mercoledì 2 novembre 2016

La fraternità di una natura sfuggente e l'anatomia dell'io- Kerberos Bookstore legge Lamberti

Ecco un estratto dall'articolo di Mario famularo apparso sul Kerberos Bookstore. Una lettura attenta dell'opera prima di Claudio Lamberti  "le cose piccole non si vedono in autostrada"

"In più di una poesia gli elementi esterni sono presi da un movimento continuo, rapido: “vedo il ponte e la
rincorsa / il salto e l’aria / mi percorre”, “luci che corrono / dritte”, “eco che nell’aria corre”, “entra vento”, “clorofilla al vento / vieni via”, “l’ombra e la luce nell’erba / si rincorrono”, “il tempo / sta precipitando”.
È evidente la frequenza del “correre”, che pervade febbrilmente tutto ciò che è esterno al Lamberti; tale reiterazione sembra quasi incorniciarlo in una posizione alienata di
osservazione, quasi irrequieta, confermata qui e lì da qualche suggestione di immobilità: “smettetela di correre”, si lascia sfuggire in “Leucosia”, e ancora, in “Sogno di gravità”: “Mi viene voglia / di svenire / in cima alle scale / rotolare / fermo / su marmo”, dove l’aspirazione al dinamismo è assolutamente astratta nella dimensione del sogno, quasi a confliggere con una realtà statica, di immobilismo.
Il Lamberti sembra riconoscersi in una tensione alla lentezza e alla staticità, in un mondo, che lo circonda, che invece non smette di muoversi convulsamente, quasi senza aspettarlo, senza rispettare i suoi tempi: “sappi che amo i silenzi”, dice, e ancora: “Non posso muovermi”, “Cammino lento”, “Prova a muoverti ora”.
Il primo aspetto è pertanto quello del conflitto tra un apparente immobilismo dell’io – e un dinamismo dell’altro-da-sé – in particolare tutto ciò che appartiene alla realtà fisica e naturale. Il secondo aspetto importante che permea l’intera opera, è il rapporto profondo tra gli elementi e i sentimenti umani: c’è una profonda fusione panica nel descrivere elementi naturali con tratti tipicamente umani, con una sensibilità e un’affinità che li avvicina al lettore; allo stesso tempo, gli aspetti umani del soggetto si caricano di elementi oggettivati, fisici, quasi scientifici e anatomici.
Il risultato di tale procedimento è una convergenza dell’uomo e dei fenomeni naturali, che crea uno strano rapporto tra uomini e cose, dove le seconde, umanizzate, sembrano quasi più affettuose e sensibili dei primi, che sembrano cercare conforto dal proprio stato di afflizione: “Mentre l’alba si riposa / a guance strette su di me / … / la notte l’attende / con un canto”, “le mani cingono / spalle tremolanti”, “mentre urlo / nel guard-rail / mi scompongo”, “Mi guarda / leopardo / un mattino blu scuro d’ambizione”."

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