venerdì 14 agosto 2020

“Sei qua / dove il mistero sosta”




recensione di AR

“Amare Dio / è mangiare / così / dalla sua mano.” (p. 158)

Dall’ultima sezione “Altro da Te”
percorriamo a ritroso questo libro
i cui versi stupiscono il lettore
c’è un taglio c’è un’intelligenza viva
come Daniele Barbieri evidenzia 
nella sua Prefazione per l’autrice:
“se le cose materiali del mondo
racchiudono nascoste verità,
forse quelle particolari cose 
che sono le parole” (p. 7) hanno le loro
“Tra visione e forzatura” s’intitola
la penultima parte e vi troviamo
che “La vita non si vede a occhio nudo” (p. 123)
“Vertigine, tranello / della mente” (p. 125)
è il mondo se vogliamo possederlo.

Risaliamo ora a “Prospettiva inversa”
la quarta divisione del volume
ci offre un’incursione negli affetti:
“E invece non ho nidi né incavi” (p. 106)
dice la poetessa ai propri figli
notando pure in loro “il retrogusto
forte” (p. 116) che pare venire dall’alto
come in “Voci abitate” parte terza
la nonna “se ne andava al largo / (…) / In mano,
il libro di preghiere” (p. 82) e in “Cento modi 
per chiamare o nessuno” – la sezione
precedente – afferma Raffaela:
“Vorrei avere tempo. (…) / Vorrei avere
un’anima. (…) / Vorrei che il fuori fosse
pari al dentro. / Che per le parole
fosse il silenzio stampo.” (p. 59) e siamo giunti
a “Il senso e l’andatura” che apre il libro
e subito ci dice che “il dolore
ha il suo guado. / Scenda il fuoco su Giano
e su Adamo il torpore.” (p. 17) e un po’ più avanti:
“Così il senso / trabocca” (p. 20) e ancora oltre:
“E ciò che accade accade in un momento /
che al compiersi rivela il suo sapore.” (p. 32)

di visioni di immagini d’argento
a far da specchio a strati di vissuto
con le ferite con le delusioni
con la sorpresa degli accadimenti
il misterioso trasporto dei sensi
lo scorrere di eventi che ci creano
ci fanno quel che siamo sempre tesi
sull’orlo del reale che trascende
la materialità sul desiderio
di espandere nei figli l’universo
amando amando sempre e nonostante
il male che ci ostacola e ci frena
ma apre pure spazi ci fa scegliere
ci dice che noi siamo limitati
ma unici preziosi in relazione
capaci di andare oltre le sconfitte
da dare al nostro transito nel mondo
la sua misura umile e virtuosa.



PS I versi del titolo sono tratti da Locum tenens (p. 163).

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