Presentazione del
libro
introduzione
di Alessandro Quasimodo, a cura di Alessandro Di Napoli, Alfonso Nannariello,
Giuseppe Iuliano, Paolo Saggese
Modera:
Antonietta Gnerre, poetessa
Intervengono:
Vincenzo D’Alessio, poeta e
critico letterario
Toni Iermano, Università di
Cassino
Rosetta D’Amelio, Consigliere
Regionale
Angela Cortese, Consigliere
Regionale.
Saranno presenti i curatori
Avellino, 15 aprile 2013, ore
17.30 Circolo della Stampa, Via Roma
A proposito del libro, che ha suscitato
grande discussione perché solleva la questione dell’esclusione dei poeti e
degli scrittori del Sud dalle “Indicazioni nazionali” emanate dal Ministero nel
2010, così si è espresso Alessandro Quasimodo nella prefazione.
Qualcuno
potrebbe erroneamente pensare che la mia presa di posizione sia dovuta al fatto
che di questa esclusione, priva del minimo fondamento razionale e culturale,
sono vittima anche mio padre Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la
letteratura nel 1959, e mio zio Elio Vittorini; tuttavia, non è questo ciò che
provoca la mia indignazione, cui si unisce quella di un folto numero di docenti
e di operatori nel mondo della scuola e della cultura.
Con quale
criterio si possono escludere da un percorso, che dovrebbe essere un
arricchimento personale e umano per ogni studente, i nomi di coloro che hanno
rappresentato, attraverso le loro opere letterarie, la storia, la società, il
modo di pensare di un Sud così irrinunciabilmente e intimamente legato
all’identità stessa del nostro Paese?
Mi riferisco a
scrittori e poeti quali i già citati Quasimodo e Vittorini, seguiti da uno
stuolo di autori come Sciascia, Bufalino. Gatto, Scotellaro, Brancati. Silone,
Sinisgalli, Piccolo, la Ortese, Rea e molti altri.
Accennavo sopra
al contributo che la letteratura può dare agli studenti e non soltanto ad essi,
ma a tutti i lettori, a coloro che amano scrivere o semplicemente ascoltare il
messaggio che ci giunge attraverso la parola scritta.
Le opere
letterarie, siano esse in prosa o in poesia, come tutte le forme d’arte, non
hanno limiti spaziali né temporali, sono un patrimonio da cui attingere la
significatività della nostra storia e della nostra tradizione, per guardare
nitidamente e con speranza verso il futuro.
Questo dovrebbe
essere tramandato soprattutto ai giovani, per far sì che essi amino ciò che
studiano e imparano sui banchi di scuola e per far sì che si guardino intorno
con curiosità, entusiasmo, ma anche con occhio critico; solo in questo modo,
infatti, con un impegno costante e quotidiano, è possibile costruire una
cultura viva, vissuta intimamente, nella valorizzazione di una dimensione
psicofisiologica della persona.
La poesia, da
qualche decennio, trova pochi lettori; non solo, proprio la scuola ci ha
abituato ad affrontare le opere dei poeti sulla scorta dei commenti e degli
apparati di note che guidano la lettura, sacrificando invece un approccio al
testo poetico che sia esplorazione individuale e libera, slegata da interpretazioni
esterne e precostituite.
Essa è
certamente una delle forme artistiche che più risente delle trasformazioni
culturali legate allo sviluppo della società moderna; escludere dunque dai
libri di testo e dalle antologie scolastiche l’opera dei poeti del Sud
significa non soltanto mutilare brutalmente la nostra tradizione letteraria, ma
anche privare gli studenti del diritto a poter scegliere quali autori leggere e
meditare.
Attraverso i
loro scritti, è possibile avvicinarsi ad
una visione del mondo che trae la propria peculiarità dalla realtà in
cui quegli autori vissero e dalla quale successivamente si staccarono.
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