uno dei principali doveri della scuola che attraverso la parola fa uguali, è quello di insegnare che ‘l’obbedienza non è più una virtù’. La scuola deve avere “il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, (…) che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”. Punto focale di questo suo intervento alla kermesse, a mio avviso, è: “Il primato della coscienza, che è uno dei più bei doni della fede cristiana all’umanità, non vuol dire che le leggi dello Stato devono essere disobbedite. Vuol dire che di fronte alla legge ingiusta, o criminale, il giudizio morale della coscienza prevale.”
Conclude con “Lettera a Nadia”, una struggente testimonianza del suo punto di vista nei confronti dell’insegnamento, una delle tante testimonianze che coloro che lo hanno amato e stimato, hanno avuto modo di far conoscere ai suoi estimatori.
Di Padre Gianni mi hanno colpito i suoi studi su Edith Stein, Etty Hillesum, Antonia Pozzi e forse ho colto in lui una sensibilità, insolita nel clero, nei confronti del genere femminile, fino a leggere con grande interesse il suo contributo all’antologia Io sono te, dal titolo L’amicizia di Maria Maddalena e Gesù, da cui tutto ha preso inizio… Una sfida ai dogmi della Chiesa? No, ma un’attenta analisi senza veli, su quella che poteva essere la realtà storica, a partire da quel momento in cui proprio lei, Maria Maddalena dà l’annuncio della Resurrezione. “Lei, la prima missionaria, l’Apostola degli apostoli. Un annuncio che inizia dall’incontro tra Gesù e Maria Maddalena avvenuto presso il giardino del sepolcro. Un incontro che mostra una grande familiarità, una grande amicizia tra Maria e Gesù.” Nell’immaginario collettivo, ci spiega Padre Gianni, si è sempre fatta confusione, la figura della Maddalena è stata sessualizzata e ha stravolto il senso del suo rapporto con Gesù, ridotto a quello di una pubblica peccatrice che si pente e si converte. “Maria non è una prostituta convertita: l’errore, che ha percorso la rappresentazione di Maria Maddalena nell’arte e nella letteratura occidentali, risale a papa Gregorio I, che ha raggruppato nella stessa persona tre distinte donne menzionate nei Vangeli. Maria Maddalena che Gesù libera da ‘sette demoni’ (Mc 16 e Lc 8); Maria di Betania (Gv 12) e la peccatrice che incontra Gesù in casa di Simone il fariseo (Lc 7). Un errore che ha ridotto la storia di Maria al sesso e alla penitenza (…) Maria è stata così svuotata della sua dignità di discepola e missionaria.” Ecco, quello che Padre Gianni esprime qui mi ha consolata di anni di sofferenza al pensiero della malasorte di questa donna spesso disprezzata. Mi aiuta a riprendere certi aspetti interrotti della mia conversione. Senza riportare tutto il testo che, peraltro, sarebbe interessante leggere e rileggere, aggiungo solo: “Il rapporto tra Gesù e la Maddalena è sicuramente e innanzitutto un rapporto di discepolato: Gesù è maestro, Maria discepola. Ma è anche la storia di due amici che si vogliono bene” e questo priva del tutto di malizia ogni commento sulla sua amicizia, l’amicizia tra un uomo e una donna, che non tutti sanno capire e accettare.”
Spesso Gianni Criveller scrive articoli che invia a noi dei vari gruppi delle kermesse e che leggo sempre con grande interesse, anche perché le sue narrazioni sono spesso rivolte al lontano e misterioso oriente che Gianni conosce bene e che non dimentica mai, pur vivendo da qualche anno a Monza, in qualità di Preside del seminario del PIME. Scrive su Mondo Missione e altre testate giornalistiche cattoliche, nel suo profilo Facebook e anche su riviste online. È sempre un piacere ascoltarlo mentre espone i suoi contributi alle nostre kermesse, come quella di quest’anno a Fonte Avellana, il cui argomento L’albero è stato illustrato con uno splendido albero genealogico che risale al 1500. Un immane lavoro regalato ai suoi famigliari, un timbro nobiliare su quell’albero che li rappresenta, in quella campagna veneta dove ancora vive buona parte della sua famiglia e che lui raggiunge quando i suoi impegni glielo consentono. Nel panorama cattolico e missionario di questo millennio, sempre più complicato e corredato di tanti lati oscuri, Padre Gianni Criveller è un faro luminoso che illumina fino all’oriente misterioso.
Grazie per la tua amicizia.
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