di Vincenzo D'Alessio
L’undici agosto del 2006 scomparve il poeta e giornalista Biagio Torello.
Era nato a Montoro ed aveva intrapreso la carriera di fotografo che lo portò a fondare lo studio fotografico “Torello” oggi condotto dagli eredi.
Il viscerale amore per la propria terra irpina, uscita umiliata e saccheggiata dal sisma del 23 Novembre 1980, lo condusse con alcuni fedeli amici alla fondazione dell’emittente televisiva TELESPAZIO 1 con sede in Montoro, da dove irradiava i programmi di ripresa civile, denunciava i misfatti dei politici, ospitava le voci delle persone delle valli dove l’emittenza giungeva.
Quest’inizio di attività investigativa sul territorio gli procurò nemici e minacce reali.
Biagio e i suoi familiari continuavano l’attività di fotografi ufficiali sui territori della valle dell’alto Sarno con scene da eventi religiosi, feste patronali, eventi sociali. La fonte della propria economia familiare era questa, mentre la televisione richiedeva impegno e spese.
Dalla sua giovinezza conservava quaderni di poesie, nascoste come “piccoli segreti”. Erano per lo più poesie d’amore. Nell’ambito dove si svolgeva la sua quotidiana esistenza mettere a nudo questi sentimenti sarebbe stato pericoloso. L’Amore non ha la stessa voce per tutte le orecchie.
Così dallo schermo della sua TELESPAZIO 1 dedicava, nelle ore finali dei programmi, i suoi versi agli ascoltatori/ascoltatrici e a sé stesso: finalmente poteva dare sfogo a questi sentimenti nascosti per tanti anni.
Vedranno la luce tre raccolte di versi: nel 1991 Piccoli Segreti (EdiGuarini); nel 1998 Fuori dal Mondo (EdiGuarini) e la raccolta postuma nel 2007 Poesie D’Amore (EdiGuarini). L’unico racconto esce nel 1992 con il titolo di Pecoronia ( EdiGuarini): un’analisi attenta, ironica fino allo spasimo, delle problematiche territoriali dell’Irpinia post sisma dell’80.
Vincitore in diversi concorsi nazionali di poesia raggiunge il successo, post morte, attraverso la critica del grande meridionalista Paolo Saggese, il quale il 15 settembre del 2010 gli dedica un’intera pagina nella rubrica culturale curata sul quotidiano “Ottopagine” di Avellino con queste parole: “(…) Nelle poesie postume, l’Autore conferma questa sua “ anima” di poeta alla ricerca di un amore puro, rappresentato spesso con la cantabilità della canzone, ricchi sono i suoi componimenti di strutture anaforiche frequenti, e che danno l’idea della genuinità del canto.”
A dieci anni dalla sua scomparsa nessun murales ricorda il figlio poeta di questa terra contadina, lo scomodo giornalista dei dimenticati, dei senza voce.
Gli amici hanno affisso un volantino, sbiadito in fretta sotto il sole di quest’agosto 2016.
Vorrei, dal canto mio, ricordarlo con i versi di un poeta che dell’Amore ha fatto nei suoi versi La forza degli occhi : “(…) A dirglielo resti la via / e il primo oltraggio / della donna che ride / per dargli coraggio. / Racconterà che vide / la fanciulla pietosa / spogliarsi come la rosa.” (Alfonso Gatto).
Montoro, 10 agosto 2016
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