PRESTO PRESTO
un racconto della scrittrice serba
Milica Jeftimijević Lilić
Milica Jeftimijević Lilić
„Che giorno è
oggi, mammina?” chiese Dada con gli occhi semichiusi.
“Domenica, tesoro”, rispose la madre.
Piena di gioia la bambina fece
un salto.
“Urrà! Oggi, allora, non vai
al lavoro, neanche papà”, concluse lei tutta felice.
“Posso, quindi, continuare a
dormire, e pure tu insieme con me”.
Chiuse gl’occhi e si addormentò
tranquilla.
La madre osservava il volto
placido della bambina. Le lunghe ciglia
nascondevano gli occhi curiosi
e vivaci.
“Che mondo si nasconde dietro,
come si svilupperà, dove arriverà?
si chiese la madre.
Paurosa e non ancora indipendente,
la bambina procurava, a volte, mille
angosce alla madre. Di sera
non riusciva ad addormentarsi, al mattino
si svegliava con difficoltà e
amava rimanere a letto, ma accanto alla mamma.
Le mamme, però, hanno mille
impegni, corrono sempre e sono nervose.
I bambini prendono questa
circostanza come mancanza d’amore e
d’attenzione, e perciò
soffrono inutilmente.
Di buon umore dopo aver dormito
abbastanza, Dada si rivolse alla madre:
“Mammina, possiamo giocare
insieme oggi che non hai fretta? Papà ci
può portare a passeggio e
stare tutta la giornata con noi?”
“Lo farà, certamente. E adesso
va’ subito a lavarti, a vestirti e a fare colazione!”rispose la madre.
La piccola Dada non ha ancora la
percezione del tempo e non sa affrettarsi.
Il suo tempo per vestirsi,
fare la colazione e prepararsi, dura sempre molto a lungo e la madre si innervosisce.
Di domenica è più tollerante perchè il suo ‘orologio interno’ fa il tic tac più
lentamente e non la rammenta di doversi sbrigare come nei giorni lavorativi.
Cerca di far capire alla figlia attraverso le fiabe e le canzoncine la necessità
della fretta, nominando il disubbidiente Ziziban, il pigrone Gascio, ma tutto
ciò spesso fa poco effetto. Invece di ubbidire, Dada diventa dispettosa:
rifiuta di vestirsi, di sbrigarsi e la madre comincia ad innervosirsi perchè la
sua pazienza si è esaurita senza aver ottenuto alcun risultato, quindi, ha
perso tempo inutilmente. Non ha finito di sbrigare le faccende di casa e già
deve recarsi al
lavoro. Si sente il reciproco
nervosismo, si arriva a scambi di parole
che non portano in nessuna direzione.
Nella stanza come un eco
ondeggiante è sospesa in aria
la parola fretta e impotente: presto,
presto.
Così ogni giorno prima di alzarsi,
prima di andare all’asilo, sempre...
La bambina ha capito, pare,
che questa è una parola spaventosa alla quale
si deve opporre e la ignora ostinatamente,
la madre non è in grado di trovarne
un’altra con lo stesso significato
che avrebbe un effetto migliore.
Spesso se ne accorge di essere
anch’essa succube del tempo, del
suo
ruolo dominante su tutti noi.
Ecco, lei già impone alla propria figlia,
che è alla soglia della vita,
un senso di responsabilità riguardo al tempo,
e ciò le dispiace.
Ma che altro può fare e come
risparmiarla? Con nostalgia pensa a come è bella
e spensierata l’infanzia e che
la sua bimba nemmeno ne è consapevole.
Se non ci fossero ricordi di
quel periodo, sarebbe quasi come se non
lo avessimo vissuto!
Mentre la madre preparava la
colazione, la piccola Dada stava nella sua stanza
inventando qualcosa. Di là si
udì la sua voce:
“Mammina, vogliamo fare un
gioco: che io sono madre e tu figlia?
Contenta di poter passare la
giornata in casa, lei accettò con entusiasmo la proposta.
Dopo qualche attimo, Dada
entrò in fretta nella stanza vestita degli abiti della madre gridando:
“Come, la colazione non è
ancora pronta? Non posso arrivare tardi al lavoro! Si
può fare più in fretta?”
Si è avvicinata al lavandino
dove c’erano le tazzine sporche e ha cominciato a criticare:
“E questi giocattoli , che
stanno a fare qui? Perché non li metti al loro posto,
fannullona, che non sei altro?
Tocca sempre a me andare per casa e raccoglierli.
Si è seduta al tavolo tutta
seria sospirando profondamente:
“Dio mio, con questi bambini
non si sa come fare, come educarli. Fanno
disordine per tutta la casa,
vanno gironzolando...
“Mammina, sei molto arrabbiata”,
osservò la madre scherzando e facendo la voce da bambina.
“Arrabbiata, ma ancora di più!
Oggi scoppierò dalla rabbia quando il
direttore mi pagherà lo stipendio
mensile talmente basso che non potrò comprarvi nemmeno delle gomme da
masticare. Quello sì che mi farà arrabbiare!
“E cosa farai, mammina? chiede
di nuovo la madre scherzando.
“Hm, cosa farò, gli dirò di
darmi la paga sua, e che lui si sbrigasse a lavorare
di più e a guadagnare di più.”
“Hai pensato veramente bene,
mamma”, sorride la madre.
“E certo che devo pensare
così”, ribatté Dada seriamente, “con
queste
figlie mie non riesco a venirne
a capo, mi fanno spendere per le cose inutili un sacco di soldi tutti i giorni!
All’improvviso alzò la voce:
“Ancora non hai finito di
mangiare? Presto, presto se vuoi diventare grande!
Non sai come si diventa
mamma?”
Si girò in fretta e corse nel
giardino.
Traduzione: Igor Pisani e
Mirjana Jovanović
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