giovedì 19 aprile 2012

Su La forza delle parole: per/le rime

FaraEditore, 2012

recensione di Vincenzo D'Alessio

Un’altra Antologia è scaturita dal concorso Pubblica con noi, quella dell'edizione 2012: iniziativa che ogni anno accoglie e valorizza ottime voci della Letteratura Italiana contemporanea. Una delle iniziative, della modesta Casa Editrice Fara, completamente gratuita. Nessun obbligo di acquisto di copie. 

Anche questa Antologia è curata, con la semplicità che la rende unica, dallo stesso editore Alessandro Ramberti: in copertina appare il lastricato di un’antica strada d’Età Romana, che si perde nel verde del paesaggio collinare e reca il titolo La forza delle parole: un cammino iniziato tempo fa, che è divenuto Storia. La Giuria del concorso è composta da autori affermati o emergenti e da alcuni vincitori di concorsi Fara. I premiati appaiono quasi sempre nuovi, giovani e meno giovani, tutti virtuosi.

A cosa servono i concorsi letterari e le rispettive Antologie, specialmente, oggi, in tempi tanto tristi e calamitosi? C’è una guerra mondiale non dichiarata nelle sedi diplomatiche ma realmente in atto, un conflitto tra poveri e meno poveri, sovrastati dall’interesse economico. Tutte le nazioni pretendono un brandello di qualche continente meno fortunato per assicurarsi un futuro. Tutte le nazioni hanno sete di risorse naturali. Ma la nazione più potente di tutte, la Natura, che risposta dà alle richieste degli esseri umani? Le parole conservano, in questo ambito, la loro innocente forza (vedi: Stefano Martello, a pag. 191 di questa Antologia).

E non siamo solo noi uomini, come esseri viventi, a vivere su questa azzurra sfera. C’è una infinità di specie animali e vegetali. Un’infinità di forze e fenomeni naturali che gli uomini non conoscono e dei quali sono spesso vittime i più deboli. Forze che vengono accelerate proprio dall’uso che gli esseri umani fanno di quelle indispensabili risorse.

La forza delle parole non conta più. Hanno più forza le immagini che giungono da ogni forma di video. Le immagini ingigantiscono i sogni nella mente degli uomini, che prima sognavano attraverso le parole, il racconto; oggi non riescono più a sostenere il peso di quella grandezza. L’immagine è più forte della parola, ma è più vuota: un ologramma riesumato dei valori inesistenti, legato al profitto economico di pochi individui, senza nessuno scrupolo.

Le Perle di Rime (per/le rime), contenute all’interno di questa Antologia, sono scritte dal poeta Claudio Roncarati, maturato accanto a poeti e scrittori dell’appena concluso Novecento: Dante, Carducci, Ungaretti, Quasimodo, Collodi, Pasternack. Un’armonia di ottonari, carica di profonda satira, che affrontano la realtà delle vicende umane che quotidianamente affrontiamo e il sogno che un popolo possa risorgere dalla forza delle parole che sono messe in versi:

(…) il socialismo come in un cantiere
lo montavano pezzo sopra pezzo
con la pazienza di quelle mani d’oro
che sapevano aggiustare i motori.
Anche mio padre c’era tra di loro.
(pag. 130)

Le rime sono una vera mappa geopoetica (K. White), per il Nostro che lavora al fianco degli operai aiutandoli a trovare la strada della resilienza di fronte al lavoro disumano nelle catene di montaggio,oppure da esiliati sulle torri delle gru, o nelle tristi parole coniate, per tempo, da “esodati”:

(…) gli agenti di polizia penitenziaria
provengono dal sud povero d’Italia
che garantisce corpi alle divise
e i pomodori per l’inscatolatura
(pag. 121)

Si riesce a cogliere, nelle Rime come ricordi (RIME/mbranze), le belle immagini della nostra penisola che nell’ossimoro dolore-viaggio: Bella come una tragedia, rivela l’identità ignorata del Sud povero e innocente verso un Nord ricco ed ignorante:

Nel piatto padano
dove la nebbia anche in Marzo
inghiotte l’azzurro del cielo
annusa l’aria per strada
nostalgico un siciliano
ne pagherebbe di soldi
per un libeccio che porti
l’odore del pescespada
venduto a tranci nei porti.
(pag. 128)

Rime con metafore stridenti, vere fino al digrignare dei denti nel dolore, ingoiato quotidianamente nell’allontanamento dai luoghi natali, ricchi di energie e poveri di risorse. Rime affidate all’enjambement per correre veloci nella mente del lettore da un capo all’altro di un tempo che impietoso scorre e trascina miriadi di esistenze. Versi completi di tutti gli elementi catartici e funzionali per una poesia che media il pensiero del Novecento e si affaccia alle esigenze del XXI secolo:

Povero umanista
in questi momenti bui

(…)

pensi alle scelte fatte
triste ti penti.
(pag. 137)

Vengono in soccorso, di questi versi attuali di Roncarati, quelli di un altro poeta dell’Ottocento, Gabriele Rossetti (Il tempo, ovvero Dio e l’uomo, a cura di Mario Fresa, Rocco Carrabba, Editore, 2012) sulle innaturali scelte degli uomini, di ogni secolo, di non dare ascolto alla forza delle parole, dettate dagli uomini giusti, i poeti:

(…) Qui udranno nell’alma
Segreto linguaggio,
Ché ’l cener d’un saggio
Mai muto non è  (pag. 99)


Le rime che percorrono, nero su bianco, le pagine di questa nuova Antologia sono uno stimolo sincero, un porto sicuro, una luce nel buio, per quanti ancora credono che “le parole” – versatili, ironiche, icastiche – segnino l’inizio del riscatto che il poeta Roncarati ci dona, senza chiedere ricompense, per intraprendere la strada tra nuove esigenze e meno giovani esperienze.

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