pro manuscripto, Rimini 4 settembre 2016
Canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta
nota di lettura di AR
Questa plaquette è un inno alla misericordia del Padre che –
come troviamo nell’esergo tratto dalla Misericordiae Vultus di papa Francesco – “ci ama e vuole condividere con noi la sua
vita”. È dunque poesia d’amore nel senso più alto e più ampio, un amore che si
fa vicino e ci capisce molto meglio di quanto noi stessi riusciamo a capirci,
così limitati dalle imperfezioni personali e dai condizionamenti sociali, dalle
malattie, dai lutti, dai traumi e dalle ferite che caratterizzano la condizione
umana intrisa di bellezza ma costantemente insidiata dal maligno. A questo
amore misericordioso che si è reso visibile in Cristo, Ardea si rivolge con versi-preghiera di grande eleganza
e trasporto fiducioso, icastici ed empatici al tempo stesso: «Il male che ci
affligge / nella quotidiana cura / conduce a Te / inconsapevolmente». Le
poesie, costellate di aforismi, sono precedute da citazioni dal libro della
Sapienza e ci donano la luce di una voce ardente perché sa farsi infiammare
dalla Parola e sa riconoscerla negli incontri quotidiani con le persone, specie
se fragili, bisognose, neglette; anche nelle persone più dimenticate e
“improbabili” l’occhio della fede può riconoscere in umiltà un nucleo infinito
di bellezza: «Facendomi obbediente / mi adagio / e Ti chiedo / il senso della
vita». Sono gli ultimi versi di quest’opera che irradia di luce anche gli
angoli oscuri e difficili: «Superare le cadute / le giustificazioni personali /
gli ostacoli che umiliano» e ci invita a farci sorprendere («Lo stupore in un attimo / si
allarga») da un preludio di luce che è già ora un assaggio di paradiso se ci
rendiamo conto che: «Un mistero / scuote e provoca / le impronte inconfondibili
/ dei passi» e che «Il perdono / è come una gran festa».
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