e
il respiro resta circolare
Ora
che hai riempito la bocca
di
sensi e parole, i piedi di cammino
questi
sguardi digiuni
che
chiedono, mi chiedono …
alla
fine le alghe s’ammassano
la
rondine riconosce la gronda
ma
l’umano l’umano
è
solo transumanza e noi
suoi
pezzi sparsi
dispersi
scatti di bui di luci
… è
ad uscire
ogni
giorno nel giorno
che
s’impara: la notte
ha
le mani già piene di alba
avrà
un senso questo andare
per
campi e per stelle
fiancheggiare
i dirupi
e
danzare in un fiotto di sole
tra
le pozze di pioggia
avrà
un senso…
Da
lontano ti guardo
mi
dormivi sul petto
sei
lo stesso calore
lo
stesso dolore … come allora
parlo
piano per non svegliarti
***
e
s’aprono ricordi a sorpresa
scalfitture
vecchie
incisioni
qualche
piccola risurrezione…
è
un rintocco di campane
in
una stanza chiusa e
la
mano che -decisa-
solleva
il lenzuolo dai mobili
così
torna
a posarsi il cielo sui contorni dei lecci
una
chioma che a stento lo regge
e
spalanca i rami
e
il verde si imbratta di celeste
-non
è bellezza facile quella
stipata
nella nostalgia, ma la più dilatata
paesaggi
ormai di poche parole
schivi
e taciturni
nell’apertura
alare di un gigante
che
solleva trucioli di antichi sogni,
la
rosa coltivata -solo- negli anni
e
ancora fa crescere strade
***
Non
accostare la notte
alla
morte altri i silenzi
si
rizzano gli steli più pesanti
al
suggere del seme e con l’alta marea
la
nuova luna risolleva l’affossato
né
basta una porta a trattenerla
-al
di là, il profumo del pane
la
tavola imbandita le voci del cuore …
tutti
nel fodero della vita
ogni
cosa perde il nome, siamo
alberi
che si reggono agli alberi nella notte
(l’ho
spiata dal finestrino di un treno
fino
all’ultimo velo
fino
a questo schizzo di rosa sulle ciglia)
Angela Caccia
(inediti)
Nessun commento:
Posta un commento