Federica Giordano
Spero
di arrivare a quel giorno.
Mi
sembra di sfidare il destino troppo spesso, creando questi fantasmi futuri.
Vorrei
mostrarti come si paga
Quando
si inquieta il sonno dei bambini.
L'anima
sa farsi di colori pastello e poi
Intenebrarsi,
farsi grumo orrendo.
Esploderà.
Qualcosa
di noi salirà e si farà stella, il resto ombra.
Federica Giordano (Napoli,
1989), poetessa tra le più forti e ispirate della sua generazione, mostra in
questi versi inediti un andamento mobile e inquieto, attraversato da pulsanti
lacerazioni interne spinte sempre da un turbinoso e inappagato senso di
incompletezza o di mancanza. La visione che ne scaturisce, incontenibile e
grandiosa, cresce, cresce con la fitta violenza di un sogno premonitore; e
l'irrequieta, drammatica narrazione costantemente s'infiamma nella direzione di
una verticale promessa di ricongiungimento con lo splendore di una indefinita,
e forse inimmaginabile luce finale; ma lo fa lasciando intendere sempre,
tuttavia, l'eco di una dolenzia innominabile che si rivela, insieme,
un'angosciosa rimembranza e un lucido presentimento.
In alto, un'opera visiva di Nicola Samorì.
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