sabato 21 gennaio 2017

“Meglio se lascio scoperchiato il cuore”

Lorenzo Ciufo, Come se tutto biancoGheNoMeNa 2016

recensione di AR

http://www.ghenomena.it/prodotto-142951/Come-se-tutto-bianco.aspx
Questa raccolta che presenta poesie anche in inglese e polacco, si apre con le famose parole di Pasolini: “Solo l’amare, solo il conoscere / conta, non l’aver amato, / …” ed è dedicata al padre dell’autore. Il primo verso (p. 10) recita: «Non accendete luci per favore», e il quarto: «Mi basta la memoria, quel fermo immagine». A pagina 12 troviamo questa descrizione-ricordo vitale e malinconica: «Posato ho la tua voce sul cuscino. / Mi terrà compagnia in questa notte / scura. La tua voce roca, severa. / Emanava decreti, ma leggeva / poesia. E amava. A modo suo, ma amava.»

Tutto il libro è una tensione fra il desiderio di fare memoria degli affetti che per tutti sono fondamentali e che pure sono destinati a lasciarci o a trasformarsi e la consapevolezza della sofferenza che tale ricordo comporta; un dolore che nel bene e nel male ci cambia e cambia la nostra percezione del mondo («… È la vita di dentro / che dipinge il mondo.», p. 36), per cui lo stesso: «Ulisse, già a Itaca, è perplesso: / è quella la sua terra? / Quelle le bianche pietre, quelle / le sabbie, asciutte, calde, nelle unghie, / a grani nella congiuntiva?» (p. 16).

Tante le immagini che costellano come punti-luce di forza e bellezza questa silloge: «Di ore donami un container.» (p. 20); «Con le manine giunte dicevamo / preghiere che non capivamo / come dialetto d’un paese / straniero. E alle parole legavamo / pensieri liberi, lingua del cuore.» (p. 25); «Hai il potere dell’innocente fare, / la virtù del non detto  che fa male.» (p. 29)

Già da queste brevi citazioni, si rileva la musicalità sobria dei versi (spesso endecasillabi e settenari, anche doppi come a pagina 32: «Bussare alla tua porta come bussarmi dentro.») e l’auspicio di trovare nelle parole poetiche quegli strumenti potenti e proteiformi che ci permettono di leggere la realtà nel suo tessuto complessivo (e sorprendentemente bello nonostante tutto): «Sì ai colori diversi, ma le tessere / rimangano a posto e tutto quadri.» (p. 38); «Raggi del sole che rincasa / sfuggono alla serrata delle nubi. / Io mi ci aggrappo e mi ci impiglio / sì come fa mio figlio al parco giochi / tra reti e corde dell’arrampicata» (p. 40); «… Ops, dimenticavo / di mettere il coperchio sulla pasta / che riprenda l’acqua il suo bollore. // Meglio se lascio scoperchiato il cuore.» (p. 48); «Se scrivo nel buio, la mano è più libera / sul foglio, dove le righe non tengono / e il campo s’apre senza confini, / come se tutto bianco.» (p. 52).

In fondo il poeta è un agricoltore che ha raccolto e selezionato con cura i semi per spargerli con sapienza e amore lungo il solchi del silenzio… il campo bianco che a loro permette di dar frutto e a chi lo “ascolta” di far vibrare la propria anima in empatica e amorosa sintonia: «Da dove nasce questo mio tacere / se non dal mio guadare l’inatteso. / Resta la mia parola / (…) / … Perdonate, / senza capire, per amore.» (p. 54).


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