Il
libro crea in tal modo, immediatamente, una relazione intima tra Autore e lettore,
siamo già pronti ad affrontare il viaggio, l’avventura poetica.
L’Abbraccio è diviso in quattro sezioni: patria notte, febbre di neve,
gli esclusi, la vita vista da qui. Le sezioni hanno in epigrafe,
rispettivamente, le parole di Dino Campana, Alda Merini, Emanuel Carnevali e
Arthur Rimbaud. Ognuno di loro, come una sorta di guida, di daimon platonico, ci conduce verso il
compimento di un percorso, nella protezione del candore, della fiducia, della
gratitudine. Scrive Massimiliano Bardotti: Sui
marciapiedi del tempo faremo capriole/ per restare bambini/ per non peggiorare./
Ma io amo la terra che fu di mio
padre.
patria notte è
un inno all’Ombra, al nostro rigenerante lato nascosto: La notte/ mia patria/ riparo/ corteccia./ Di notte/ rinasco./ Cervo/
lombrico.
febbre di neve ha l’arsura della vita accolta con voluttà: Ho spinto le lacrime fuori da ogni occhio./
Ho accolto ogni gioia con spalancate braccia.
gli esclusi si
rivolge a Gli emarginati./ Eroi di un
mondo incantato./ Protagonisti del noir./ Boutique fuori uso.
la vita vista da qui è un canto dolente sulle nostre fragilità: Essere uomini:/ una responsabilità che non
sappiamo/ assumerci.
I
versi di Massimiliano Bardotti vibrano in pulsazioni ritmiche e assonanze, in
fluidità lessicali e di significato, ogni poesia è irradiata da una vitalità
luminosa appassionata e appassionante, un respiro profondo pervade l’intero
libro.
Il 10 settembre si è svolto a
Milano, presso l’Associazione Germogli, il reading poetico “Parole scalze”, all’interno
della rassegna intitolata “La parola cura”. Durante tale incontro, alla
presenza di Massimiliano Bardotti, ho avuto la fortuna di declamare insieme
alla scrittrice Lucia Grassiccia, ideatrice e organizzatrice dell’iniziativa, numerose
poesie tratte da L’Abbraccio. Questo
libro prezioso dona nuova linfa vitale all’odierna arte poetica e svela infine
una commovente consonanza tra Autore e Opera.
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