lunedì 8 agosto 2016

Su “Perché scrivere se scarto il silenzio” di Mariangela De Togni

in AA.VV., Uno scarto di valore a Bardolino, a cura di A. Ramberti, Fara Editore 2016

recensione di Vincenzo D'Alessio

http://www.faraeditore.it/nefesh/ScartoBardo.html
 



La raccolta poetica: “Perché scrivere se scarto il silenzio ” inclusa nell’Antologia: Uno scarto di valore a Bardolino (FaraEditore 2016) l’ho scelta tra le altre incluse nel testo perché fortemente contro corrente rispetto ai tempi che viviamo.
Lo scarto, preso a tema dell’incontro avvenuto nell’Eremo di Bardolino (VR) dal 4 al 6 marzo di quest’anno, ha un valore contrapposto all’esigenza attuale che è il possedere tutto, e tutti, ai fini della propria tranquillità economica.
Il troppo, in questa società contemporanea, non storpia ma rende visibili le persone meno sensibili al valore dello scarto. Gli ultimi stanno bene nella loro povertà, ci sono nati, essi formano lo scarto della società.
De Togni è una sposa della fede cristiana, la voce che dialoga con Dio nel quadrato dei chiostri, dentro le mura del convento, nella musica sacra del silenzio. La vita condotta nella quotidianità ha la cadenza ancestrale del ritmo gregoriano, messa solenne composta da una timbrica fortemente avvolta dal silenzio delle volte a crociera delle piccole cappelle o delle vaste cattedrali.
La Nostra conosce questa musicalità e l’ha trasfusa nei versi, in toni costanti medio alti.
Il termine utilizzato nell’interrogativo affermativo iniziale: “Perché scrivere” che fa da titolo alla raccolta costituisce l’impossibilità di raggiungere il Mistero che abita la poesia, il lato percepibile costituito dalla parola e lo scarto costituito dal silenzio energia dal quale arrivano i sentimenti, le emozioni, i ricordi, l’energia positiva che rende universale il messaggio contenuto nella parola.
La similitudine regna sovrana nell’intera raccolta perché la lingua non può transustanziarsi in silenzio: “Scrivere è diventare sostanza” (Scrivere, pag. 180) è l’affermazione del sacro che da duemila anni consegna all’umanità il corpo e il sangue di Gesù Cristo nel Mistero della Fede.
Le anafore si rincorrono liberamente nelle poesie della presente raccolta spingendo il lettore un passo più avanti verso l’altare del silenzio, l’immensità dell’Infinito: “Non ha visto l’alba lontana / il paese che vola su ala di farfalla / (…) Non il profumo di sillabe / dal sapore di melograno di Samaria / non parole smarrite su strade / di cielo nell’esilio della solitudine.” (Salmodia, pag. 89).
Contraria ad ogni formula mercenaria la poetica di Mariangela De Togni si alimenta all’inesauribile fonte della fede. Per me la fede in poesia è voce pura del creato senza le pareti dei conventi, delle cattedrali, dei testi sacri. La fede che percepiamo nei versi della Nostra ha la forza della ricerca inesausta della bellezza che è nelle creature, nel creato e nel creatore: “(…) Ti ho sempre cercato. / Mi scorrono sulle mani / i pensieri e il cuore / si è appoggiato al vento. / A gustare l’incomparabile. ” (Ti ho sempre cercato, pag. 191).
Amato lettore che riuscirai come me a godere della sacralità dispensata dai versi della Nostra raggiungerai l’ordito della composizione tra sineddoche, interrogativi irrisolti, tributi ai luoghi sacri alla fede cristiana, contemplerai il dilemma che ci attanaglia dalla nascita: “(…) Come il dramma della fede / nella certezza dei passi” (Ho sfiorato il vello della notte, pag. 182), le nostre speranze di fronte al male degli uomini, all’orrore delle morti nel tempo che insieme viviamo, la certezza che il bene è ancora vivo.

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