lunedì 26 settembre 2016

Una sfida continua ai potenti…


William STABILELa forza degli schiavi, Edizioni Dot.com Press, Milano 2016

recensione di Vincenzo D'Alessio


Aspettavo la pubblicazione della raccolta di William STABILE, esattamente dopo che l’ho letta in cuna pubblicata sul Blog delle Edizioni FARA di Rimini, fondate dal poeta Alessandro RAMBERTI.

Mi sono reso conto che gli alisei avevano spinto la nave del Nostro nella giusta direzione, conforme alla prima raccolta poetica: Contrappunti e tre poesie creole (FaraEditore, 2006) proprio come recita la dedica apposta a questa seconda raccolta: “questo libro / è dedicato a mia figlia G. / che mi ha indicato la rotta giusta”.

Ho accolto l’invito, in quarta di copertina, della poetessa Laura DI CORCIA che scrive per questa raccolta poetica: “(…) Quando si ha di fronte la poesia la si riconosce subito: e qui ci sono cuore e perizia, ritmo, immagini e capacità di penetrare il fenomenico. Un libro da divorare, da leggere e rileggere.” – ed ho iniziato a rileggere il Vangelo secondo STABILE.

La “Buona Novella” nei versi del Nostro parla all’Umanità di tutti i tempi e lo fa nel modo più bello, in Poesia. Lo scrive nell’ottima prefazione al testo, il poeta e critico letterario, Stefano GUGLIELMIN: “(…) Leggere La forza degli schiavi significa dunque portarsi sulle spalle questa complessità, che è di formazione e biografica, frutto di letture spesso lontane dalla tradizione italiana e di una scelta stilistica che vorrebbe togliere la distanza fra popolo e scrittura, laddove appunto 'popolo' non sia gregge, bensì soggetto attento al cambiamento, partecipe delle scelte, ente maturo di una democrazia ancora tutta da costruire” (pag. 5).

Il popolo di cui scrive GUGLIELMIN non esiste.

Le quattro sezioni della raccolta del Nostro lo dimostrano.

Non c’è Democrazia, ovvero potere del popolo, ché non c’è il popolo a cui affidarla. “Il gregge ” è numeroso, più dei singoli che annunciano la “Buona Novella”.

Raccolgo la citazione, alla terza sezione del libro: “Da un certo punto avanti non vi è più modo di tornare indietro. È quello il punto al quale si deve arrivare” (F. Kafka). È questa la sezione poetica dedicata a Christian FLETCHER, ufficiale di marina inglese, che guidò l’ammutinamento della nave Bounty nel XVIII secolo, il quale viene preso a modello della lotta contro la schiavitù del potere.

La sezione è contro le piaghe che affliggono gli schiavi di oggi: guerre, vendita di armi e droga, false religioni, inganni attraverso i media, sfruttamento delle risorse del pianeta fino allo stremo, finta Pace.

Intanto gli schiavi muoiono in mare, nei deserti, nelle fabbriche poste nei cosiddetti paesi in via di sviluppo, nelle miniere, nei luoghi dimenticati, vittime delle malattie, della mancanza d’acqua, del cibo e dei medicinali. La “benestante” Europa costruisce muri: e chi li ferma!

Anche il poeta meridiano Rocco SCOTELLARO indicava nei suoi versi la strada da intraprendere per ottenere il riscatto da una terra abbandonata all’eterno destino di isolamento: “(…) Ma nei sentieri non si torna indietro. / Altre ali fuggiranno / dalle paglie della cova, / perché lungo il perire dei tempi / l’alba è nuova, è nuova” (da Sempre nuova è l’alba).

William STABILE è il poeta dei viaggi, l’uomo il cui destino è indicato nelle costellazioni che guidano, di notte negli oceani, i naviganti. L’intera raccolta vibra degli spruzzi delle onde sul viso, dei nomi dei luoghi visitati: “(…) sulle carte / nominavo sempre / i luoghi cercati / inospitali, marginali / sconosciuti / con una delle mie più / belle mappe in mano” (pag. 36).

Una sfida continua ai potenti di questo mondo, ai luoghi dove la Libertà viene soffocata nel silenzio delle scomparse: “(…) non avevo mai saputo / cosa muoveva il mio cuore / la voglia irrefrenabile / di sovvertire l’ordine / un’avversione naturale / per i capi / & le posizioni di potere” (pag. 37).

Aver riletto la raccolta, quasi un poema leggendario, in noi sorge il vuoto della coscienza, il rancore per non poter modificare la schiavitù dove si consumano le nostre esistenze. La nostra forza non contiene l’energia necessaria per rivoluzionare il sistema che conduce al naufragio personale e delle nostre discendenze. La forza degli schiavi è un sussulto di rabbia, una incontenibile voglia di cambiare il destino che viviamo su questo pianeta in frantumi.

In chiusura avvicino i versi di STABILE a questi di un poeta contemporaneo: “Se essermi è un carcere / è in questo carcere che sono libero / se qui sono libero / non fuggirmi adesso che ti avvicini / ma liberami, piuttosto, / perché io non ti vedo” (P. Cappello: Azzurro elementare).

Bellissimi gli acquerelli del maestro Sergio VECCHIO: corredo esemplare per la poesia vera.

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