giovedì 2 agosto 2012

Su Dei settantaquattro modi di chiamarti di Anna Ruotolo

Raffaelli Editore, aprile 2012

Nota di lettura di AR

74 sono gli anni del cammino terreno di Anna D. e l'Autrice nella nota finale ci dice che: “I testi sono stati scritti durante gli ultimi mesi della sua vita. (…) Tutto il lavoro ha avuto inizio dalla lettura della plaquette I trentatré nomi di Dio di M. Yourcenar (nottetempo edizioni).”

Anna Ruotolo ha una scrittura felice: i suoi versi ci immettono con esatta semplicità e nitida trasparenza in una realtà di emozioni, considerazioni, sentimenti, analisi, preghiere, affetti… di cui assoporiamo echi e verità, immagini potenti e suggestioni mistiche e fiolosofiche. La raccolta, vincitrice del Premio di Poesia clanDestino 2011, è intessuta di prose poetiche:

“Ti vedo come una coda di luce, lì in fondo alla mulattiera. (…) Non ho mai saputo abbracciare, mai veramente finire nello spazio dell'altro. (…) Ho sempre avuto paura di non ritrovarmi tutta.” (sezione «Dèi (abbracciare)», p. 24)

“A ottobre è stata la mia ultima volta. A ottobre che il cielo è grigio-bianco, con l'azzurro gettato nel suo muro. A ottobre che il mare sembra calmo e verde e pieno di animali e vento.” (sezione «74 (il mare)», p. 33)

“Una montagna è un uomo. Un uomo è una montagna. Da lì viene. Dalla sua polvere e dalla sua roccia.” (sezione «Modi (una montagna)», p. 42)

“ti ripeterò nei nomi delle cose, quando tutti saranno andati via. (…) Ti ripeterò nei nomi scesi fin sulla terra perché avessi un nome anche tu. (…) Nei nomi delle cose perché hai un nome piccolo e bianco che a poco a poco si perde se non lo fermo nel suo canto.” (dalla sezione conclusiva «Chiamarti (prodigio e canto)», p. 59)

La penultima sezione – «Dì (disordine)» – si apre con una sorta di ode di cui riportiamo questi versi:

“Il disordine del tuo racconto nelle mani di qualcuno.
Il disordine del vento nel sereno.
Il disordine del venditore di frutta sotto la tua finestra.” (p. 52)

Nel resto del libro le poesie (che sviluppano i 74 “modi”) sono solitamente di solo due, tre o quattro versi (raramente più lunghe), dei flash che richiamano gli haiku:

“Ventunesimo. Piazza di notte
e di tutte le stelle” (p. 27)

“Trentaquattresimo. Mano
radice di cielo
che si posa e fa azzurro
terreno” (p. 35)

“Settantareesimo. Mistero
grandioso
di mattine e oceani
invisibili” (p. 56)

Un libro dunque denso e immaginifico, terso e spirituale, “limpido ed essenziale, asciuttamente lirico, semmai tendente all'aforisma lirico” come ben osserva Gianfranco Lauretano nella Prefazione.

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