Alessandro Ramberti, Al largo 外海 (wàihăi), FaraEditore 2017, copertina di Franz Ramberti
recensione di Vincenzo D'Alessio
Organizzare una pagina critica al nuovo testo di poesie di Alessandro Ramberti che reca il titolo: Al largo 外海 (wàihăi), FaraEditore, 2017 è simile al viaggio sulla rotta seguita da Marco Polo verso l’antica Cina.
In questo caso bisogna avere la conoscenza di un po’ di lingua cinese; un anelito di filosofia Zen; l’apertura ai fondamenti della religione cattolica cristiana enunciati nella lunga introduzione: “MISERCIORDIA E VERITÀ. La tensione vitale del tempo.”
Prendere il largo via mare o sulle rotte montane non è di tutti i lettori: le dieci sezioni del libro sono esse stesse un progetto matematico utile per la rotta: cinque poesie per ogni sezione. Ogni poesia è formata da quindici versi divisi in tre distinti gruppi di cinque, con una considerazione finale posta a piè di pagina.
Le sezioni sono così distinte: “Salpando”; “Tempesta”; “Bonaccia”; “Scogli”; “Fari”; “Scandagliare”; “Diario di bordo”; “Secche”; “Attenzione” e “Gettando l’ancora”.
In chiusura Mistero: una breve considerazione sull’esistenza alla luce anche delle parole di Papa Francesco (pag. 76).
Il capoverso della prima poesia dice: “Navighiamo insieme” (p. 16) e accogliere l’invito è salire sulla tipica imbarcazione cinese sampan recitando il Vangelo secondo Matteo: “(…) meglio Matteo cinque.” (vedi p. 36).
Il viaggio è in acque dove la fiducia è riposta nell’esperienza del compilatore del Diario di bordo, il poeta, che lo enuncia in questi versi: “(…) Singolo esponente / della tua esistenza / liberane il codice / lascialo vagare / rendilo accessibile.” (p. 18) e ancora a p. 19: “(…) Se ti dai entusiasta / apri rotte insolite / pianti semi altrove / esci via da te / forse un po’ rinasci.”
Ecco siamo partiti fiduciosi sulle parole di Ramberti, capaci di affrontare con lui le tempeste che l’esistenza pone lungo la nostra rotta.
Le prime a comparire nel mare in tempesta sono le sirene: “(…) Bolle distillate / cifre di illusioni / pixel tumefatti / sfondano le mode / usano cosmetici. / Povere tenaglie / clausole impotenti / utili comunque / per il disincanto / falsificatorio.” (p. 22).
I versi citati sono l’esatta figura dei potenti di oggi, le falsità violente per ingannare gli ultimi, gli indifesi, la lotta per uscire dai pericoli del mare aperto.
La poetica dell’autore fonda sull’uso del verso breve, scandito dall’enjambement, dall’uso di ossimori: (“muta acciaccatura”, vedi p. 23) – assonanze – similitudini: “mira come lince” (p. 59) – personificazioni: “Torre scorticata”, (p. 66) – estremismi: “accoglientissima” (p. 55) e “fastidiosamente” (p. 56). Sull’uso dell’elenco sistematico degli oggetti e delle emozioni: vedi per esempio la poesia Nuova vita (a p.19) nei primi cinque versi e la poesia Telegramma spaziale (p. 37) sempre nei primi cinque versi.
Un ritmo incalzante, quasi metromania, scelta voluta per intensificare il potere della parola nella vela della raccolta poetica.
Il richiamo ai testi sacri è sempre presente, sia nei personaggi biblici sia negli eventi come il caso del “roveto ardente” di Mosè (vedi a p. 59 la poesia Accordo).
Dolorosa è la poesia a p. 23, dedicata al ricercatore universitario Giulio REGENI dove “ orchi disumani” hanno distrutto la sua giovane esistenza: nel mare in tempesta non è scampato al naufragio.
Viaggiare con Ramberti in queste acque e con queste correnti è un confronto con se stessi, con il proprio passato, con la ricerca costante del superamento delle “colonne d’Ercole” contemporanee, proprio come novelli Ulisse (vedi la poesia Andare in cerca a p. 17 , secondo capoverso della seconda cinquina) di fronte al doloroso richiamo dell’oscurità.
La parte filosofica della raccolta è affidata all’esperienza orientale dell’autore che nella poesia a p. 73 scrive: “(…) io sto per imprimere / con il timbro in pietra / Lài Sāngdé 來桑德 il mio nome / quando stavo in Cina. / Scendo dalla nave”. Unica poesia a contenere il pronome “io”.
Proprio quando il viaggio sembra terminato (“Gettando l’ancora”) si ha invece il vero nuovo inizio esistenziale che il Nostro ha voluto donarci in cambio di un empatico abbraccio: “(…) Misericordia e verità: l’essere umano è l’unione ossimorica eppure dinamica fra la via tortuosa e quella retta, (…) una Via che ci sta accanto e ci invita a prendere il largo, a navigare in acque profonde” (p. 9).
recensione di Vincenzo D'Alessio
Organizzare una pagina critica al nuovo testo di poesie di Alessandro Ramberti che reca il titolo: Al largo 外海 (wàihăi), FaraEditore, 2017 è simile al viaggio sulla rotta seguita da Marco Polo verso l’antica Cina.
In questo caso bisogna avere la conoscenza di un po’ di lingua cinese; un anelito di filosofia Zen; l’apertura ai fondamenti della religione cattolica cristiana enunciati nella lunga introduzione: “MISERCIORDIA E VERITÀ. La tensione vitale del tempo.”
Prendere il largo via mare o sulle rotte montane non è di tutti i lettori: le dieci sezioni del libro sono esse stesse un progetto matematico utile per la rotta: cinque poesie per ogni sezione. Ogni poesia è formata da quindici versi divisi in tre distinti gruppi di cinque, con una considerazione finale posta a piè di pagina.
Le sezioni sono così distinte: “Salpando”; “Tempesta”; “Bonaccia”; “Scogli”; “Fari”; “Scandagliare”; “Diario di bordo”; “Secche”; “Attenzione” e “Gettando l’ancora”.
In chiusura Mistero: una breve considerazione sull’esistenza alla luce anche delle parole di Papa Francesco (pag. 76).
Il capoverso della prima poesia dice: “Navighiamo insieme” (p. 16) e accogliere l’invito è salire sulla tipica imbarcazione cinese sampan recitando il Vangelo secondo Matteo: “(…) meglio Matteo cinque.” (vedi p. 36).
Il viaggio è in acque dove la fiducia è riposta nell’esperienza del compilatore del Diario di bordo, il poeta, che lo enuncia in questi versi: “(…) Singolo esponente / della tua esistenza / liberane il codice / lascialo vagare / rendilo accessibile.” (p. 18) e ancora a p. 19: “(…) Se ti dai entusiasta / apri rotte insolite / pianti semi altrove / esci via da te / forse un po’ rinasci.”
Ecco siamo partiti fiduciosi sulle parole di Ramberti, capaci di affrontare con lui le tempeste che l’esistenza pone lungo la nostra rotta.
Le prime a comparire nel mare in tempesta sono le sirene: “(…) Bolle distillate / cifre di illusioni / pixel tumefatti / sfondano le mode / usano cosmetici. / Povere tenaglie / clausole impotenti / utili comunque / per il disincanto / falsificatorio.” (p. 22).
I versi citati sono l’esatta figura dei potenti di oggi, le falsità violente per ingannare gli ultimi, gli indifesi, la lotta per uscire dai pericoli del mare aperto.
La poetica dell’autore fonda sull’uso del verso breve, scandito dall’enjambement, dall’uso di ossimori: (“muta acciaccatura”, vedi p. 23) – assonanze – similitudini: “mira come lince” (p. 59) – personificazioni: “Torre scorticata”, (p. 66) – estremismi: “accoglientissima” (p. 55) e “fastidiosamente” (p. 56). Sull’uso dell’elenco sistematico degli oggetti e delle emozioni: vedi per esempio la poesia Nuova vita (a p.19) nei primi cinque versi e la poesia Telegramma spaziale (p. 37) sempre nei primi cinque versi.
Un ritmo incalzante, quasi metromania, scelta voluta per intensificare il potere della parola nella vela della raccolta poetica.
Il richiamo ai testi sacri è sempre presente, sia nei personaggi biblici sia negli eventi come il caso del “roveto ardente” di Mosè (vedi a p. 59 la poesia Accordo).
Dolorosa è la poesia a p. 23, dedicata al ricercatore universitario Giulio REGENI dove “ orchi disumani” hanno distrutto la sua giovane esistenza: nel mare in tempesta non è scampato al naufragio.
Viaggiare con Ramberti in queste acque e con queste correnti è un confronto con se stessi, con il proprio passato, con la ricerca costante del superamento delle “colonne d’Ercole” contemporanee, proprio come novelli Ulisse (vedi la poesia Andare in cerca a p. 17 , secondo capoverso della seconda cinquina) di fronte al doloroso richiamo dell’oscurità.
La parte filosofica della raccolta è affidata all’esperienza orientale dell’autore che nella poesia a p. 73 scrive: “(…) io sto per imprimere / con il timbro in pietra / Lài Sāngdé 來桑德 il mio nome / quando stavo in Cina. / Scendo dalla nave”. Unica poesia a contenere il pronome “io”.
Proprio quando il viaggio sembra terminato (“Gettando l’ancora”) si ha invece il vero nuovo inizio esistenziale che il Nostro ha voluto donarci in cambio di un empatico abbraccio: “(…) Misericordia e verità: l’essere umano è l’unione ossimorica eppure dinamica fra la via tortuosa e quella retta, (…) una Via che ci sta accanto e ci invita a prendere il largo, a navigare in acque profonde” (p. 9).
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