giovedì 24 novembre 2016


Le coincidenze di Apollinaire

di Davide Cortese






L'intersezione e la contaminazione sono una costante della vita di Guillaume Apollinaire, come di molti altri artisti della sua stessa generazione. La volontà di entrare in un mondo, quello della modernità, e di tradurlo richiede mezzi diversi da quelli tradizionali: l'interazione tra le arti, un approccio mentale che si serve di materiali estranei alla propria disciplina. Per questo il poeta francese sembra essere una scelta perfetta per la collana “Coincidenze” delle Edizioni L'Arca Felice, che propone poesie e lavori grafici al lavoro insieme. L'ultima plaquette pubblicata, In viaggio con Apollinaire, riporta dieci poesie, estratte dalle tre raccolte dell'autore; tradotte dal poeta Mario Fresa e affiancate dai disegni di Massimo Dagnino.
L'entusiasmo di Apollinaire verso il nuovo convive con altre dinamiche emotive: un senso di nostalgia investe la totalità della vita. Il passato, sentito perduto e male impiegato, rode il presente costringendo il poeta a una sorta di «gambero». Un continuo rivolgersi indietro, ostaggio del dubbio che cancella ogni possibilità di rottura; l'uscita dallo stallo è sempre rimandata: «O belle, mie belle, terribili giornate! / Topini del tempo che la mia vita divorate! / Trent'anni, miodio, trent'anni li compirò tra un mese! / Che tempo perduto! Che ore malissimo spese!». 
Lasciate da parte le controfigure animali del “Cortège”, il poeta non abbandona la nostalgia, ma la trasforma nel motivo del ricordo: generatore di «legami» con le persone amate o con personaggi che il mondo esterno offre. Perso il suo carattere occlusivo, il ricordo è percepito come qualcosa di compiuto, ad esempio un «frutto», e nello stesso tempo come labile («I ricordi sono corni da caccia /  E il loro suono si disperde nella bocca del vento»). L'ambivalenza della memoria, che nell'attualizzarsi subito scompare, permette di mantenere una consistenza al sé e lasciare aperto il campo alle possibilità, il nuovo reso accessibile: «Ascolta cadere i legami che ti tengono su, che ti tengono giù».

I disegni di Massimo Dagnino propagano dal testo. Gli animali delle poesie, ripresi dal segno, fanno trasparire una certa continuità; passata, però, attraverso «il cavo del cuore». Il logo della collana riconfigurato esplicita la poetica dell'autore nei confronti dell'“illustrazione”: come i topi che imperversano rosicchiando il paesaggio loro dato, le tavole fanno cibo dei testi. Si aprono «incontri» tra materiali di scarto e  impresagite vedute.

                                                                                                                                                                                                                

Mario Fresa, In viaggio con Apollinaire, Edizioni d’arte L'Arca Felice, Salerno, 2016.


Guillaume Apollinaire