domenica 7 febbraio 2021

Il binomio ricerca- immaginazione nei versi di Silvana Kuhtz - nota di Claudia Piccinno

 

30 giorni una terra e una casa. Ediz. italiana e inglese

Silvana Kuhtz

Campanotto editore




Filippo Trotta in una nota afferma che Silvana rientra in quel gruppo di grandi poeti che fanno della poesia un fatto sociale, un agire civile.

Questa sua silloge, vincitrice del premio Alfonso Gatto 2014, edita col testo a fronte italiano- inglese(traduzioni a cura di Nathaniel Dupertuis) è pervasa da una spinta alla ricerca ed ha il coraggio dell'immaginazione, testuali parole di Andrea Bitonto nella postfazione.

In questo binomio ricerca- immaginazione si colloca la cifra stilistica di Silvana Kuhtz: ingegnere e poetessa, docente di estetica all'Università di Matera e attivista della parola, ideatrice del progetto Poesia in azione e custode dell'oralità, che ogni sera legge ad un gruppo di amici le gesta cantate da Omero, nell'Odissea e nell' Iliade.

Ho incontrato l'autrice in un'iniziativa virtuale organizzata da Giuseppe Vetromile e ho subito avvertito in lei la scintilla creativa e una profonda umiltà che solo i grandi possiedono. Ho letto questa silloge tutta d'un fiato per poi rileggerla almeno due volte ancora:  33 componimenti, uno per ogni giorno del mese, con a seguire: Terra, Casa, Conclusioni.

Perché questa raccolta è un ritorno a casa, ma non è Ulisse a viaggiare questa volta, è Silvana- Penelope, che a un certo punto esce dalla dittatura dell'attesa, prende atto che occorre girare i tacchi al sogno e fa dell'amore dato e ricevuto opera di memoria incessante contro il diabolico oblio.

La sua è una poesia che proviene da un'interiorità consapevole e che utlizza lessico colto e incisivo, mai stucchevole. La sua ricerca non è solo semantica, ma antropologica, traspare in ogni verso la sua formazione scientifica. Ad esempio: “Ma anche senza la tua voce/le agavi danno alloggio alle vespe/ le infiorescenze rare emergono dai pascoli petrosi/l'incanto arriva fino a un piccolo fiore senza nome.”

E ancora : “ Che ne sappiamo di noi? Poco o nulla./Di questo smisurato continente che sei tu,/di questo smisurato continente che son io...”

Il binomio ricerca- immaginazione si palesa imperterrito: Immagino(solo per un fuggevole istante)/ la cartografia della tua impronta.

Ma è anche una poesia fatta di fili e radici, legami da custodire e nodi da sciogliere, vi è l'incanto e il disincanto, l'aura del principe delle maree che le ha scippato la luna e la nostalgia che le fa scrivere Posso essere l'acqua che ti bagnerà/ la sabbia e la terra sotto i tuoi piedi...

Silvana Penelope affina l'orecchio e si prepara: Io sarò bella come una sirena in tutto il suo splendore... Ma quando comprende che non saranno le loro (nostre) vite ad intrecciarsi, smette di aspettare il suo Ulisse: mi sono messa in viaggio e/ nuvole di farfalle gialle e nere/si rinfrescano le ali.

Nel volo delle farfalle risiede la metafora di un cammino interiore sostenuto dalla poesia: non so com'è che a questo amore di sabbia rispondo con tanta poesia.

L'anima cerca la luce nella razionalità, ma la poetessa sa bene che nulla ha valore se ti viene rubata l'anima, dunque se la va a riprendere, complice la sua fede stupita nelle note, anche se la musica se n'è andata altrove ...

La nostra ha ritrovato il suo binocolo speciale, quello che consente di sentire e sa che a questo mondo non abbiamo che una casa dove fare ritorno.

Ecco che la poesia diventa azione: I poeti sono cercatori d'amore, dunque non se ne stiano con le mani in mano perché le parole sono piante e vanno coltivate.



(immagine pubblicata in internet a cura di Andrea Semplici)

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