lunedì 4 maggio 2015

Su All’origine dei sensi

Edizioni Tracce, Pescara 2014

recensione di Vincenzo D'Alessio




Vede la luce presso le edizioni Tracce nella collana “I nuovi ossimori” la raccolta All’origine dei sensi: incipit poetico dello scrittore Piero Mastroberardino, con prefazione del curatore della collana Plinio Perilli. Quattro sottotitoli: “Come soffio nell’anima”; “Nella scia bianca d’una luna”; “Nel manto d’una notte” e “ Tra il cielo e me”; scandiscono la direzione data dall’Autore alle opere, mentre informano il lettore sul percorso da seguire per raggiungere l’evocazione creativa soggettiva e talvolta anche universale di sé e della realtà circostante.
Le poesie che compongono la raccolta sono impiantate sul verso breve che si avvale della paratassi, di prevalenti ossimori, sinestesie, similitudini e rima alternata. Si scorge un lavorio lento e programmato di questa raccolta di esordio, quasi testamentaria del Nostro, che intraprende il viaggio nella memoria partendo da quel luogo sconosciuto che è il grembo materno, dove l’acqua della vita amniotica ci protegge dalle derive dell’esistenza.
Il tema ricorrente dell’acqua e dei suoi effetti prende l’avvio già dalla prima composizione per sintesi e metafora con il mare dove naufraghiamo contro , oppure con la nostra volontà: “(…) e lasci le emozioni / dalle profondità venire a galla / come carcasse gonfie, di naufragio, (…) / per un beffardo gioco di correnti” (Deriva, pag. 17). Riprende nella parte finale: “(…) Viaggio sofferto, da epoca trascorsa. / L’ignoto si concede, decadente, / e con annuncio gelido va in scena” (Bassifondi, pag. 80).
Molteplici sono gli stimoli che al lettore offre il procedere in questo viaggio nella memoria personale riflessa nello specchio del grande mare umano. Forte emergono quei corpi consunti dalle acque del tempo dei quali il poeta intende liberarsi: “Tramandaci ancora / come giuoco selvaggio / impietoso eppur triste di poesia / quel fuoco inestinguibile… / inestinto” (Tramandiamoci ancora, pag. 63). Il rafforzare il valore del fuoco creativo dato dai versi è volutamente il viaggio nelle luci e nelle ombre che nella vita di ogni essere umano riverberano. Un volersi concedere nel tempo presente in quel giuoco selvaggio che consiste nella continuità del tramandare la vita, una sorta di epifania poetica del Nostro.
Agli occhi del lettore, incantato dalla brevità sonora delle composizioni, compaiono i versi della poesia Controcorrente a pag. 55 i quali riprendono il senso eponimo dell’intera raccolta: “Frutto morbido, l’argine non tiene, / succo incolore sgorga, dolce, e lento, / un rivolo, la traccia di un tratturo / che risale, all’origine dei sensi”. Qui l’immagine infantile della strada seguita dai pastori per i loro lunghi viaggi da una costola all’altra della nostra penisola richiama anche la vicinanza ai luoghi che il Nostro ha frequentato ed amato, il cammino a ritroso verso il passato, spremuto come uva matura, per ottenerne il succo da porgere agli occhi del lettore.
L’inganno della parola e la verità dei sensi che accomuna il genere umano, li rende partecipi del kairos, il tempo sospeso dove irrompono le figure del passato che dall’origine dei sensi tornano a premere contro le pareti dell’anima: “ Danza la luce dei tuoi occhi / tra il cielo e me / (…) Sopportazione delle sofferenze. / L’animo che le tiene / è un declivio. / Si sfalda e si dilava. / Si consuma e si erode.” ( “Madre”, pag.75). Il privilegio dei luoghi dell’infanzia nell’anima di ogni poeta è quel fuoco inestinguibile che scioglie il gelo delle acque “beffarde” del passato.
Molto belle sono le poesie che compongono la terza parte della raccolta: forti nei contenuti, sublimi negli accostamenti dove l’enjambement appicca l’energia che governa l’immediatezza: “Ti ho sognato a lungo questa notte, / piangevo – sordo – la tua fine, / perdutamente, / danzando in tondo / appresso alla mia coda / (…) fino a spingerti / a venirmi contro, / stringere, / (…) prosciugare / in un singhiozzo vuoto, / arido, / sereno e lieve./ Come lasciarsi andare / - silente – / in un crepaccio” (Crepaccio, pag. 77). Anche in questa composizione, sono quattro in tutto, il richiamo alla madre vera e trasfigurata nella Natura d’acqua travolgono i sensi trasportandoli alla fonte d’origine e ci accomunano alla voce declamante del poeta.
Bene ha prefato la penna indiscussa del critico Plinio Perilli: “Allora veramente l’ossimoro, la coincidentia oppositorum riesce a mediare tutto, la poesia distillata e la vita romanzatasi in prosa, l’anima e il suo corpo anch’esso estatico, o in travaglio” (pag. 14) ma il cammino poetico di Piero Mastroberardino ha appena iniziato con il lettore il viaggio dove: “Un gesto, afferri e sciogli quella cima / e lasci le emozioni / dalle profondità venire a galla” (Deriva, pag. 17).

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