mercoledì 9 agosto 2017

Nuvole sparse: Angela Caccia


      Se c’è una madre c’è un figlio
      e il respiro resta circolare

Ora che hai riempito la bocca
di sensi e parole, i piedi di cammino
questi sguardi digiuni
che chiedono, mi chiedono …

alla fine le alghe s’ammassano
la rondine riconosce la gronda
ma l’umano     l’umano
è solo transumanza     e noi
suoi pezzi sparsi
dispersi scatti di bui di luci

è ad uscire
ogni giorno nel giorno
che s’impara: la notte
ha le mani già piene di alba

avrà un senso questo andare
per campi e per stelle
fiancheggiare i dirupi
e danzare in un fiotto di sole
tra le pozze di pioggia
avrà un senso…

Da lontano ti guardo
mi dormivi sul petto
sei lo stesso calore
lo stesso dolore … come allora
parlo piano per non svegliarti



***





Capita
e s’aprono ricordi a sorpresa
scalfitture
vecchie incisioni
qualche piccola risurrezione…
è un rintocco di campane
in una stanza chiusa e
la mano che -decisa-
solleva il lenzuolo dai mobili

così
torna a posarsi il cielo sui contorni dei lecci
una chioma che a stento lo regge
e spalanca i rami
e il verde si imbratta di celeste
-non è bellezza facile quella
stipata nella nostalgia, ma la più dilatata

paesaggi ormai di poche parole
schivi e taciturni
nell’apertura alare di un gigante
che solleva trucioli di antichi sogni,
la rosa coltivata -solo- negli anni

e ancora fa crescere strade



***




Non accostare la notte
alla morte     altri i silenzi

si rizzano gli steli più pesanti
al suggere del seme e con l’alta marea
la nuova luna risolleva l’affossato

né basta una porta a trattenerla
-al di là, il profumo del pane
la tavola imbandita le voci del cuore …

tutti nel fodero della vita
ogni cosa perde il nome, siamo
alberi che si reggono agli alberi nella notte

(l’ho spiata dal finestrino di un treno
fino all’ultimo velo
fino a questo schizzo di rosa sulle ciglia)

Angela Caccia

(inediti)










Nessun commento: