recensione di Alessandro Ramberti
Esilio è tutta la terra / e la bussola
impazzita:
un volume-scrigno tenta dischiudere l’anima di un frate-poeta, AgostinoVenanzio Reali (Montetiffi di Sogliano al Rubicone 1931 - Bologna 1994), nome
tuttora poco noto in ambito letterario nonostante l'autorevole consenso di
insigni italianisti, quali Giovanni Pozzi, che alla sua poesia dedicò gli
ultimi studi critici, ed Ezio Raimondi che insieme ad Alberto Bertoni firmò, a
un anno dalla morte, l'introduzione all'antologia postuma Nóstoi. Il sentiero dei ritorni (1995) e per primo la portò
all'attenzione del mondo accademico.
Sacerdote
appartenente all’ordine dei Frati Cappuccini e raffinato biblista, appartato e
fuori dalla scena pubblica, Reali si occupò tutta la vita non da dilettante di
letteratura e arte, fu poeta e saggista, pittore e scultore. Pubblicò poco e presso
case editrici minori; come artista produsse tanto ma forse più per regalare
agli amici; non si preoccupò della recezione e solo in via postuma si è
iniziato a studiare. Tuttora si va progressivamente
scoprendo e facendo conoscere. Nel 2014, per commemorare il ventesimo anniversario
della morte, sotto il comune titolo Nei
viali dell’anima l'Associazione culturale a lui dedicata promosse incontri
e mostre a Sogliano al Rubicone, paese d'origine, coinvolgendo studiosi di ogni
ambito disciplinare interessate per l'opera di Reali. Gli atti del convegno, unitamente
ai contributi critici raccolti nell'occasione degli incontri promossi dal 2011
al 2015, sono confluiti nel corposo volume curato da Anna Maria Tamburini, la
quale a partire dalla tesi di laurea con Ezio Raimondi ha ininterrottamente
portato avanti la ricerca e lo studio facendo conoscere in maniera fondamentale
l' opera poetica e artistica, e da Bruno Bartoletti, presidente
dell’Associazione culturale “Agostino Venanzio Reali”: una miniera di notizie,
letture, interpretazioni di taglio anche diverso ma connotate da una generale e
intensa empatia.
Osserva nella Prefazione al tomo Pietro
Gibellini: “… l’aspirazione di un semplice studioso dell’arte altrui a fondere
ricerca culturale e ricerca spirituale era perfettamente attuata in questo
appartato cappuccino che aveva coltivato il suo talento nelle tre facce di un
solido prisma che riverbera il raggio di luce dall’una all’altra delle tre
facce: quella poetica, quella figurativa, quella biblica” (p. 11). Già nel suo Saluto Bruno Bartoletti, in qualità di
Presidente dell'Associazione, ricorda: “… la sua straordinaria polifonia
scaturisce dall’immaginario biblico nella trama della vita…” (p. 20). Seguono i
Saluti delle figure istituzionale coinvolte, la Parte I degli Atti, la più
cospicua, e la Parte II relativa agli Eventi (v. indice riprodotto in calce).
Per ampiezza e
profondità di indagine emergono i contributi di Carmelo Mezzasalma (Per il nostro trepido mistero.
Poesia come preghiera in Agostino Venanzio Reali, pp. 20-42),
critico letterario, musicista poeta e saggista, di Massimo Naro (La carne patisce la tua
assenza”. L’ humanum nella poetica di Agostino Venanzio Reali,
pp. 123-142), teologo che, sulla scia di Romano Guardini e Karl Rahner, da
sempre si va interrogando sulle domande radicale dell'uomo con affondi inediti
sulla grande letteratura, Loretta Iannascoli (Nei viali dell’anima. Dalla gratitudine alla grazia. Trame di luce e
ombra nella poesia di Agostino Venanzio Reali, pp. 143-200), filosofa e
traduttrice che ha curato anche edizioni di opere inedite di Guardini e Max
Scheler, Fabrizio Zaccarini (Il canto di
Francesco. Un itinerario nella minorità, pp. 223-276) francescano della
comunità religiosa cui appartenne lo stesso Reali, e Anna Maria Tamburini (Nella clamide rossa. Immagine, poesia, preghiera, nell’anno della vita consacrata, pp. 359-381), che nel 2015 insieme a padre Francesco Maria Acquabona ha
curato una mostra presso il Museo San Francesco di San Marino mettendo a fuoco,
nel contributo inaugurale dell'evento, quella tensione innata nell'autore a
espressioni di arte totale con interferenze significative tra arte e poesia. Ma
ogni autore si è empaticamente coinvolto nella “lettura” della variegata
personalità di questo padre francescano rivelandone al lettore aspetti meno noti
o evidenti ma di notevole interesse perché aprono prospettive inedite e
individuano riferimenti culturali ed esistenziali imprescindibili per
avvicinarsi alla poetica del soglianese. La lettura di queste pagine riesce
pertanto anche suggestiva e quasi sempre multidisciplinare, coinvolgendo vari
mondi: quello poetico, sicuramente, ma anche quello artistico, biblico, teologico
e filosofico, spirituale, di critica letteraria, sociologia, liturgia, musica,
psicologia, pastorale, lettura dei segni dei tempi... Abbiamo infatti a che
fare con un testo sinfonico che ben si attaglia a un Autore poliedrico, un
testo che ci pare indispensabile per chiunque desideri conoscere l’anima di un
frate-poeta così ricca di chiaroscuri, di attenzione all’umano… in sintesi di una
bellezza che possiamo senz’altro definire evangelica. Agostino Venanzio Reali è
“seguace di una teologia della bellezza che aspira verticalmente all’ascesi e
si apre orizzontalmente al dialogo con il prossimo” (Gibellini, p. 12).
Riportiamo in quanto segue alcuni brevissimi
passaggi tratti dai vari contributi - precisando
che i nomi che si ripetono, nella seconda citazione afferiscono come
partecipanti al simposio dei poeti che ha affiancato il convegno stesso (Letture in dialogo) - ovviamente senza altra
pretesa che quella di stimolare il lettore ad assaporare il libro, sicuramente
variegato ma al tempo stesso coeso nel suo offrirci il profumo e il sapore di
un vero poeta e artista ancora non adeguatamente valorizzato a oltre venti anni
dalla morte (25 marzo 1994).
«L’immaginazione è la zona – ha scritto
giustamente Michael Paul Gallagher – “in cui la fede religiosa e la creatività
artistica s’incontrano”. Per questa ragione i poeti sono [...] attratti dal
dramma concreto della vita [...]. Risvegliano lo stupore – e quanto stupore c’è
nella poesia di Agostino Venanzio Reali! – per trasformarlo in saggezza. [...]
La fede stessa è un modo che Dio ci ha dato per immaginare la nostra esistenza,
non una verità fredda, facilmente catturata dai concetti.» (Carmelo Mezzasalma,
pp. 36-37)
«Nelle nostre società e in noi stessi
domina il senso psicologico di colpa e latita quello teologico di peccato. / [...]
Non sappiamo più bene cosa sia il peccato, ma siamo consapevoli di aver bisogno
di perdono. Forse il segreto sta qui. La fede è la certezza che Dio ci perdona
a prescindere dalle vie in cui giunge a farlo. / Venanzio Reali scrisse sul
letto di morte alcuni frammenti posti sotto il titolo di Paglie. Uno di essi si intitola Carico
// Mio Dio / sono pieno di peccati / come un carro di fieno / di un tempo. / Ma
so che basta / una goccia del tuo sudore / per tutto incenerire quel ch’è mio.»
(Piero Stefani, p. 49)
«Musica, anima, silenzio, vetrate,
alabastro, creature: nei delle raccolte edite, è già tutta la poetica di fra’
Venanzio, la sua fede in una parola-immagine che sappia cogliere la luce di una
verità trascendente nelle semplici cose del mondo [...]: “Il vento del mattino
mi prende / e vado l’anima lieve / sui profili troppo dolci delle cose. / Nel
puro rubino del sangue / ho il sole
ferito. / Non desidero nulla: fremo / cervo volante dei bambini / vedendo
guardarmi la morte” (Primaneve, p.
22)» (Giancarlo Pontiggia, p. 60)
«Mi piace pensare a Venanzio come a un
vascello che scompare all’orizzonte. A noi resta l’oceano d’amore che ha
solcato.» (Paola Lucarini, p. 65)
«La sua poesia, quando le parole
intendono comunicare la sua dinamica interiore, è “vigiliare”, è poesia di
attesa di una comunicazione con Dio e con gli esseri umani, e in questo senso
condivide tratti specifici con Rebora e soprattutto con Betocchi, è un poeta
del “sabato”, dell’attesa di una rivelazione domenicale.» (Michele Brancale, p.
71)
«Ma i segni di Venanzio sono più che
segni, sono ognuno il condensato di una visione del mondo che ci invita a
dipanarla – la visione – partendo dal loro serrato gomitolo, che ci riserba
sorprese.» (Margherita Pieracci Harwell, p. 92)
«In Interludio
c’è uno dei pochissimi inni di padre Venanzio rivolti direttamente a Dio, ed è
un discorso intensamente ossimorico nel rendere al tempo stesso la sublimità di
Dio e la realtà delle nostre vite, del nostro essere minimi al confronto, ma
proprio per questo enormemente valorosi, significativi, autentici, degni di
protezione, di riconoscimento, di aiuto. È una lode, come quella del “cantico”
di san Francesco, ma rigorosamente carnale [...]: “Ti lodo, Signore, / per
questo vento di viole / di mari lontani; / per la voce dell’uomo ermeneuta, /
per il fiore della donna molteplice, / per i suoi capelli / che aggiungono
decoro al so capo, / per le sue mammelle / che nutrono le tue speranze, / per
il suo grembo / ove semini le tue pupille” (Inno
breve, in Nóstoi, p. 146)»
(Giorgio Bàrberi Squarotti, p. 108)
«La figura della donna, dunque, immette
un senso di tenerezza, di affettività e di amicizia e torna a sottolineare che
la conoscenza di Dio avviene per amore.» (Gianfranco Lauretano, p. 122)
«Per il poeta, chi esula dall’amore
rischia la deriva del nichilismo: isolarsi dall’amore equivale a sradicarsi
dall’essere. La poesia è, per parte sua, una reazione a questo deficit d’amore e a questa perdita
d’essere.» (Massimo Naro, p. 126)
«L’intera opera poetica di Reali può
essere vista come un esercitarsi a guardare in controluce (palpebrando), rendendo attiva l’immaginazione, nella tensione ad
assumere, come direbbe Maritain, “il compito difficile di afferrare sempre più
profondamente gli aspetti transapparenti delle cose”.» (Loretta Iannascoli, p.
156)
«In questo “pellegrinaggio”, che egli
considera, commentando 1Pt 1,17-21, come appartenente alla vita del cristiano
con imparzialità e timor di Dio verso il posto “prenotato” per ciascuno di noi
dal Signore Gesù nella Casa del Padre, ciò che è perno determinante, cuore
pulsante e forza vitale, è lo stupore di una chiamata sublimato in estasi: nel
concreto è “diventare” carità.» (Luciana Maria Mirri, p. 220)
«[Venanzio chiede] ai frati e ai
credenti di oggi di non contare troppo sulla forza dei numeri, del potere e del
sapere che non hanno sapore di Spirito. Propone a sé stesso, e a tutti coloro
che, in senso più o meno istituzionale, si dicono francescani, una doppia
attenzione. Che non credano di poter prescindere da Francesco e dal suo pazzo amore
per Gesù, ma nemmeno lo spingano lontano, in una zona di rarefatto e innocuo
idealismo senza alcun contatto con la loro realtà quotidiana.» (Fabrizio
Zaccarini, p. 276)
«Accedere con la malleabile potenza
della terra plasmata agli episodi cardinali della storia sacra significa niente
di meno che riviverla in tutte le sue possibilità di senso. A porre mano
all’opera è inoltre un poeta di straordinaria finezza e a suo modo un pensatore
religioso di vera limpidezza e originalità: comunque un uomo coltissimo e
impregnato di letture lunghe, silenziose e impegnative per l’intelletto e lo
spirito.» (Alessandro Giovanardi, p. 280)
«La poesia di Reali è costellata di
crocifissi. La croce rappresenta, per lui, come afferma in due testi di Vetrate d’alabastro, l’àncora della vita, il suo ubi consistam, l’appiglio sicuro nella
tormenta.» (Giuseppe Langella, p. 297)
«Nelle poesie di Reali mi colpisce
anzitutto l’immediatezza e perspicuità dei riferimenti concreti alla vita
quotidiana di cui egli è testimone, e lo è come si intuisce ripetutamente a
partire dagli anni infantili e giovanili passati nell’Appennino romagnolo nella
natia Montetiffi, piccolo borgo di collina nel territorio e comune di Sogliano
al Rubicone.» (Gianni Gasparini, p. 307)
«Agisce dunque costantemente una
tentazione/inclinazione mistica nella poesia di Reali che sempre presagisce in
agguato dietro la parola il silenzio, cioè l’approdo alla destinazione ultima
del linguaggio, perfino oltre la preghiera. La poesia come educazione al
silenzio (nel silenzio l’anima si tende in
ascolto) travalica la preghiera e si pone quale inesplorata iniziazione
all’unico possibile colloquio con Dio.» (Sauro Albisani, p. 320)
«Un
bimbo incrina il cuore del mondo. Lo sguardo di Reali è partecipe della
sorte de più inermi, perché quella sorte avrebbe potuto essere anche la sua.»
(Michele Brancale, p. 327)
«La sua scrittura ha colore e memoria
di bassorilievo scolpito sulla pietra, al contempo, però, mi sembra di poter
affermare che è sull’acqua del silenzio – oscura – che ancora più profuma e
risplende la parola bianca lucente.» (Paola Lucarini, p. 331)
«L’antidoto che Venanzio propone per le
tentazioni è quindi non tanto la preghiera, i sacrifici o le devozioni, quanto
l’ascolto della parola di Dio attraverso la quale recuperiamo il senso della
creazione e del nostro rapporto con il creato (…).» (Gino Gessaroli, p. 334)
«[...] in Allora questa pace (Nóstoi,
p. 105), la pace è un qualcosa che si fa, che si conquista [...]. Il poeta
sente il bisogno di “riconciliazione”: si descrive come molto tempo arroccato,
anzi asserpolato nello scrigno di una
sterile ragione. Come un serpente, l’animale della tentazione diabolica, si
rinchiude, si separa [...].» (Elena Buia Rutt, pp. 348-349)
«Un brivido attraversa il corpo e
l’anima del lettore: da Evelyn (in Primaneve, p. 142), l’incipit identificativo
di quella fanciulla, fino all’anima
finale che allude all’unione di due persone, legate da sempre da una pura
vibrazione d’amore e di desiderio interdetto. “Inter-detto”: detto “a
distanza”, in lontananza, in attesa, forse, di una ‘coniunctio’ santificatrice o di una legittimazione di quel ‘furto
del nome’, “sul mare azzurro del nord” [...]». (Valentino Ceneri, pp. 352-3)
«La poesia di Reali è discreta,
racchiude messaggi criptati, come le parabole. Ma la successione stessa dei
componimenti all’interno della raccolta Vetrate
d’alabastro conduce a una lettura liturgica [...]. / Questo testo in
particolare, Prima domenica di passione,
è emblematico per almeno due aspetti: per un uso liturgico della parola-simbolo
e per la discrezione del messaggio. [...] / La parabola non forza
l’ascoltatore. E in tal modo egli parla a ogni uomo, credente e non: per questo
lascia come velati i segni.» (Anna Maria Tamburini, pp. 368-9)
«La convinzione dell’unicità della
persona e della sua “intraducibilità”, così consapevolmente sua, non poteva non
accompagnarlo nelle continue incursioni nel campo dell’arte.» (Francesco Maria
Acquabona, p. 386)
«[...] tra i materiali editi non sono
tante le poesie interamente mariane di padre Venanzio, anche tra quelle nate
come preghiera. E si tratta tuttavia di testi particolari, intensi, innovativi [...]»
(Anna Maria Tamburini, p. 389)
«Mi ha colpito, [...], l’impatto che le
liriche e le prose di Reali hanno avuto sul pubblico presente nella serata del
21 agosto 2015: emozione è la parola più semplice, [...], per esprimere quello
che tante persone hanno voluto sottolineare, terminato il recital.» (Paolo
Turroni, p. 396)
«L’amore a Dio e l’amore all’uomo sono
intimamente fusi nelle parole e nella vita di Venanzio. Egli è stato un maestro
della parola umana, perché lungamente si è fatto discepolo della Parola divina.
Sulla sua bocca e sotto la sua penna la parola è significativa e comunicativa,
densa, vera, mai futile e retorica.» (Prospero Rivi, p. 408)
«C’è un verso dedicato alla Madonna in
una poesia-preghiera di padre Agostino Venanzio Reali in cui leggiamo: Tu, mite portinaia del cielo. Appena
l’ho letto, ho pensato che bisognerebbe aggiungere, alle 52 Litanie alla
Vergine Maria, questo epiteto.» (Franco Casadei, p. 414)
«Incontrarsi con la poesia e l’arte di
Agostino Venanzio Reali è come inoltrarsi in un cammino dove l’uomo emerge in
tutti i suoi ritratti, un elevarsi come una preghiera attraverso il volto di
Dio, per riconoscere quello dell’uomo. È vero che il miglior commento alla
poesia è la poesia stessa, come suggerisce Borges.» (Bruno Bartoletti, p. 425)
Indice
Prefazione di Pietro Gibellini
Saluti:
- Cittadino del mondo di Quintino
Sabattini e Dante Orlandi
- Poeta delle cose, dell’amore e della vita, Bruno Bartoletti
- Nel segno della bellezza, Prospero Rivi
Parte I - Atti
- “Per il nostro trepido mistero”. Poesia come preghiera in Agostino
Venanzio Reali, Carmelo Mezzasalma
- Per analogia, Piero
Stefani
- Per Agostino Venanzio Reali, Giancarlo
Pontiggia
- Segnali da lontananze, Paola
Lucarini
- Comunità e cultura. La poesia salvata dal naufragio, Michele Brancale
- “Nel concentrato del segno”. La poesia di Agostino Venanzio Reali, Margherita
Pieracci Harwell
- La voce del Vero. La poesia di padre Venanzio, Giorgio Bàrberi
Squarotti
- Sotto la luce del mistero. Agostino Venanzio Reali: luoghi e ragioni
della forma letteraria, Gianfranco Lauretano
- “La carne patisce la tua assenza”. L’humanum nella poetica di
Agostino Venanzio Reali, Massimo Naro
- Nei viali dell’anima. Dalla gratitudine alla grazia. Trame di luce e
ombra nella poesia di Agostino
Venanzio Reali, Loretta Iannascoli
- Elementi teologici in alcuni scritti di padre Agostino Venanzio Reali,
Luciana Maria Mirri
- Il canto di Francesco. Un itinerario nella minorità, Fabrizio Zaccarini
- La terra del Cielo. Le crete di Agostino Venanzio Reali, Alessandro Giovanardi
- “Sì che vostr’arte a Dio quasi è nepote”. Agostino Venanzio Reali
poeta cristiano, Giuseppe Langella
- Poeti in dialogo, Anna
Maria Tamburini
Poeti in dialogo. Ascoltare e ridire le voci del
mondo. Gianni Gasparini
Poeti in dialogo. La luce e la grazia, Sauro Albisani
Poeti in dialogo. La targa delle vittime, Michele Brancale
Poeti in dialogo. “Per visione d’anima”, Paola Lucarini
- Agostino Venanzio Reali. Percorsi quaresimali, poesia e omelie, Gino Gessaroli
- Epopee fallimentari di resistenza all’irruzione del divino, Elena Buia Rutt
- A proposito di Evelyn di Agostino Venanzio Reali, Valentino Ceneri
Parte II - Eventi
- Nella clamide rossa. Immagine, poesia, preghiera,
nell’anno della vita consacrata, Anna Maria Tamburini
- L’interpretazione creativa di Agostino Venanzio Reali, Francesco Maria Acquabona
- Fiore della poesia, Anna
Maria Tamburini
- Agostino Venanzio Reali al Monte di Cesena. Una mostra e uno spettacolo nella manifestazione. “I suoni
dello spirito”, Paolo Turroni
- In ricordo di padre Agostino Venanzio Reali, Prospero Rivi
- Il senso religioso nella poesia, Franco Casadei
- Poesia come preghiera, Bruno
Bartoletti
Appendice iconografica di Agostino Venanzio Reali
Indice dei nomi
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