Mario Fresa |
Recensione di Eugenio Lucrezi
La riflessione sull’antico è nutriente per
il poeta, al quale porta linfa e sangue di immagini e di forme caricate di
significati già soltanto perché date e ridate innumerevoli volte, e per questo
preziose a chi cerca una lingua ricca di echi anche musicali, che si faccia
eccezione all’opacità inerte della comunicazione di servizio. C’è però da stare
in guardia, ché l’antico non è mai poetico di per sé, e il prelevarlo tal quale
si porta appresso la fissità spettrale del reperto, la definitività, magari suggestiva
ma non meno opaca, di un cadavere muto.
Ridare anima e vita allo spettro è dunque la
sfida di chi si cimenta nella ripresa dell’antico, come fa con questo quaderno
Mario Fresa, scrittore salernitano quarantenne e già insediato nel panorama
letterario nazionale in virtù delle raccolte poetiche accolte in importanti
collane, della cospicua attività di traduttore, di saggista curioso e, vivaddio,
di impavido polemista...
Mario Fresa
Catullo vestito di nuovo.
Quattordici imitazioni
Disegni di Prisco De Vivo
Galleria d'arte Lucis, Quadrelle, 2014
Edizione di 120 esemplari numerati
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