Sono trascorsi
Sessantatré anni dalla scomparsa della giovane voce del primo cittadino di
TRICARICO (MT): era il 15 dicembre 1953, a Portici (NA) e per molti critici era
anche il primo poeta neorealista che usciva dalla scena umana.
Nato il 19
aprile del 1923 in quella terra dimenticata agli occhi di molti, la sua Basilicata,
respirò l’aria della città di Salerno, cara ad Alfonso GATTO, ospite come
studente dell’Abazia di Cava de’Tirreni, viaggiò lungo la nostra penisola, da
Nord a Sud, studiò in città sempre diverse, senza completare il percorso
universitario.
Come molti
uomini del sentire civile, Scotellaro, militò in politica e nel ruolo di
sindacalista in favore dei contadini ridotti ad una vita di stenti per le
condizioni ambientali e per la durezza dei padroni delle terre. Lo Stato era
sempre lontano e il Nostro, di fronte ai “ Padri della terra”, decise di
realizzare una lista civica (elezioni del 1946) riuscendo a divenire sindaco del
luogo natale.
Era
giovanissimo e con poca esperienza politica ma amava la sua gente, quella non
emigrata dai luoghi natali e nei dintorni, rimasta a nutrire di sudore la poca
terra a disposizione.
La sua
elezione a primo cittadino durò solo pochi anni “i padroni” lo condussero
insieme ai suoi sostenitori “sull’orlo dei burroni” facendolo arrestare con l’accusa
di concussione (era il1950):
«Carte
abbaglianti e pozzanghere nere /
hanno pittato la luna /
sui nostri muri scalcinati! /
I padroni hanno dato da mangiare
quel giorno si era tutti fratelli, / come nelle feste dei santi /
(…)
I portoni ce li hanno sbarrati / si sono spalancati i burroni. /
Oggi ancora e duemila anni / porteremo gli stessi panni. /
Noi siamo rimasti la turba / la turba dei pezzenti, /
quelli che strappano ai padroni / le maschere coi denti.»
Questa amara
esperienza segnò la sua esistenza ma non la testimonianza di fronte alle
sofferenze della sua gente desiderosa di riscatto economico e culturale.
Noi che lo amiamo, stiamo vivendo il
primo drammatico ventennio di questo Ventunesimo secolo colmo di tutte le
sciagure che l’uomo può produrre: guerre, crisi economiche, violenze di ogni
genere, genocidi, disastri ambientali, distruzione delle risorse del pianeta
che abitiamo.
Lo spirito dell’Uomo
non è questo. Come nelle grotte preistoriche le pitture rupestri erano la
comunione tra le mani di colui che realizzava il disegno sulla pietra e lo
Spirito cosmico (energia percepita), così i versi (la Poesia) sgorgano dalla
mano del Poeta immettendo l’energia del singolo in quella dell’Universo.
La poesia di
Scotellaro è un canto intramontabile che ha superato il tempo della fine nel
suo sorgere e regge tutti noi che lo ascoltiamo.
Oggi, lo
scrittore contemporaneo Paolo Saggese, sulla scia degli autori e critici
letterari che hanno documentato la bellezza della poesia del Nostro, continua
la lotta civile intrapresa:
«Ringrazio
preliminarmente gli organizzatori per l’invito rivoltomi e mi congratulo per il
Convegno che quest’oggi per una serie di ragioni, cui qui fugacemente farò
riferimento. Innanzi tutto, occorre dirlo, la figura di Rocco Scotellaro
rischia, con il passare degli anni, di essere confinata in ambiti regionali non
solo a seguito di una scarsa attenzione verso la sua poesia che si può
registrare in antologie e storie letterarie contemporanee, ma anche a seguito
della emanazione delle “Indicazioni nazionali” per i Licei (DM 211/10) in cui,
relativamente al Novecento pieno, su diciassette autori citati, non è presente
nessun poeta e scrittore meridionale.»
(da: Rocco e i suoi “fratelli”, pag. 93, Editore: Parco Letterario Francesco De Sanctis,
agosto 2015).
La lotta civile
dei Poeti del Sud continua con la testimonianza viva, come il negativo delle
mani nelle grotte preistoriche lasciate dall’ocra soffiata dalla bocca dell’uomo,
fatta nostra dai versi di Rocco Scotellaro:
«(…) Ma così
non si piegano gli eroi / con la nostra canzone scellerata.
Nei padri il
broncio dura così a lungo. / Ci
cacceranno domani dalla patria, /
essi sanno
aspettare / il giorno del giudizio.
/ ”
(da: I padri della terra se ci sentono
cantare)
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