domenica 7 novembre 2021

Matteo Bonvecchi in Fare Voci (novembre 2021)

Fare Voci novembre 2021

Si apre all’insegna di Andrea Zanzotto il numero di Fare Voci di questo mese.
Nel nuovo volume “Erratici – Disperse e altre poesie 1937-2011” sono raccolte sue poesie edite, ma in larga parte sconosciute al pubblico, anche a quello degli specialisti.
Di questo importante libro ce ne parla il suo curatore, Francesco Carbognin.

E poi ci sono i sette testi inediti di Gianfranco Lauretano, “Lo spirito della neve”, e i nove quadri del pittore spagnolo Pablo Iglesias Prada.

La voce d’autore è di Francesca Matteoni, con la sua nuova raccolta poetica “Ciò che il mondo separa”, vero e proprio immergersi nell’anima del mondo.
Ma c’è anche la spiritualità che si respira nei versi di Matteo Bonvecchi, nelle pagine del suo “In crepa di melograne”; assieme al vissuto quotidiano, difficile e bisognoso di interpretazione, che Giorgia Vecchies esplora negli “Indizi di un dove”.

I margini di poesia ed altro sono quelli di Beatrice Zerbini, con le sue raccolte poetiche “mezze stagioni” e “In comode rate. Poesie d’amore
Laura Mautone ci fa incontrare Ennio Morricone, in una intervista impossibile, “Ogni suono è soltanto la pausa di un silenzio”.
Il ti racconto è quello di Luca Buiat, che ci porta sulle “Strade bianche del Carso”.

Buona lettura.

Giovanni Fierro

(la nostra mail è: farevoci@gmail.com) 



Voce d’autore        —————————-

Ricordate di quando

di Salvatore Cutrupi 

articolo completo di intervista in farevoci.beniculturali.it/fare-voci-novembre-2021/

Nei secoli scorsi, oltre alla musica sacra e alle forme artistiche come la pittura e la scultura, raffiguranti la Vergine, Gesù e i vari Santi, anche la poesia religiosa aveva un ruolo importante nel panorama culturale dell’epoca.
Oggi sembra che si avverta un senso di disagio, di perplessità nel venire affascinati ed ispirati da temi religiosi, anche per il timore di un dissenso da parte di chi ha una visione areligiosa della vita.
Si dà quindi molto più spazio a quel genere di poesia che esprime un pensiero laico, in particolare riguardo al grande mistero della Creazione.
Matteo Bonvecchi, nel suo libro In crepa di melograne fa propri molti temi religiosi e li propone con dovizia di informazioni.
Insieme alla bellezza umana l’autore celebra la bellezza divina, di un Dio che soffre e muore per la salvezza dell’uomo.
Nelle sue poesie vi sono molti riferimenti biblici, numerosi episodi avvenuti nell’Asia Minore del primo secolo, fatti e circostanze che il poeta racconta con evidente fervore mistico; ma con semplicità, senza sovrastrutture che possano appesantire i testi e senza la presunzione di voler dare un messaggio morale.
Penso che questa silloge, oltre ad essere letta, debba essere anche “ascoltata” per capire se e quanto ciascuno di noi ha il desiderio, o il bisogno, di avvicinarsi a comprendere i misteri della Creazione e della vita.
Le strofe del libro incarnano e riflettono tutto il patrimonio spirituale dell’autore, il suo essere figlio e testimone di Dio, in ogni momento e in ogni luogo.
La peculiarità della sua ispirazione poetica è certamente molto influenzata dal suo vivere nelle colline marchigiane, vicino a Recanati, all’Infinito del Leopardi e accanto a luoghi che sono mete di pellegrinaggi di pace e di fede.

 



Dal libro:

Presagio

Ricordate il villaggio-dice
la casa col grande cortile
in mezzo, i parenti
i giochi chiassosi dei bambini?
Lui era così fiero e dolce.

Ricordate di quando
tutta la famiglia scese
e mi trascinarono a Cafarnao?
Dicevano fosse impazzito.

Ma solo io ricordo
dopo la fatica del viaggio
l’incavo nella roccia

e di quel buio lo squarcio
bianco delle lucenti fasce.
Quell’indicibile presagio.

*

Talja’

Quella tunica
tessuta di giorno
in giorno dalle sue mani
di madre. Quella tunica – come
vi si stringe l’amato!

imbrattata ora
da lupi feroci

*

Testimoni

Eppure noi vedemmo
una luce venire che rese
tutto così trasparente, così reale
che, senza traccia d’ombra
– per quanto le tenebre
ferocemente provarono
d’inghiottirla e invece
ne furono sconvolte
per sempre – pur sull’orlo
dilavato del divenire,
per sola sua potenza ne vivemmo
a nostra semplice testimonianza.

*

Bema

Un catino, l’acqua
il suo riflesso
sui piedi scalzi, bianco
stretto attorno
alla vita il lino.
La stanza al piano superiore
– è versato intanto
in crepa di melograne
il vino rosso sangue –
quella stanza nuziale ora che
trabocca di smarrita incomprensione
di consapevole stupore e accade
tra noi il miracolo della tua parola
è un bema già pulsante
di piena luce per quante vite
ancora e pensieri, amori
d’esistenza fieramente vissuta

è il tuo corpo lassù in alto
regalmente innalzato.



Articolo completo di intervista in farevoci.beniculturali.it/fare-voci-novembre-2021/


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