venerdì 20 maggio 2022

Dio, il male e l’uomo: in ascolto del “respiro sospeso” di Dante Zamperini

 Dante Zamperini, Di un respiro sospeso

Fara 2021

recensione di Ludovica Zavatta


Di un respiro sospeso di Dante Zamperini è una raccolta di poesie pubblicata nell’anno 2021, dalla casa editrice Fara.
In totale, si parla di qualche decina di componimenti, rigorosamente titolati, che affrontano diverse tematiche, di cui parlerò poi e sulle quali mi soffermerò nel particolare.
Dante Zamperini è nato a Negrar (VR) nel 1972.
Oltre ad essere un eccellente poeta, è anche, nel suo tempo libero, un pittore e uno scultore, e ha realizzato per Fara numerose copertine.
Tra le sue opere, ricordiamo appunto Di un respiro sospeso (Fara 2021), ma ce ne sono varie altre, in parte pubblicate con Fara in parte no.
Lo stile del poeta è essenziale, spoglio di qualsivoglia artificio/espediente retorico: è semplice, chiaro, diretto, lontano da decorativismi, e tutte le caratteristiche elencate si riscontrano senza difficoltà anche in questa raccolta.
Ma perché lo definisco così? Facile: per il fatto che, oltre a rappresentare il suo specifico modo di poetare, per cui anche se non l’avesse scelto forse scriverebbe lo stesso in tale maniera, esso esprime e sottintende quello che è il suo scopo, il suo obiettivo, ossia dimostrare che l’uomo, essere imperfetto e misero, deve comportarsi secondo umiltà e povertà per potersi godere appieno la presenza di Dio, deve vivere in umiltà e povertà per avvicinarsi ancora più di quanto già non sia a Dio.
Ed “umile” è il suo linguaggio, “povere” le modalità attraverso cui scrive, poiché, per l'appunto, non vi sono “ornamenti”, diciamo così.
Il tema attorno a cui ruota il tutto, cosa che si può comprendere ormai, è Dio.
Dio forza vivificante, che si trova ovunque e soprattutto nella natura (sua espressione), e nell’uomo.
Egli, anche se non dovesse riconoscere di essere infinitamente misero a confronto suo (Dio è misericordioso e sa perdonare chi si crede superiore e non sa di essere inferiore, visto anche come in tal caso non conosca affatto sé stesso oltre che Dio), è accompagnato dalla divinità durante la sua vita: quest’ultima viene quasi illuminata da essa che costituisce un riparo dal male, che “è guardiano del dire” e “tende tranelli” verso cui l’uomo si sente indotto dalle seduzioni del mondo. 
Dio è un rifugio, la salvezza per l’anima umana.
È in grado di guardare dentro l’uomo, di comprenderlo.
Ma, come ho già detto, Dio può entrare nella più completa armonia con l’uomo solo se questi riconosce la propria miseria, la propria condizione di essere imperfetto, e se riconosce a sé stesso di dover essere umile proprio a ragion di questo.
Una poesia delicata, tranquilla, ma estremamente potente e significativa, che io consiglio molto volentieri, anche perché credo sia bello venire a contatto con modi di poetare differenti gli uni dagli altri.
Consiglio quindi di fare esperienza in questo campo.

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