inediti di Adeodato Piazza Nicolai
CHIEDERE SCUSA
L’uomo che cammina
il sentiero più difficile
per capire come
chiedere scusa
diventa più saggio
di prima. Chiedere scusa
per tutto il resto
della vita sia a nemici
che ad amici e ogni
altra persona lo rende
misericordioso anche
se sempre umano.
Saper chiedere scusa
per torti mai subiti
è quasi divino. Continua
allora il tuo cammino
virtuoso restando
umile ma fermo nelle virtù.
Torto o ragione ti accresce
la capacità
di condividere l’amore
per il prossimo. Umiltà e
carità donano la felicità
ogni giorno della vita:
è l’altruismo che sfiora
la perfezione umana anche
se l’uomo resta imperfetto
mentre passeggia sul pianeta
verde. Forse scoprirà
la perfezione quando l’anima
trasumanerà dopo
la resurrezione del corpo
ma finché cammina sul suo
sentiero dovrà continuare
ogni giorno a seminare
la virtù di chiedere scusa
con tutte le forze,
perpetuamente,
per ogni torto subito
e ogni torno mai dato
anche se l’altro si arrabbia
ed aggredisce senza motivo.
Non importa se senti dolore
fallo lo stesso con amore.
È come innalzare
una preghiera
al tuo angelo custode
che volteggia al tuo fianco,
mai stanco di esaudirti
quando hai bisogno. Ascolta
il tuo cuore, questo non
è sogno ma più vero
di qualunque verità…
Copyright 2107 di Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 3 aprile 2017, ore 8:19
The man without life
Dead leaves, fallen sons
not too far roots under the ground.
Venice, love on sale
from our little giant
the shadow is not protected.
Man without life pays to search
the entire sea pounding within
and he does not see, barely glimpsed
in early morning after his binge
when bridges are arched,
backward, suspended but orderly.
The airplane's belly produces flights
and engines free falling,
more easily will it strike
the bedroom of a visionary.
Anyone will recognize summer
beneath the sign of greater success.
Ephesus buries itself,
Venice is sinking.
Angloamerican translation of Almerighi's poem L'UOMO SENZA VITA, by Adeodato Piazza Nicolai, Copyright 2017, All rights belonging to author and translator.
QUESTO AUTUNNO IN UNA VILLA DI AURONZO
Oggi non scende la pioggia sottile
di Gabriele D’Annunzio. Altri tempi
altri luoghi altre zone climatico-liriche.
A pranzo da mia sorella Linuccia e suo
marito Giovanni mangiamo una
spaghettata alle vongole (dette s-ciofole
in lingua ladin cadorina). Fuori le gocce
picchiano sulle foglie mogano-gialle:
l’acqua cadorina viene dall’oltralpe del
Tirolo dove forse rinfrescherà i boschi
seppure ben poco. Stiamo pranzando
nella villa Silvia, storica casa di Auronzo
dove Giovanni e qualche volta anche
la Lina fanno i guardiani tuttofare. Fuori
sulla veranda di legno i fiori piangono,
troppo bagnati alla fine d’autunno. Bimbi
e teenagers tornano a scuola malvolentieri
con rose begonie petunie mammole
e le violette sotto la pioggia di ottobre
ballano l’ultimo valzer cadorino. Noi tre
insieme alziamo al cielo una preghiera
che scenda a ribattezzarci noi tutti …
Copyright 2016-7 Adeodato Piazza Nicolai
I PRIMI BAMBINI SANTI
Giacinta e Francisco di Fatima
i primi bambini santificati
da Papa Francesco. La Grande
Guerra infuriava; nel Portogallo
neutrale appariva la Beata Vergine
Maria e, morti giovani, Francisco
e Giacinto diventano santi dopo
cent'anni dall'evento mariano:
per i fedeli cristiani momento
miracoloso che forse un poco
ha lenito il massacro del '15-'18.
Millioni di morti e feriti, un casus
belli globale senza misericordia
e significato, pura follia europea dei
capi di stato, anche quelli americani.
Doveva segnare la guerra per finire
tutte le guerre future poi arrivò
l’invasione del Ruhr e della Polonia.
Hitler e Mussolini da folli condottieri
macellarono bambini donne soldati
distrussero città e campagne per
finire disfatti dalla propria pazzia.
Mai più altre guerre? è forse il solito
mito fasullo, utopia/distropia
che ci condanna ogni giorno sul
nostro pianeta azzurro. La Madre
Terra sarà un cimitero universale,
pineta cosparsa di tombe. Quando
ascolteremo le trombe del Giudizio
Universale oppure moriremo tutti
durante l’inferno post-nucleare?
©2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 13 maggio 2017, ore 13:30
THE NIGHT IS GOD'S GRAVE
«The night is God's grave and day is one scar of pain».
These words were written on high, above the first door to the right.
At the entrance a word rebounded: «Welcome in the gallery of pain!».
And so I decided…And entered.
[…]
There is a wood full of babbling leaves that howl:
«Present is past and past is present».
There are the screams of the devil. As many words as the leaves.
An oak tree is talking to me:
«Open the first door on the right - it tells me –
and follow your right hand
which leads you to the left».
[…]
I open that door.
Three ships with sails to the wind
that out of some place tumutuously swells.
Yet they stand still.
Even the quivering sea is without motion.
Every detail is sharp and visible
as if buried in amber for one milion of millimetric years.
The second door to the right. I open it.
There is a tumult of shadows that enter
inside other shadows then exit; they furiously fight
for the forestage of my soul.
«But there is nothing for which to fight, I am dead already!»,
I state with feeble breath.
"A farse-like connubium of shades". I sadly think
they also are dead and can't hear my words.
[…]
As if I were swimming across the room. A window. I open it.
There is a statue in the empty square:
Porticos sucked up in the null.
Wood planks on a sea of basalt.
City of crystal.
Marble columns, stubble. Up high, above the frontispiece,
an owl in mourning follows men's footsteps.
The Fayum lady observes me. She would like to tell me something
but can't.
They also are dead and can't hear my words.
[…]
The room in the dark. I'm groping, a window. I open it.
There is a tower in the empty garden.
You can hear the crash of a butterfly falling from above
and the phosphorous glimmer of the yellow moon
landing on the toga of a sad emperor…
I blindingly launch myself forward. A window. I open it.
A calendar whose pages fall off, a clock,
a grave stone carrying my first my last name
and my birth date…
A blackened writing, I scratch it with my nails.
«Welcome to the scar called Earth».
[…]
«Is this all? – I ask myself – is there nothing else?».
The fog angel is crying on his bent knees.
The night smells of grave yard.
The scar called Earth is a big holy ground made of tomb stones.
©2017 of the original Italian poem by Giorgio Linguaglossa. ©2017 for the Anglo- American translation by Adeodato Piazza Nicolai.
QUINTA DOMENICA DI PASQUA
«Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore»
ma Tommaso disse a Gesù: «Signore, non sappiamo
dove vai; come possiamo conoscere la via?
Gesù disse: «Io sono la via, la verità e la vita.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.»
Io conosco soltanto una dimora sulla terra.
Ho sbagliato la via così tante volte; mi sono
smarrito, son ritornato sulle mie tracce
per trovarmi di nuovo all’inizio della strada
sbagliata, errante, vagabondo nel Sahara.
La luce del sole acciecante mi depistava oltre
la sabbia, miraggi di pozzi d’acqua inesistenti,
oasi abbandonate da uomini e animali. La dimora
terrestre era un inganno, le vie piastrellate di
pellegrini affamati di pane e di sostanza divina.
Cammina, cammina, ascolta il Dio della Luce,
della Via che porta oltre il Calvario, fino alla Fine.
In Lui non ci sono confini, soltanto la Pace.
Dulcis in fundo esistono solo la Via, la Verità e
la Vita infinita. E Filippo chiese a Gesù: «Signore,
mostraci il Padre e ci basta». Gesù gli rispose:
«Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai
conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto
il Padre. … Non credi che io sono nel Padre
e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non
le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane
in me, compie le sue opere. Credete in me:
io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro
credetelo per le opere stesse». O mio Signore
e mio Dio, io credo, non dubito ciò che non
vedo. La fede illumina ogni istante del mio
cammino però sono fragile, umano; tentenno
e barcollo. «Il tuo amore, Signore, sia su di me,
su di noi». In Te io spero, noi tutti speriamo …
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai,
Vigo di Cadore, 14 maggio 2017, ore 15:20
THE COURAGE TO SAY NO
Dedicated to Mario Rigoni Stern
As prisoner in Dachau or Auswitch
did you have the guts to say no
to the S.S. torturing you to discover
the names of your fellows in arms
fighting Hitler and Mussolini?
or where freedom fighters
were hiding before
a sortie against the Panzers?
It is too easy to be courageous
when nothing threatens your life;
it seems an act of courage
to go along with everyone else,
make the same easy choices
that all the world
seems to applause.
Ask Nelson Mandela,
ask Martin Luther King
ask Jesus Christ
how hard it is to say no
to temptation, how quickly
we find the easy way out.
It is so easy to say but hard
to act out and say no
when you know
how wrong it is to say yes…
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 13 May, 2017. All Rights Reserved.
IL CORAGGIO DI DIRE NO
Dedicato a Mario Rigoni Stern
Prigioniero a Dachau e Auswitch
avevi il fegato di dire no
alle S.S. che ti torturavano per scoprire
i nomi dei tuoi compagni d’armi
in lotta contro Hitler e Mussolini?
o dove si nascondevano i partigiani
prima di una sortita contro i panzer?
Troppo facile essere coraggiosi
quando non esiste alcun pericolo
per la tua vita, sembra un atto
di coraggio andare d’accordo
con tutti, prendere facili decisioni
che tutto il mondo
sembra applaudire.
Chiedete a Nelson Mandela
chiedete a Martin Luther King
chiedete a Gesù Cristo
quant'è difficile dire di no
a tentazioni, quant'è facile
trovare la scppatoia.
Troppo facile dirlo ma
difficile farlo e dire di no
quando sai
che è sbagliato dire di sì…
©2017 Adeodato Piazza Nicolai, traduzione italiana della poesia scritta in americano con il titolo THE COURAGE TO SAY NO.
WE ARE FOR HECUBA
Paris made love in the bridal room of Troy
without ever knowing it
maybe just an idea. A hairful of ashes.
A cloud of nothing. A cirrus cloud.
Fleshless.
We are here for Hecuba. Deprived of all
for bubblesveevv of air. Senseless
the slaughter on the Acropolis
for the ravished Spartan. A runaway bride.
She landed for Priamus as a simulacrum
of the beautiful queen of Sparta.
In his words she was moved by Olympus
like fire in the blood or shiver in the limbs
Helen never landed in Troy.
A city devoured by flames.
We are here for the wise partner of her King.
Defeated she goes to the ship.
The stare fixed on the eye of the Achean.
As if contrary to the enemy goddesses
in the disaster she gathers her women slaves
©2017 for the American translation by Adeodato Piazza Nicolai of the Poem “Noi siamo qui per Ecuba” by Gino Rago. All rights reserved.
PARADIGMI
Grazie, Alfredo de Palchi
Paradigmi celesti o terrestri
via crucis dell’uomo e della donna
che sostano nell’Orto degli Ulivi
per scendere poi all’inferno
nel pieno dell’inverno quando
la pelle s’irrigidisce, tremano
le gambe e anche le labbra,
coi piedi gelati sul precipizio.
Se squilla la tromba fatale
verrà forse il Figlio di Dio
a giudicarci, selezionarci e poi
scortarci al dormiveglia finale?
Il paradigma/paradosso ancora
non si è capito né decodificato
dall’intelletto dell’uomo.
Verrà ciò che verrà. Per ora mi godo
la passeggiata su questo pianeta già
scassinato, insozzato e rosicchiato
dai nostri rifiuti nelle terre del fuoco
avvelenate/abbandonate insieme
a radioattivi rottami contaminanti
piante umani uccelli ed altri animali.
In che paradigma viviamo ?
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 26 aprile 2017, ore 14:25
FEDE E RAGIONE
Ascoltaci, Signore…
E Gesù disse a Tommaso:
“Metti qui il tuo dito e guarda
le mie mani; tendi la tua mano
e mettila nel mio fianco: e non
essere incredulo, ma credente.”
Beati i non vedenti che credono,
ma la scienza non cede senza
prove verificate ad aeternum.
La fede crede senza vedere
toccare, sentire. Rimane
l’agnizione simile al lampo
che scoppia nel cuore ancora
prima che nell’intelletto. Non
mente, la fede, scompiglia
la vita di ogni credente, come
a San Paolo sganciato da cavallo
ed accecato dalla luce divina
per poi regargli la vita nuova
la luce eterna, infinita,divina.
La fede è un lumino a volte
splendente a volte così scuro
da sembrare la notte più buia
nel nostro pensiero. La luce oscilla
però la strada rimane fedele al
nostro lento, titubante cammino
santificato dal Redentore. E Gesù
disse ai discepoli: “A coloro a cui
perdonerete i peccati, saranno
perdonati; a coloro a cui non
perdonerete, non saranno perdo-
nati.” La grazia di Dio rafforza
la nostra fede, neutralizza ogni
grano di ragione per ogni stagione
ben oltre la nostra fine terrena…
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, “Domenica Seconda di Pasqua”
IL NOSTRO GIARDINO SEGRETO
I.
Nata bipolare e millenaria
con anima e cuore disgiunti
in perfetta simbiosi
per simboleggiare
l’amore fra uomo e donna.
Sei passione incondizionata,
fedele, libera, con dignità
senza misura; perseverante
nel nostro giardino dell’unione
segreta. Communione
e bandiera di un sinfonico
respiro condivisa fino al tramonto.
Illimitata dolcezza di mutue
carezze donate e ricambiate
negli attimi più inattesi quando
la luna sembra sfinita dal troppo
girovagare. E poi la sorpresa
dei baci sulle labbra assetate di
tenerezza, le guance infiammate
dal tuo pudore. Vorrei regalarti
ogni magnolia che sboccia coi suoi
pistilli come faville che salgono
nel camino della nostra baita…
II.
Ho riempito la tua veranda
con panzè di vari colori:
bianco e giallo dorato, viola
con arancione. Mi piacerebbe
lanciarli in aria come aquiloni
quando eri bambina innocente
spensierata e correvi in bicicletta
capelli al vento, le gambe graziose
spingendo i pedali e la gonna
trapunta di margherite volava come
le foglie dell’ippocastano appena
sbocciate. La rubelia è bianco
tappeto sospeso nell’aria.
O mia tenera panzè dammi
la mano e correremo lontano
lontano lontano…
III.
Una verde foresta di rododentri
nella conca segreta del nido
dove cogliamo mirtilli e fragole
margherite e rododendri appena
sbocciati, insieme ai funghi e fiori
selvaggi. Un’ape amica ti sfiora
le dita e tu con tenerezza la guidi
verso il petalo vicino. Arriva il
nipotino e ti sorride, poi scappa
di nuovo a gambe spiegate; vola fra
l’erba di primavera. Le mucche
pascolano lentamente, si muovono
piano brucando ritmicamente.
Cade adesso la pioggerella d’aprile;
noi tutti guardiamo il rododentro
vicino che alza gli occhi ai raggi
del sole e beve le gocce di pioggia.
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
MATTINA INFERNALE
Per L. B.
L’incubo sfracella il cervello
sfascia la pace quando mi sveglio.
Salto dal letto,mi tremano le gambe
lacrime piovono dalle pupille.
Guardo il marito, dorme tranquillo.
Non oso svegliarlo ma il cuore
sembra un tamburo lanciato
contro il muro della nostra casa.
Chiamo l’amica del cuore, cerca
di tranquilizzarmi e parliamo
di poesia, di fantasie che diventano
parole sulla pagina bianca; m’invita
a dialogare. Ricordo un viaggio
sul Monte delle Fiorine dove un giorno
quasi ci siamo innamorati. Oggi stò male,
la pressione martella le tempie.
Non so come uscire dal buco nero
allora scrivo e riscrivo e cancello
i versi mafatti, direi maledetti
però non mollo fino al traguardo.
Come varcherò il confine che mi
trafigge questa mattina?
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 24 aprile 2017, ore 19:24
LA GABBIA
Come aprire la gabbia
della tua vita? Spegni
la rabbia che ti avvelena
arterie, vene e capillari.
Spalanca le porte
all’aurora. Perdona
gli errori ai tuoi nemici
e certe volte agli amici
che senza malizia ma
per pigrizia raccontano
il falso al posto del vero,
poi la coscienza
ti schiaccia al muro
chiedendo una scelta
fra bene e male.
Dice il Vangelo: meglio
gettarsi nel mare
al posto di fare
una cosa immorale.
Scegli la vita onesta;
il compromesso
imbroglia alla fine
e con la coscienza pulita
dormi tranquillo
senza terribili sogni.
Rinnega la gabbia
che ingabbia il dolore
nel palmo del cuore.
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cdore, 26 aprile 2017, ore 19:35
LE MIE PRIGIONI, UNA MICROSTORIA
1.
Come posso uscire dalle mie prigioni:
religiose culturali linguistiche geografiche?
Radici greco-romane veneto-ladine, ho imparato
latino (ma non il greco) l’italiano e il ladin
cadorino. Dalla Piccola Patria alloglotta
il koiné ladino dalle bocche dei Keltoi, poi
superimposta la lingua di Dante e di Petrarca;
ho digerito per forza l’inglese (emigrato per
42 anni vicino a Chicago). Vissuto e lavorato
al fianco di tanti afro-americanni e messicani,
di vari angloamericani e altri emigranti
bagnati nel calderone statunitense a causa
di disperazione e necessità di lavorare
erano bianchi e di altre minoranze arrivate
da poco negli U.S.A. Ho sofferto razzismo,
maldigerito epiteti anti-italiani, discriminazione
sul lavoro nella terra delle opportunità: la
Nuova Gerusalemme. Per fortuna o destino
non ho combattuto in Vietnam, non ho
frequentato i figli dei fiori, sudando ogni giorno
per procaccire il pane quotidiano. Ho creduto
e lottato per il mito kennediniano, per il
femminismo e per i diritti civili di ogni persona
insegnando ai 2 figli i nostri ideali. Nel 2000
sono rientrato a Vigo di Cadore, paese natio,
dove sono nato e cresciuto fino a 15 anni. Fui
adottato da Toni Nicolai, zio materno e arrivai
a Hammond, Indiana, nel novembre del 1959.
Sposato nel ’66, nel ’69 mi sono graduato dal
Wabash College nella cittadina di Crawfordsville
Indiana (dove naque il KKK). Nel ’71 fui impiegato
dall’Inland Steel Company come Rappresentante
d’Impiego. Dove lavoravo ho difeso tenacemente
i diritti degli operai per cui sono stato dclassato
dai dirigenti dell’Inland Steel a causa delle le mie
posizioni. Ho sofferto 4 soste nell’ospedale di
psichiatria a causa del mio bipolarismo. Nel 1989
ho iniziato il programma di italianistica all’Università
di Chicago, partecipando part-time e laureato nel
’98 con una tesi su Eugenio Montale. Contiuavo
a lavoare per l’Inland Steel, scrivevo poesie in inglese
italiano e ladin-cadorino per non cancellare dalla
memoria la lingua materna, le mie radici e la
rocciosa geografia: tutte azioni essenziali alla
sopravvivenza. Sono stato l’eterno nemo profeta
in paese, con l’unica speranza di conoscere e amare
sempre di più il Cadore e specialmente l’Oltrepiave.
Vorrei riempire i miei giorni camminando pian piano
nelle foreste, sui monti e fra la gente ladin-cadorina
però al destino futuro non si commanda …
2.
Cadore, dal celtico Catubrium (significa fortezza
eretta sopra un’alta collina), colonizzato prima
dei romani e di altre tribù. Vari paesi arrocati fra le
Dolomiti dell’enrosadira e popolate da gente fiera,
testarda, alquanto grezza ma sempre pronta a dare
una mano ai bisognosi. Dal tre al quattrocento hanno
scritto e applicato il sistema delle Regole—pura
democrazia come ai tempi dell’Atene antica—un voto
per ogni capofamiglia Regoliere (purtroppo erano
escluse le donne): Regolieri che si riuniscono
tuttora per decidere come usufruire dei beni comuni.
Ora le donne possono votare (dopo la morte dei loro
mariti). Troppi secoli di campanilismo hanno disfatto
le comunità. Al giorno d’oggi impera l’individualismo,
l’egocentrismo. Chi conosce la parola altruismo? Non
ho ancora incontrato nessuno fin’ora. … I paesi di
montagna si svuotano tragicamente: giovani all’estero
in cerca di lavoro, anziani riposano nel cimitero.
Troppe le case abbandonate che cadono a pezzi.
Qualche villeggiante da lontano costruisce una casa
per poi rivenderla a causa della crisi del mattone.
Forse abbiamo perso confidenza nel nostro paese.
Vorrei offrire un programma d’inglese per i paesani
nella speranza di tenerli a casa invece di emigrare.
Scrivo poesia in ladino inglese italiano che poi
traduco nelle lingue parallele. Qui pochi lavorano
i boschi, nei prati, in costruzione e quasi tutto
va in malora.
3.
Quale futuro lascieremo ai giovani rimasti
fra le Dolomiti? Lavoro pagato sempre più
al ribasso, poca o nessuna cultura, il vizio
di andare da un bar all’altro per poi dovere
guarirsi dall’alcolismo. Sono arrivate in
Cadore pure altre droghe nocive: le nuove
prigioni per giorni moderni. Spero che i ragazzi
dell’Oltrepiave, di tutto il Cadore non pensino
alla fuga dei meglio cervelli ma sviluppino nuove
occasioni di lavoro nelle valli ladin cadorine dalla
valle del Boite al Comelico a tutto il Centro Cadore.
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di C adorfe, 24-25 aprile 2017
CHIEDERE SCUSA
L’uomo che cammina
il sentiero più difficile
per capire come
chiedere scusa
diventa più saggio
di prima. Chiedere scusa
per tutto il resto
della vita sia a nemici
che ad amici e ogni
altra persona lo rende
misericordioso anche
se sempre umano.
Saper chiedere scusa
per torti mai subiti
è quasi divino. Continua
allora il tuo cammino
virtuoso restando
umile ma fermo nelle virtù.
Torto o ragione ti accresce
la capacità
di condividere l’amore
per il prossimo. Umiltà e
carità donano la felicità
ogni giorno della vita:
è l’altruismo che sfiora
la perfezione umana anche
se l’uomo resta imperfetto
mentre passeggia sul pianeta
verde. Forse scoprirà
la perfezione quando l’anima
trasumanerà dopo
la resurrezione del corpo
ma finché cammina sul suo
sentiero dovrà continuare
ogni giorno a seminare
la virtù di chiedere scusa
con tutte le forze,
perpetuamente,
per ogni torto subito
e ogni torno mai dato
anche se l’altro si arrabbia
ed aggredisce senza motivo.
Non importa se senti dolore
fallo lo stesso con amore.
È come innalzare
una preghiera
al tuo angelo custode
che volteggia al tuo fianco,
mai stanco di esaudirti
quando hai bisogno. Ascolta
il tuo cuore, questo non
è sogno ma più vero
di qualunque verità…
Copyright 2107 di Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 3 aprile 2017, ore 8:19
The man without life
Dead leaves, fallen sons
not too far roots under the ground.
Venice, love on sale
from our little giant
the shadow is not protected.
Man without life pays to search
the entire sea pounding within
and he does not see, barely glimpsed
in early morning after his binge
when bridges are arched,
backward, suspended but orderly.
The airplane's belly produces flights
and engines free falling,
more easily will it strike
the bedroom of a visionary.
Anyone will recognize summer
beneath the sign of greater success.
Ephesus buries itself,
Venice is sinking.
Angloamerican translation of Almerighi's poem L'UOMO SENZA VITA, by Adeodato Piazza Nicolai, Copyright 2017, All rights belonging to author and translator.
QUESTO AUTUNNO IN UNA VILLA DI AURONZO
Oggi non scende la pioggia sottile
di Gabriele D’Annunzio. Altri tempi
altri luoghi altre zone climatico-liriche.
A pranzo da mia sorella Linuccia e suo
marito Giovanni mangiamo una
spaghettata alle vongole (dette s-ciofole
in lingua ladin cadorina). Fuori le gocce
picchiano sulle foglie mogano-gialle:
l’acqua cadorina viene dall’oltralpe del
Tirolo dove forse rinfrescherà i boschi
seppure ben poco. Stiamo pranzando
nella villa Silvia, storica casa di Auronzo
dove Giovanni e qualche volta anche
la Lina fanno i guardiani tuttofare. Fuori
sulla veranda di legno i fiori piangono,
troppo bagnati alla fine d’autunno. Bimbi
e teenagers tornano a scuola malvolentieri
con rose begonie petunie mammole
e le violette sotto la pioggia di ottobre
ballano l’ultimo valzer cadorino. Noi tre
insieme alziamo al cielo una preghiera
che scenda a ribattezzarci noi tutti …
Copyright 2016-7 Adeodato Piazza Nicolai
I PRIMI BAMBINI SANTI
Giacinta e Francisco di Fatima
i primi bambini santificati
da Papa Francesco. La Grande
Guerra infuriava; nel Portogallo
neutrale appariva la Beata Vergine
Maria e, morti giovani, Francisco
e Giacinto diventano santi dopo
cent'anni dall'evento mariano:
per i fedeli cristiani momento
miracoloso che forse un poco
ha lenito il massacro del '15-'18.
Millioni di morti e feriti, un casus
belli globale senza misericordia
e significato, pura follia europea dei
capi di stato, anche quelli americani.
Doveva segnare la guerra per finire
tutte le guerre future poi arrivò
l’invasione del Ruhr e della Polonia.
Hitler e Mussolini da folli condottieri
macellarono bambini donne soldati
distrussero città e campagne per
finire disfatti dalla propria pazzia.
Mai più altre guerre? è forse il solito
mito fasullo, utopia/distropia
che ci condanna ogni giorno sul
nostro pianeta azzurro. La Madre
Terra sarà un cimitero universale,
pineta cosparsa di tombe. Quando
ascolteremo le trombe del Giudizio
Universale oppure moriremo tutti
durante l’inferno post-nucleare?
©2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 13 maggio 2017, ore 13:30
THE NIGHT IS GOD'S GRAVE
«The night is God's grave and day is one scar of pain».
These words were written on high, above the first door to the right.
At the entrance a word rebounded: «Welcome in the gallery of pain!».
And so I decided…And entered.
[…]
There is a wood full of babbling leaves that howl:
«Present is past and past is present».
There are the screams of the devil. As many words as the leaves.
An oak tree is talking to me:
«Open the first door on the right - it tells me –
and follow your right hand
which leads you to the left».
[…]
I open that door.
Three ships with sails to the wind
that out of some place tumutuously swells.
Yet they stand still.
Even the quivering sea is without motion.
Every detail is sharp and visible
as if buried in amber for one milion of millimetric years.
The second door to the right. I open it.
There is a tumult of shadows that enter
inside other shadows then exit; they furiously fight
for the forestage of my soul.
«But there is nothing for which to fight, I am dead already!»,
I state with feeble breath.
"A farse-like connubium of shades". I sadly think
they also are dead and can't hear my words.
[…]
As if I were swimming across the room. A window. I open it.
There is a statue in the empty square:
Porticos sucked up in the null.
Wood planks on a sea of basalt.
City of crystal.
Marble columns, stubble. Up high, above the frontispiece,
an owl in mourning follows men's footsteps.
The Fayum lady observes me. She would like to tell me something
but can't.
They also are dead and can't hear my words.
[…]
The room in the dark. I'm groping, a window. I open it.
There is a tower in the empty garden.
You can hear the crash of a butterfly falling from above
and the phosphorous glimmer of the yellow moon
landing on the toga of a sad emperor…
I blindingly launch myself forward. A window. I open it.
A calendar whose pages fall off, a clock,
a grave stone carrying my first my last name
and my birth date…
A blackened writing, I scratch it with my nails.
«Welcome to the scar called Earth».
[…]
«Is this all? – I ask myself – is there nothing else?».
The fog angel is crying on his bent knees.
The night smells of grave yard.
The scar called Earth is a big holy ground made of tomb stones.
©2017 of the original Italian poem by Giorgio Linguaglossa. ©2017 for the Anglo- American translation by Adeodato Piazza Nicolai.
QUINTA DOMENICA DI PASQUA
«Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore»
ma Tommaso disse a Gesù: «Signore, non sappiamo
dove vai; come possiamo conoscere la via?
Gesù disse: «Io sono la via, la verità e la vita.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.»
Io conosco soltanto una dimora sulla terra.
Ho sbagliato la via così tante volte; mi sono
smarrito, son ritornato sulle mie tracce
per trovarmi di nuovo all’inizio della strada
sbagliata, errante, vagabondo nel Sahara.
La luce del sole acciecante mi depistava oltre
la sabbia, miraggi di pozzi d’acqua inesistenti,
oasi abbandonate da uomini e animali. La dimora
terrestre era un inganno, le vie piastrellate di
pellegrini affamati di pane e di sostanza divina.
Cammina, cammina, ascolta il Dio della Luce,
della Via che porta oltre il Calvario, fino alla Fine.
In Lui non ci sono confini, soltanto la Pace.
Dulcis in fundo esistono solo la Via, la Verità e
la Vita infinita. E Filippo chiese a Gesù: «Signore,
mostraci il Padre e ci basta». Gesù gli rispose:
«Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai
conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto
il Padre. … Non credi che io sono nel Padre
e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non
le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane
in me, compie le sue opere. Credete in me:
io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro
credetelo per le opere stesse». O mio Signore
e mio Dio, io credo, non dubito ciò che non
vedo. La fede illumina ogni istante del mio
cammino però sono fragile, umano; tentenno
e barcollo. «Il tuo amore, Signore, sia su di me,
su di noi». In Te io spero, noi tutti speriamo …
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai,
Vigo di Cadore, 14 maggio 2017, ore 15:20
THE COURAGE TO SAY NO
Dedicated to Mario Rigoni Stern
As prisoner in Dachau or Auswitch
did you have the guts to say no
to the S.S. torturing you to discover
the names of your fellows in arms
fighting Hitler and Mussolini?
or where freedom fighters
were hiding before
a sortie against the Panzers?
It is too easy to be courageous
when nothing threatens your life;
it seems an act of courage
to go along with everyone else,
make the same easy choices
that all the world
seems to applause.
Ask Nelson Mandela,
ask Martin Luther King
ask Jesus Christ
how hard it is to say no
to temptation, how quickly
we find the easy way out.
It is so easy to say but hard
to act out and say no
when you know
how wrong it is to say yes…
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 13 May, 2017. All Rights Reserved.
IL CORAGGIO DI DIRE NO
Dedicato a Mario Rigoni Stern
Prigioniero a Dachau e Auswitch
avevi il fegato di dire no
alle S.S. che ti torturavano per scoprire
i nomi dei tuoi compagni d’armi
in lotta contro Hitler e Mussolini?
o dove si nascondevano i partigiani
prima di una sortita contro i panzer?
Troppo facile essere coraggiosi
quando non esiste alcun pericolo
per la tua vita, sembra un atto
di coraggio andare d’accordo
con tutti, prendere facili decisioni
che tutto il mondo
sembra applaudire.
Chiedete a Nelson Mandela
chiedete a Martin Luther King
chiedete a Gesù Cristo
quant'è difficile dire di no
a tentazioni, quant'è facile
trovare la scppatoia.
Troppo facile dirlo ma
difficile farlo e dire di no
quando sai
che è sbagliato dire di sì…
©2017 Adeodato Piazza Nicolai, traduzione italiana della poesia scritta in americano con il titolo THE COURAGE TO SAY NO.
WE ARE FOR HECUBA
Paris made love in the bridal room of Troy
without ever knowing it
maybe just an idea. A hairful of ashes.
A cloud of nothing. A cirrus cloud.
Fleshless.
We are here for Hecuba. Deprived of all
for bubblesveevv of air. Senseless
the slaughter on the Acropolis
for the ravished Spartan. A runaway bride.
She landed for Priamus as a simulacrum
of the beautiful queen of Sparta.
In his words she was moved by Olympus
like fire in the blood or shiver in the limbs
Helen never landed in Troy.
A city devoured by flames.
We are here for the wise partner of her King.
Defeated she goes to the ship.
The stare fixed on the eye of the Achean.
As if contrary to the enemy goddesses
in the disaster she gathers her women slaves
©2017 for the American translation by Adeodato Piazza Nicolai of the Poem “Noi siamo qui per Ecuba” by Gino Rago. All rights reserved.
PARADIGMI
Grazie, Alfredo de Palchi
Paradigmi celesti o terrestri
via crucis dell’uomo e della donna
che sostano nell’Orto degli Ulivi
per scendere poi all’inferno
nel pieno dell’inverno quando
la pelle s’irrigidisce, tremano
le gambe e anche le labbra,
coi piedi gelati sul precipizio.
Se squilla la tromba fatale
verrà forse il Figlio di Dio
a giudicarci, selezionarci e poi
scortarci al dormiveglia finale?
Il paradigma/paradosso ancora
non si è capito né decodificato
dall’intelletto dell’uomo.
Verrà ciò che verrà. Per ora mi godo
la passeggiata su questo pianeta già
scassinato, insozzato e rosicchiato
dai nostri rifiuti nelle terre del fuoco
avvelenate/abbandonate insieme
a radioattivi rottami contaminanti
piante umani uccelli ed altri animali.
In che paradigma viviamo ?
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 26 aprile 2017, ore 14:25
FEDE E RAGIONE
Ascoltaci, Signore…
E Gesù disse a Tommaso:
“Metti qui il tuo dito e guarda
le mie mani; tendi la tua mano
e mettila nel mio fianco: e non
essere incredulo, ma credente.”
Beati i non vedenti che credono,
ma la scienza non cede senza
prove verificate ad aeternum.
La fede crede senza vedere
toccare, sentire. Rimane
l’agnizione simile al lampo
che scoppia nel cuore ancora
prima che nell’intelletto. Non
mente, la fede, scompiglia
la vita di ogni credente, come
a San Paolo sganciato da cavallo
ed accecato dalla luce divina
per poi regargli la vita nuova
la luce eterna, infinita,divina.
La fede è un lumino a volte
splendente a volte così scuro
da sembrare la notte più buia
nel nostro pensiero. La luce oscilla
però la strada rimane fedele al
nostro lento, titubante cammino
santificato dal Redentore. E Gesù
disse ai discepoli: “A coloro a cui
perdonerete i peccati, saranno
perdonati; a coloro a cui non
perdonerete, non saranno perdo-
nati.” La grazia di Dio rafforza
la nostra fede, neutralizza ogni
grano di ragione per ogni stagione
ben oltre la nostra fine terrena…
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, “Domenica Seconda di Pasqua”
IL NOSTRO GIARDINO SEGRETO
I.
Nata bipolare e millenaria
con anima e cuore disgiunti
in perfetta simbiosi
per simboleggiare
l’amore fra uomo e donna.
Sei passione incondizionata,
fedele, libera, con dignità
senza misura; perseverante
nel nostro giardino dell’unione
segreta. Communione
e bandiera di un sinfonico
respiro condivisa fino al tramonto.
Illimitata dolcezza di mutue
carezze donate e ricambiate
negli attimi più inattesi quando
la luna sembra sfinita dal troppo
girovagare. E poi la sorpresa
dei baci sulle labbra assetate di
tenerezza, le guance infiammate
dal tuo pudore. Vorrei regalarti
ogni magnolia che sboccia coi suoi
pistilli come faville che salgono
nel camino della nostra baita…
II.
Ho riempito la tua veranda
con panzè di vari colori:
bianco e giallo dorato, viola
con arancione. Mi piacerebbe
lanciarli in aria come aquiloni
quando eri bambina innocente
spensierata e correvi in bicicletta
capelli al vento, le gambe graziose
spingendo i pedali e la gonna
trapunta di margherite volava come
le foglie dell’ippocastano appena
sbocciate. La rubelia è bianco
tappeto sospeso nell’aria.
O mia tenera panzè dammi
la mano e correremo lontano
lontano lontano…
III.
Una verde foresta di rododentri
nella conca segreta del nido
dove cogliamo mirtilli e fragole
margherite e rododendri appena
sbocciati, insieme ai funghi e fiori
selvaggi. Un’ape amica ti sfiora
le dita e tu con tenerezza la guidi
verso il petalo vicino. Arriva il
nipotino e ti sorride, poi scappa
di nuovo a gambe spiegate; vola fra
l’erba di primavera. Le mucche
pascolano lentamente, si muovono
piano brucando ritmicamente.
Cade adesso la pioggerella d’aprile;
noi tutti guardiamo il rododentro
vicino che alza gli occhi ai raggi
del sole e beve le gocce di pioggia.
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
MATTINA INFERNALE
Per L. B.
L’incubo sfracella il cervello
sfascia la pace quando mi sveglio.
Salto dal letto,mi tremano le gambe
lacrime piovono dalle pupille.
Guardo il marito, dorme tranquillo.
Non oso svegliarlo ma il cuore
sembra un tamburo lanciato
contro il muro della nostra casa.
Chiamo l’amica del cuore, cerca
di tranquilizzarmi e parliamo
di poesia, di fantasie che diventano
parole sulla pagina bianca; m’invita
a dialogare. Ricordo un viaggio
sul Monte delle Fiorine dove un giorno
quasi ci siamo innamorati. Oggi stò male,
la pressione martella le tempie.
Non so come uscire dal buco nero
allora scrivo e riscrivo e cancello
i versi mafatti, direi maledetti
però non mollo fino al traguardo.
Come varcherò il confine che mi
trafigge questa mattina?
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 24 aprile 2017, ore 19:24
LA GABBIA
Come aprire la gabbia
della tua vita? Spegni
la rabbia che ti avvelena
arterie, vene e capillari.
Spalanca le porte
all’aurora. Perdona
gli errori ai tuoi nemici
e certe volte agli amici
che senza malizia ma
per pigrizia raccontano
il falso al posto del vero,
poi la coscienza
ti schiaccia al muro
chiedendo una scelta
fra bene e male.
Dice il Vangelo: meglio
gettarsi nel mare
al posto di fare
una cosa immorale.
Scegli la vita onesta;
il compromesso
imbroglia alla fine
e con la coscienza pulita
dormi tranquillo
senza terribili sogni.
Rinnega la gabbia
che ingabbia il dolore
nel palmo del cuore.
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cdore, 26 aprile 2017, ore 19:35
LE MIE PRIGIONI, UNA MICROSTORIA
1.
Come posso uscire dalle mie prigioni:
religiose culturali linguistiche geografiche?
Radici greco-romane veneto-ladine, ho imparato
latino (ma non il greco) l’italiano e il ladin
cadorino. Dalla Piccola Patria alloglotta
il koiné ladino dalle bocche dei Keltoi, poi
superimposta la lingua di Dante e di Petrarca;
ho digerito per forza l’inglese (emigrato per
42 anni vicino a Chicago). Vissuto e lavorato
al fianco di tanti afro-americanni e messicani,
di vari angloamericani e altri emigranti
bagnati nel calderone statunitense a causa
di disperazione e necessità di lavorare
erano bianchi e di altre minoranze arrivate
da poco negli U.S.A. Ho sofferto razzismo,
maldigerito epiteti anti-italiani, discriminazione
sul lavoro nella terra delle opportunità: la
Nuova Gerusalemme. Per fortuna o destino
non ho combattuto in Vietnam, non ho
frequentato i figli dei fiori, sudando ogni giorno
per procaccire il pane quotidiano. Ho creduto
e lottato per il mito kennediniano, per il
femminismo e per i diritti civili di ogni persona
insegnando ai 2 figli i nostri ideali. Nel 2000
sono rientrato a Vigo di Cadore, paese natio,
dove sono nato e cresciuto fino a 15 anni. Fui
adottato da Toni Nicolai, zio materno e arrivai
a Hammond, Indiana, nel novembre del 1959.
Sposato nel ’66, nel ’69 mi sono graduato dal
Wabash College nella cittadina di Crawfordsville
Indiana (dove naque il KKK). Nel ’71 fui impiegato
dall’Inland Steel Company come Rappresentante
d’Impiego. Dove lavoravo ho difeso tenacemente
i diritti degli operai per cui sono stato dclassato
dai dirigenti dell’Inland Steel a causa delle le mie
posizioni. Ho sofferto 4 soste nell’ospedale di
psichiatria a causa del mio bipolarismo. Nel 1989
ho iniziato il programma di italianistica all’Università
di Chicago, partecipando part-time e laureato nel
’98 con una tesi su Eugenio Montale. Contiuavo
a lavoare per l’Inland Steel, scrivevo poesie in inglese
italiano e ladin-cadorino per non cancellare dalla
memoria la lingua materna, le mie radici e la
rocciosa geografia: tutte azioni essenziali alla
sopravvivenza. Sono stato l’eterno nemo profeta
in paese, con l’unica speranza di conoscere e amare
sempre di più il Cadore e specialmente l’Oltrepiave.
Vorrei riempire i miei giorni camminando pian piano
nelle foreste, sui monti e fra la gente ladin-cadorina
però al destino futuro non si commanda …
2.
Cadore, dal celtico Catubrium (significa fortezza
eretta sopra un’alta collina), colonizzato prima
dei romani e di altre tribù. Vari paesi arrocati fra le
Dolomiti dell’enrosadira e popolate da gente fiera,
testarda, alquanto grezza ma sempre pronta a dare
una mano ai bisognosi. Dal tre al quattrocento hanno
scritto e applicato il sistema delle Regole—pura
democrazia come ai tempi dell’Atene antica—un voto
per ogni capofamiglia Regoliere (purtroppo erano
escluse le donne): Regolieri che si riuniscono
tuttora per decidere come usufruire dei beni comuni.
Ora le donne possono votare (dopo la morte dei loro
mariti). Troppi secoli di campanilismo hanno disfatto
le comunità. Al giorno d’oggi impera l’individualismo,
l’egocentrismo. Chi conosce la parola altruismo? Non
ho ancora incontrato nessuno fin’ora. … I paesi di
montagna si svuotano tragicamente: giovani all’estero
in cerca di lavoro, anziani riposano nel cimitero.
Troppe le case abbandonate che cadono a pezzi.
Qualche villeggiante da lontano costruisce una casa
per poi rivenderla a causa della crisi del mattone.
Forse abbiamo perso confidenza nel nostro paese.
Vorrei offrire un programma d’inglese per i paesani
nella speranza di tenerli a casa invece di emigrare.
Scrivo poesia in ladino inglese italiano che poi
traduco nelle lingue parallele. Qui pochi lavorano
i boschi, nei prati, in costruzione e quasi tutto
va in malora.
3.
Quale futuro lascieremo ai giovani rimasti
fra le Dolomiti? Lavoro pagato sempre più
al ribasso, poca o nessuna cultura, il vizio
di andare da un bar all’altro per poi dovere
guarirsi dall’alcolismo. Sono arrivate in
Cadore pure altre droghe nocive: le nuove
prigioni per giorni moderni. Spero che i ragazzi
dell’Oltrepiave, di tutto il Cadore non pensino
alla fuga dei meglio cervelli ma sviluppino nuove
occasioni di lavoro nelle valli ladin cadorine dalla
valle del Boite al Comelico a tutto il Centro Cadore.
Copyright 2017 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di C adorfe, 24-25 aprile 2017
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