Nascondimenti
poesie di Antonella Jacoli
fotografie di Gabriele Ugolini
Grafiche Aurora, Verona, 2018
recensione di AR
Questa raccolta (volutamente priva di indice e numeri pagina), intrecciata con le cromatiche foto di Gabriele Ugolini (ho particolarmente apprezzato quelle in copertina), si compone di sestine: versi liberi in genere piuttosto corti (solo un paio di endecasillabi e uno di 13 sillabe risultano più lunghi). Come le foto, anche i versi sono nitidamente contrastati e spiazzanti: ossimori, immagini sinestetiche sfrigolanti, linguaggio in tensione fra il tono colloquiale e quello tecnico-specialistico, soggetti spesso posposti al verbo che reggono, essenzialità e densità delle scelte lessicali (non di rado polisemiche o sintatticamente ambigue).
Antonella Jacoli ama portarci nel suo mondo dandoci a volte “dritte” depistanti, allontanandosi con discrezione da materie che sono in realtà incandescenti: il suo verso le raffredda per rendercele comprensibili e quindi ineludibili. Ogni poeta infatti dovrebbe esprimere questa capacità di andare a fondo evitando emozioni facili ed effimere: sedimentando in noi i suoi versi ci sentiremo poi avviluppati dal suo discorso e in qualche modo costretti a scegliere in che modo stare al mondo (“l’assopito è complice / del fumo dei camini”).
Ecco alcuni esempi: “Le distanze sono corpi / passeggeri senza identità”; “un grido di fraternità / diventa per il cieco / le rampe di casa.”; “Si sente meglio al buio / (…) / qualche fruscio fermaporta / di sopra dove lo stoffe / tornano a vedere.”; “Soli così soli / da spaccare il giorno / distruggere i pianeti / più lontani / vivere nel lutto della gioia”. Quest'ultima poesia, che ho citato per intero, è un vero piacere rileggerla e farla scendere nel cuore per memorizzarla by heart, come dicono gli inglesi.
Ascoltiamo ancora qualche verso: “I sogni colpiti di striscio / adagiati sul prato del mattino / coperti con ali di cenere / mi guardano.”; “la tortora raspa / sul tetto acceso del poeta”.
In Postfazione, Antonella ricorda la Capacità Negativa di Keats, il fatto che il poeta non deve temere di sostare nell’inspiegabile, nel mistero: “Questa sospensione è infatti ciò che amo di più nello scrivere, il raccoglimento delle forze da cui emergono naturalmente ambiguità, doppi, agguati, seduzioni”.
Nella perspicua Prefazione, Antonio Nesci ci ricorda che gli scatti e i versi di questo libro “ci guidano in un punto preciso, (…) un universo di crude realtà, comunque utili alla ricerca della propria verità”.
Sì, una raccolta sui cui ri-posare gli occhi per sentirne e assaporarne le vibrazioni.
poesie di Antonella Jacoli
fotografie di Gabriele Ugolini
Grafiche Aurora, Verona, 2018
recensione di AR
Questa raccolta (volutamente priva di indice e numeri pagina), intrecciata con le cromatiche foto di Gabriele Ugolini (ho particolarmente apprezzato quelle in copertina), si compone di sestine: versi liberi in genere piuttosto corti (solo un paio di endecasillabi e uno di 13 sillabe risultano più lunghi). Come le foto, anche i versi sono nitidamente contrastati e spiazzanti: ossimori, immagini sinestetiche sfrigolanti, linguaggio in tensione fra il tono colloquiale e quello tecnico-specialistico, soggetti spesso posposti al verbo che reggono, essenzialità e densità delle scelte lessicali (non di rado polisemiche o sintatticamente ambigue).
Antonella Jacoli ama portarci nel suo mondo dandoci a volte “dritte” depistanti, allontanandosi con discrezione da materie che sono in realtà incandescenti: il suo verso le raffredda per rendercele comprensibili e quindi ineludibili. Ogni poeta infatti dovrebbe esprimere questa capacità di andare a fondo evitando emozioni facili ed effimere: sedimentando in noi i suoi versi ci sentiremo poi avviluppati dal suo discorso e in qualche modo costretti a scegliere in che modo stare al mondo (“l’assopito è complice / del fumo dei camini”).
Ecco alcuni esempi: “Le distanze sono corpi / passeggeri senza identità”; “un grido di fraternità / diventa per il cieco / le rampe di casa.”; “Si sente meglio al buio / (…) / qualche fruscio fermaporta / di sopra dove lo stoffe / tornano a vedere.”; “Soli così soli / da spaccare il giorno / distruggere i pianeti / più lontani / vivere nel lutto della gioia”. Quest'ultima poesia, che ho citato per intero, è un vero piacere rileggerla e farla scendere nel cuore per memorizzarla by heart, come dicono gli inglesi.
Ascoltiamo ancora qualche verso: “I sogni colpiti di striscio / adagiati sul prato del mattino / coperti con ali di cenere / mi guardano.”; “la tortora raspa / sul tetto acceso del poeta”.
In Postfazione, Antonella ricorda la Capacità Negativa di Keats, il fatto che il poeta non deve temere di sostare nell’inspiegabile, nel mistero: “Questa sospensione è infatti ciò che amo di più nello scrivere, il raccoglimento delle forze da cui emergono naturalmente ambiguità, doppi, agguati, seduzioni”.
Nella perspicua Prefazione, Antonio Nesci ci ricorda che gli scatti e i versi di questo libro “ci guidano in un punto preciso, (…) un universo di crude realtà, comunque utili alla ricerca della propria verità”.
Sì, una raccolta sui cui ri-posare gli occhi per sentirne e assaporarne le vibrazioni.
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