[…] per poi svenire stremato
dentro il vero me stesso
e da quel momento
misuro ogni delirio
tenendo sotto il braccio
ogni giorno un pennello. […]
Luca Bresciani Modigliani – LietoColle 2015
Per iniziare l’analisi de L’Elaborazione del Tutto silloge inedita di Luca Bresciani, vorrei partire da una particolare suggestione tratta dal libro edito dalla LietoColle, Modigliani sempre scritto da Bresciani. In questi versi si intuisce come l’esser pittore sia il metro con cui l’artista misura le cose, cioè che attraverso la pittura, probabilmente, egli misurava soprattutto se stesso.
Leggendo le poesie inviatemi ho notato subito una precisione quasi chirurgica nella strutturazione delle parti che compongono l’elaborato inedito, di cui presenterò una selezione di 5 poesie, ma di cui mi permetto di parlare in toto.
Le 5 parti che costituiscono la silloge (Solo noi per terra, l’onestà dei sassi, Il corpo disumano, lettera alla vita, Quasi preghiere) evidenziano un percorso ben preciso alla fine del quale noi, ma anche l’autore, sa qualcosa in più riguardo a sé. Dunque, similmente a Modigliani, potremo dire che l’autore cade nel vero sé stesso, e misura con la penna in mano ogni cosa. E’ un percorso di riscoperta, quello che ci propone Bresciani, di riscoperta spirituale ; di una spiritualità sensibile, la chiamerei, perché non è tesa alla mortificazione dello stato terrestre in favore di uno celeste, ma anzi, sembra quasi voglia salvaguardare questa peculiarità. Cosciente del qui ed ora, Bresciani oppone il suo scacco agli agenti esistenziali, facendo leva su questa sua particolare postura dello spirito, estremamente equilibrata. Equilibrata è anche la versificazione la quale, anche se non così rigida da poter essere definita chiusa, si sostanzia in un ritmo modulare ( in cui si avvicendano vari metri: endecasillabi, settenari, ottonari etc…) che, quasi sempre, rispetta pacificamente la pausa a fine verso. Questo approccio misurato è parallelo a una ‘descrizione lirica’.
In questa dimensione si generano tutti i dissapori che l’autore ha prima con se stesso “Sono affondato a mezzanotte/ fissando il grembo di mia moglie/ e ora sono una bambola disfatta/ con cui neppure il buio si trastulla.” E poi col mondo: “Non può essere giustiziato/ sparandogli albe nel petto/ ma deve essere sconfitto/ esiliandolo in un diniego.” La prima parte di questo lavoro evidenzia un suggestivo dualismo maschile-femminile in cui si esprimono le differenze tra i due generi: la seconda vive dolorosi patimenti che sottolineano il suo esser viva, il primo, invece, tende a essere inebetito dalla sua vuotezza. Nelle prima parti di questo percorso, Bresciani ci mostra come egli si sia impadronito della parte femminile, che inizialmente presenta, per poi distruggersi dolorosamente e ricomporsi nella postura spirituale che lo caratterizza. Riscoperta questa “femminilità speranzosa” e dopo aver esaminato il dramma del “corpo disumano “, non ci si può che accostare con difficoltà alla vita che non sembra, soprattutto nel rapporto con gli altri, soddisfare le necessità maturate lungo questo percorso. In questo spazio sofferente, in questa guerra, ci soccorre la citazione di Pavese che apre il capovolgimento del conflitto nell’ultima sezione della silloge “quasi preghiere”:
“In fondo, il segreto della vita è di fare come se ciò che ci manca più dolorosamente noi l'avessimo . Convincersi che tutto è creato per il bene, che c'è la fraternità umana - e se ciò non è vero, che importa? Il conforto di questa visione consiste nel crederci, non nell'essere lei reale. Perché se io ci credo, se tu, se lui, se loro ci credono, ecco che sarà avverata. “Cesare Pavese
Sulla scorta di queste parole, Bresciani tenta il suo scacco agli agenti esistenziali e a questa guerra di logoramento ingaggiata con essi. Pur riconoscendo razionalmente il carattere utopico della propria posizione, che da forma a precise speranze riguardo una redenzione umana, egli insiste in questa “utopia” strattonandola, quasi per obbligare quel mondo, caratterizzato da un amore armonico, a farsi terrestre: “Poi strattoni decisi/ di tricipiti e pensieri/ per obbligare i sogni/ a fare passi in avanti.” Una fede istintiva, quella di Bresciani, perché originata da impeto autentico di riscoperta spirituale, dunque non settariamente meccanico, in cui la rivisitazione del culto riflette e struttura una scoperta interiore.
parte II L’onestà dei sassi
L’onestà dei sassi
voglio nei miei occhi
per lapidare i miei contorni
e reggermi solo sui battiti.
Per imparare che un uomo
può sottomette un uomo
solo per covare la sua
speranza
donandogli calore e
grandezza.
L’onestà dei sassi
voglio nei miei occhi
perché il dolore è l’unico
spazio
dove celebrare il nostro
risveglio.
Un altare sospeso sui rimorsi
dove distruggerci per
ricrearci
tornando ad abbracciare la
promessa
di perseguire armonia e
saggezza.
*
Mi sai prendere in bocca
come fa con i cuccioli una
gatta
e mi metti in salvo dal vizio
di vivere solo il mio
strazio.
La tua saliva calda
nella mia mente gelida
fa piegare le braccia
ai giganti del nulla.
E ritorno a cogliere
le rotondità mature del
vivere
per spalmarle sui miei
contorni
rendendoli dolci prima di
cancellarli.
parte IV Lettera alla vita
parte IV Lettera alla vita
Mi affido a chi ha fede
e non ha chi ha religione.
Consegno i miei infarti
a chi coltiva la luce negli
istinti
usando solo il proprio polso
per sradicare le lusinghe del
buio.
A chi avvita il respiro
al dolore più calpestato
mentre gli occhi si issano
sulle punte
per danzare oltre le
apparenze.
Parte V Quasi preghiere
Parte V Quasi preghiere
Innamorarci dei palmi
che non hanno destini lucidi.
Scioglierne come nodi
le impronte digitali
prima che cadano morte
su fogli con troppe scritte.
Sfilarne poi un capo
tirando tra mare e cielo
fino a sentirlo tendere
diventando un orizzonte.
Poi strattoni decisi
di tricipiti e pensieri
per obbligare i sogni
a fare passi in avanti.
*
Rovistare tra gli aggettivi
accartocciati e resi folli
alla ricerca dell’unico
attributo
che ci può togliere le zanne
dal viso.
Ritrovare un essere Buono
che si rifiuta di farsi furbo
sapendo che si salva dalle
ombre
solo chi dona le proprie
altezze.
Luca Bresciani nasce
a Pietrasanta (LU) nel 1978. Incomincia a scrivere a 16 anni componendo testi
per canzoni e poi dedicarsi esclusivamente alla poesia.Con poesie inedite vince il
premio Versilia Giovani Giovane Holden. Pubblica nel 2007 Graffi di
luce (Giovane Holden) e La mia notte (Edizioni il filo). Nel 2009
Lucertola (Edizioni del leone), nel 2011 6256 Canova(Edizioni il molo), e
nel 2013 Colibrì, la vita alla vita (Marco Del Bucchia). Nel 2015 pubblica
Modigliani per Lietocolle. E’ presidente dell’associazione culturale Vita alla Vita con cui organizza eventi culturali rivolti a dar spazio ai giovani
artisti, tra cui il concorso di poesia gratuito under30 “Vita alla Vita”. Nel 2016 con la silloge inedita L’elaborazione del Tutto è finalista del premio Casa Museo Alda Merini con giuria formata da personaggi illustri della poesia italiana tra cui Vivian Lamarque e Franco Buffoni.
Luca Cenacchi è nato a Forlì nel 1990. Nel 2011 la poesia Laocoonte – ovvero di se stesso è stata selezionata per essere pubblicata nell’antologia del Premio letterario Ottavio Nipoti - Ferrera Erbognone. Ha contribuito a fondare e sviluppare il forum letterario i Gladiatori della penna. I suoi testi sono stati presentati nella serata Arcadie Invisibili all’interno del progetto La Bottega della Parola organizzata dallaAssociazione culturale Poliedrica di Forlì. Nel 2016 il blog letterario Kerberos ha scritto un articolo critico di alcune sue poesie inedite Valore-contenuto e valore-bellezza: il senso del sacro attraverso la trasfigurazione dell’immagine e la neutralità del messaggio. Nel mese di Aprile dello stesso anno tre sue poesie (La Perla , Anoressica e Francesca) sono state selezionate per essere inserite nella antologia La mia sfida al male pubblicata a seguito della terza edizione del concorso letterario Come Farfalle Diventeremo Immensità , in memoria di Katia Zattoni e Guido Passini, indetto da Fara Editore. Aspirante critico letterario è ansioso di contribuire al dibattito sulla poesia contemporanea attraverso la rubrica critica Gli Specchi Critici realizzata in collaborazione con il blog Kerberosbookstore, Fara Poesia e ora anche L'Arcolaio. Nel 2016 è stato giudice presso il concorso Faraexcelsoir 2016. Ha partecipato alla rassegna poetica di Pianetto Poeti alla finestra presentando una serie di poesie inedite. Per ulteriori informazioni sul progetto: glispecchicritici@gmail.com, facebook, twitter
Luca Cenacchi è nato a Forlì nel 1990. Nel 2011 la poesia Laocoonte – ovvero di se stesso è stata selezionata per essere pubblicata nell’antologia del Premio letterario Ottavio Nipoti - Ferrera Erbognone. Ha contribuito a fondare e sviluppare il forum letterario i Gladiatori della penna. I suoi testi sono stati presentati nella serata Arcadie Invisibili all’interno del progetto La Bottega della Parola organizzata dallaAssociazione culturale Poliedrica di Forlì. Nel 2016 il blog letterario Kerberos ha scritto un articolo critico di alcune sue poesie inedite Valore-contenuto e valore-bellezza: il senso del sacro attraverso la trasfigurazione dell’immagine e la neutralità del messaggio. Nel mese di Aprile dello stesso anno tre sue poesie (La Perla , Anoressica e Francesca) sono state selezionate per essere inserite nella antologia La mia sfida al male pubblicata a seguito della terza edizione del concorso letterario Come Farfalle Diventeremo Immensità , in memoria di Katia Zattoni e Guido Passini, indetto da Fara Editore. Aspirante critico letterario è ansioso di contribuire al dibattito sulla poesia contemporanea attraverso la rubrica critica Gli Specchi Critici realizzata in collaborazione con il blog Kerberosbookstore, Fara Poesia e ora anche L'Arcolaio. Nel 2016 è stato giudice presso il concorso Faraexcelsoir 2016. Ha partecipato alla rassegna poetica di Pianetto Poeti alla finestra presentando una serie di poesie inedite. Per ulteriori informazioni sul progetto: glispecchicritici@gmail.com, facebook, twitter
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