recensione di Valeria Parma
Ancor più forte è quello del pane, appena / sfornato da una vecchia bocca di fuoco /assai annerita e screpolata, in campagna / appiccicata a quasi un rudere, e questo / sa di fame sfamata, di null’altro, perché / non c’era altro, ma questo sì, sempre. // Croccante, ti sazia già solo l’odore / che si espande affrescando le pareti di pietra. (p. 56)
Brevi ma ricchi di concretezze e sensazioni sono i
componimenti di Quel che resta, raccolta poetica a cura di Sandro Serreri.
Leggendola ci si sente immediatamente invitati a
godersi la bellezza delle piccole cose e a lasciarsi cullare dalla suggestione
della poesia stessa.
Ognuna delle cinque sezioni stuzzica una sfera
sensoriale diversa, lasciando il lettore immedesimarsi nelle semplici
descrizioni del quotidiano, a cui talvolta non bada più. In questo modo l’acqua,
che “vien giù, dalla gola, come / uno sciacquone” ed il cui sapore “sa di tutto
e di niente”, assume un ulteriore rilievo.
Inoltre Sandro con grande sensibilità si avvale
dell’empatia per fomentare in noi emozioni più autentiche: come lui si
immedesima perfettamente nelle persone di diversa età o di diverso carattere,
così noi piacevolmente ci identifichiamo in questo tripudio di descrizioni.
L’abilità dell’autore si concentra dunque nel
trovare un punto d’accordo tra la vista e l’udito, il gusto e l’olfatto, il
concreto e il sentimento, il quotidiano e l’universale, fornendoci una raccolta
in cui è possibile trovare ogni ingrediente di cui abbiamo bisogno.
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