recensione di AR
Il verso che
abbiamo scelto come titolo appartiene ad Amistà
(p. 125) e il verso successivo recita: «vorrà dire che vengono dall’alto».
Nella poesia Gli amici troviamo:
«restan brevi passaggi di amicizia / come zig-zag di fulmini: / la loro scossa
elettrica / fa soprassaltare / di vita il cuore» (p. 146). Come ricordava ai
cinesi Matteo
Ricci, l’amicizia è forse la forma di amore più gratuita.
La raccolta è
costituita da due sezioni: “Liminare” (molto ridotta, in fondo il limes è una linea di confine) e
“Cronotopie” (tempi e luoghi che tessono il libro). Il lessico fa uso ogni
tanto di termini spagnoli (la lingua iberica è particolarmente amata
dall’autore, oltre all’inglese e all’italiano, cfr. Le lingue, p. 165) e rivela amplissime letture benché si mantenga
su un tono generalmente colloquiale, essendo tutta l’opera un giornale
dell’uomo Paolo Valesio che si mette abbastanza a nudo nel descrivere successi
e frustrazioni, illuminazioni e malinconie, piaceri e dispiaceri che costellano
in fondo la vita di tutti noi. Sfolgoranti le immagini a volte aforistiche,
altre volte mistiche, (auto)ironiche, provocatorie, che costellano come
esplosioni trattenute e quindi prodighe di vibrazioni queste pagine: «Il cuor
del mondo / si estroflette e diventa un girasole» (Fioritura, p. 18); «Il dono della preghiera / (…) / è dato in
dotazione a non dotati» (Il compenso,
p. 25); «la mia gioia è un vestibolo / (è la gioia del prònao)» (Risposta sulla gioia, p. 30); «L’amore e
la preghiera: due colonne. / A quale delle due fu legato / Gesù quando venne
fustigato?» (Le bine, 32); «quel che
vorrei ricevere / (…) / è un bacio sull’anima» (Parole da riempire,
p. 33); «Brava zucca barucca / che accogli le preghiere /dentro la tua
vuotaggine e le lasci scorribandare» (Testavuota,
p. 37); «1. L’odio è sputo mentale» (Seconda
lezione di odio (in quattro parti), p. 52); «Non vi avevo finora veduti, /
né con gli occhi mortali / né con i polpastrelli delle preghiere» (Dopo le Torri, p. 54); «L’ira (…) / è la vuota cessi dell’anima» (Riscatto, p. 56); Vorrei legare il polso
della notte / a una qualche sponda di Dio» (Ancoraggio,
p. 57); «Talvolta levo il viso e lancio un ululato – / (…) / per ritrovarmi
umano / e dire l’allegria della mia angoscia» (Meditazione al cesso, p. 58); «e il viso ha raccolto tutta l’anima»
(Volti volti volti, p. 72); «“Ogni
santo ha un passato”, / ha citato il curato, / “e ogni peccatore ha un futuro”»
(L’intervallo, p. 77); «Nessuna /
parola è nostra» (Emanazioni, p.
92); «Il poeta rivela / il deserto
al deserto / lo rivergina e prepara» (Sal
poeticum, p. 93); «… l’improvviso avvitarsi / di un mulinello di silenzio»
(Notturno, p. 107).
Questa veloce
carellata per minimi lacerti (ovviamente scelti fra quelli che più hanno toccato
le mie corde) può dare un’idea della vibrazione poetica dell’autore,
dell’architettura sinfonica di questo libro in cui non solo i titolo ma anche
le notazioni di luogo e data che seguono ogni poesia c’immergono nel nostro
pellegrinaggio fatto di incontri, scontri, bellezza, miseria… ma sempre
incardinato in un Oltre che ci accompagna: «Che la mia vita è vuota, non lo
credo / (…) / In verità è svuotata / dunque disponibile –» (La buona disposizione, p. 116); “… i santi continuano a commuovermi / e
io mi aggancio mi aggrappo / ai lembi dei loro mantelli» (I mantelli, p. 132); «più ci assentiamo, / (dentro al mondo, / dal
mondo) / e più ci indïamo» (Oscura
presenza, p. 161).
Ha una voce
guizzante, Paolo Valesio: i
suoi versi individuano un bersaglio – non di rado nella sfera più intima,
sensuale e mistica dell’autore stesso – e fanno scoccare la freccia. Al lettore
il compito di valutarne il tragitto e di accettare che possa colpire un punto
nevralgico del suo corpo-anima. L’amore carnale e spirituale, la ricerca di un
proprio andare, il valore delle tappe, delle soste, de momenti di meditazione e
preghiera “duologante”… sono gli ingredienti che ci portano al cuore di noi
stessi che, come il girasole, ha bisogno di rivolgersi al cuore infinito del
Padre.
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