Cantagalli 2014
recensione di AR
C'è una profonda nostalgia d'amore (nelle sue varie declinazioni, da quelle più concrete di prossimità carnale e di sangue a quelle mistiche) in questa raccolta che possiamo senz'altro definire lirica (nel desiderio di “appoggiare” trasporti e sentimenti a luoghi e persone comunque, anche nel dolore, percepiti nella loro bellezza transitoria, nella loro fuggevole datità) e, a tratti, idillica, nell'immersione (forse a volte un po' compiaciuta, ma sempre vera) in una paesaggio naturale pulsante di presenze letterarie (Whitman, Lorca, Rimmbaud, Dickinson, Thoreau, Dante…) e reali, cioè appartenenti al vissuto di Serreri.
Consideriamo alcuni lacerti:
«I cieli fossili cammino / stanco d'acque remote / nel dolore / che, talvolta, sorride.» (Altra vita mi forma, p. 13)
«Morirò, se rimarrò qui / a pregare inutilmente.» (Disteso sui miei versi, p. 15)
«Ho cuore di carne / Signore! / Nella notte della Terra /abbandonami.» (Non m'hai tradito, p. 17)
«… le cicale, agonizzano / rauche e le rane, nello stagno, dormono, nei campi / infreddoliti, nulla si muove, il passero pizzica» (L'attesa, p. 26)
«Vi andai intimorito dai disastri del cuore / dalla confusione dei sentimenti, quando questi / non sanno chi sono e che vogliono…» (Andai nei boschi, p. 53)
«qualcuno, non ricordo chi, mi sussurrò: Deve morire! / ed allora, lasciai il collegio e gli amici, senza rimpianti / ed inziammo a riscoprirci sangue dello stesso sangue / e desiderosi di strappare le ore ai giorni e alle notti.» (Mio fratello, p. 95)
«Ora, che la tua voce s'è ammutolita / (…) / sento dentro le stanze che dipinto / il vuoto della tua paternità» (Orfano, p. 110)
Numerosi i rimandi anche a brani musicali classici e contemporanei (il libro non a caso è aperto da un Preludio, a cui fanno seguito le sezioni “Sulle tracce di…”, “Suoni camaldolesi”, “Versi americani” e “Nelle stanze remote”), musiche che hanno probabilmente accompagnato l'autore nella composizione dei versi.
Al tono disteso e malinconico della ballata che caratterizza diverse poesie, si unisce quello jazzato di versi più brevi che troviamo, in genere, più essenziali ed evocativi:
«Chi / si accorgerà / della morte / dentro le stanze del cuore / e della solitudine / quando tutto appare, nero» (Chi, p. 62)
«Siamo / corpi, mostruosi / nei campi dello sterminio / fantasmi di salmi nascosti» (Siamo, p. 71)
«Ninna nanna, felice eternità / e abbracciami e annusami, sono / tua, tua madre, mortale / e temporale, di te senza tempo.» (Ninna nanna, p. 92)
«la notte, come una coperta / mi avvolse, teneramente /ed io a lei / non ho più paura! / lo so! mi rispose / ed allora, sognai / di essere me stesso.» (Lasciami andare, p. 124)
Con i versi appena citati si conclude questo libro di Serreri. Se qualche limatura ulteriore avrebbe giovato a mantere alta la tensione poetica (che in alcune pagine diventa, come si è accennato, più narrativa e descrittiva) e avrebbe reso formidabilmente compatto il libro, è innegabile che vi si trovino momenti di alta poesia, capace commuovere e di coinvolgere il lettore, e gli esempi qui sopra ne sono solo un piccolo assaggio.
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