Fra le dita una favilla sembra sole
di Carla De Angelis
recensione di Claudia Piccinno
Uno stile delicato che lascia aperto il cancello alla speranza.
Carla ha per le parole una cura estrema, così dice infatti: le sfilo come grani di caffè a colazione per sentirne il profumo e trattenere gli attimi.
In un altro componimento dice: ho lavato le parole alla fonte, poi le ho scritte.
Mi ricorda molto la Szymborska che usa dettagli del quotidiano e uno stile senza orpelli, ma anche il Neruda delle Odi.
La nostra inneggia alla semplicità di pane e vino, ch’ella rende con la metafora girotondo di pace, non dimentica l'ape che si posa sul fiore e la mucca che dà il latte. In ogni lirica è insito il dialogo con Dio, perché per lei la poesia è una forma di preghiera.
Vorrei scrivere una preghiera al giorno
come preghiera che dà luce alle tenebre…
Non potrei farle augurio migliore se non quello di continuare a scrivere per inondarci di bellezza e speranza.
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