I.
l’annottarsi di
mio corpo
accende la
memoria dell’ossa
un’acuta
sorveglianza
vigila l’attesa
lo stento delle
parole
- il loro non
allinearsi -
svalica l’ore
e la bocca
s’incripta
II.
dire le gocce
la loro adunata
defilandosi da
meriggi lattiginosi
- quale grazia
mai occorre
recidere
salmodie
di livorosi
chiacchiericci? –
muoiasi
d'indomabile contentezza
a l'intonarsi di
scrosci fragri
e bacili grembi
quando un fluire
rubesto li colmi
a tracimare lo
bianco spazio
dov'anche è la
misura di silenzio
- se mai fosse
la carta ad accoglierti
o pure
di fiati
la leggerezza
III.
ardeva la
noncuranza di sbiechi viali
che derisa una
corona d'ippocastani
si disponeva
curva attorno a piedi supplicanti
sfuggite
le braccia
disgiunte
tendono a le corse
canine
e prat’aranci
s’offrono
a tramontate
panchine
Adriano
Engelbrecht nasce in Germania nel 1967, vive a Parma. Poeta, artista,
musicista, attore, ha pubblicato Dittico Gotico per Cultura Duemila Editrice
(1993), Lungo la vertebrata costa del cuore (prefazione di Pierluigi Bacchini)
per I Quaderni del Battello Ebbro (2003), La piscina probatica per Fedelo's
Editrice (2006) Tristano per Lieto colle (2007). Nel dicembre 2015 è uscita,
insieme alla poetessa Ilaria Drago, Ubicazione Ignota, sempre per Fedelo's
Editrice. Del 2020 è Di_versi assenti. Un requiem per LOFT Scritture.
Parte
della sua produzione poetica si è specificata nella forma
installativa/espositiva e sonora indagando il rapporto tra parola, segno visivo
e composizione musicale.
Il
suo lavoro è stato presentato in numerosi teatri, musei, gallerie e festival
(tra cui ParmaPoesia, Ricercare - Reggio Emilia -, GenovaPoesia, Natura Dèi
Teatri/Lenz Fondazione, Ermocolle).
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