GABBIANI SANGUINANTI. Guarda, senti, vola
di Raed Anis Al-Jishi, a cura di Claudia Piccinno, Edizioni Il Cuscino di Stelle.
Raed Anis Al-Jishi è una interessante voce poetica del mondo islamico; il suo timbro è caratterizzato da composizioni che riescono a prendere forma in un proficuo incontro tra culture e visioni dell’esistenza ricche di sensibilità umana. Autore proveniente dall’Arabia Saudita, è nato a Qateef, molti lo definiscono una sorta di sostenitore del femminismo o “il poeta dei diritti umani”. Al suo attivo ha un romanzo e nove sillogi in lingua araba, una in francese e una in inglese. Ha ricevuto una borsa di studio onoraria da parte dell’Università dello Iowa, svolge l’attività di traduttore e insegna Chimica nelle Scuole Superiori. Proposta in italiano dalla sempre brava Claudia Piccinno, la raccolta “Gabbiani sanguinanti” vive di un suo tono lirico e di una solida struttura simbolica. Termini come “donna”, “spine”, “pane”, “argilla”, “fiore”, “armonia” si rincorrono, dando immagine a una circolarità tra linguaggio letterario e linguaggio comune, per, a tratti, scendere in profondità, trasformando la forza epigrammatica dei versi in un produttivo contenuto di significato e di raffronti meditativi. Inoltre spesso il discorso poetico è svolto dall’autore in prima persona, con rimandi al suo territorio e alla sua cultura, ma con un respiro di universalità che disegna una parabola umana incentrata sui grandi temi della libertà, dell’amore, della valorizzazione della donna nella sua corporeità, nella sua bellezza relazionale, nei suoi affetti e nelle sue amicizie. Come ha scritto il sempre puntuale Domenico Pisana: “La poesia di Raed Anis Al-Jishi piace perché è l’attimo della sua sincerità, della sua ebbrezza spirituale, del suo guardare empaticamente la realtà nel suo muoversi tra terrestrità e trascendenza; è dialogo, preghiera, coscienza ed intuizione; è sogno e desiderio espressi con vibrazioni e palpiti che sanno tradursi in una parola poetica sorretta dall’ispirazione e in grado di aprire la porta alla realtà ineffabile delle esperienze interiori del poeta, esperienze che danno sostanza ai suoi desideri”. Ecco una sua lirica titolata “La religione è amore”: “Le distanze sono vuote / tra di noi. / Le preghiere sono amore, / e quando mi inebrio / di desiderio, / dimentico da quale amuleto / fui segnato / con il suo sanguinoso zafferano / e col quale / io stesso lo cancellai. / Il rosso è un’altra lingua, / e non posso più parlare”.
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