domenica 13 gennaio 2013

Su "Uno stupore quieto" di Mario Fresa




Mario Fresa




Il  nuovo libro di Mario Fresa , Uno stupore quieto (ed. Stampa 2009, n. 27 de La collana), introdotto da  Maurizio Cucchi, è un volume bene strutturato architettonicamente ed è scandito nelle seguenti sezioni: Storia di G., Titania, Una violenta fedeltà e Romanzi.
La poetica del nostro è del tutto antilirica; il tessuto linguistico è connotato da una scrittura che, in molti casi, si può definire prosa poetica, con uno scarto linguistico minimo dalla lingua standard. I versi sono in gran parte lunghi e sempre ben controllati, e sorprende la bravura dell’autore dal punto di vista formale; infatti egli riesce ad esprimersi con un grande equilibrio.
Di raccolta in raccolta aumenta la coscienza letteraria di Fresa, raggiungendo in questo libro la sua espressione più alta; nonostante la giovane età, il poeta, vincitore di vari premi letterari, si può considerare tra i più affermati del panorama italiano.
Nelle ambientazioni del libro prevale l’aspetto della quotidianità, anche con raffigurazioni di immagini crude e inquietanti; numerosi sono i personaggi descritti dal poeta, figure che vivono situazioni spesso al limite del paradossale, immerse in atmosfere spesso vagamente kafkiane.
Ci sono sospensione, bellezza e levigatezza nel dettato di Fresa, del quale la cifra distintiva può essere definita come una sublimazione e una rarefazione della realtà di ogni giorno.Una forte eleganza permea il poiein in Uno stupore quieto, un fascino particolare e icastico, grazie al quale il lettore ha la sensazione di “affondare” nelle pagine scritte.
La versificazione è leggera, veloce, scattante, sorvegliata. L’aspetto della parola espressa in prosa si accentua nella sezione Una violenta fedeltà , nella quale incontriamo i brani Convalescenza e Congiura, che possono essere letti tout-court come esempi più di stile narrativo che poetico.
Nella suddette parti predomina un aspetto onirico e fiabesco, tra sogno e veglia, che si coniuga ad un carattere gioioso delle cose rappresentate:-“Ora esco fuori, felice, barcollante. Sul lavabo si/ proietta la trasparenza tutta luccicante dei sorrisi…”-.
Bisogna sottolineare che in questa scansione Fresa non usa il procedimento dell’ a-capo e i versi terminano alla fine dell’estensione della pagina. L’opera è composita, in quanto in alcune sue parti l’autore non usa il linguaggio colloquiale, ma si esprime con una dizione caratterizzata da densità metaforica e sinestesica.
Fresa mette in scena una realtà urbana caratterizzata dalle ansie, dalle angosce, dalle inquietudini, ma anche le gioie, che costellano la vita di ognuno di noi, calato nella realtà minima di tutti i giorni, realizzando un acuto esercizio di conoscenza, che si esplica in maniera sempre varia e coinvolgente.







Mario Fresa, Uno stupore quieto. A cura di Maurizio Cucchi. Edizioni Stampa 2009, serie "La collana", pp. 80. 








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