giovedì 21 luglio 2011

Sebastiano Adernò - inediti

approdo

come una madre
che porge il seno
approvandone la fame,
alla vista di quel lembo di terra
riflesso
nell'orizzonte delle sue stesse pupille
gli occhi
gli si spalancarono
come mani rivolte al cielo
che dopo il castigo
consente la rugiada



Malo viaggio

Vita ladra
come la vagina della zingara
che con la gonna ci coprì
la testa da bambini.

Fare naufragio.
Gettare le sorti.

Per chi giace
su un'arca di stracci
la notte
è il ventre di un grosso pesce.




Pellegrino


Un altrove senza dimora, cibo
che non sazia un vuoto
per la gola. Traccia per gli iniziati,
minaccia per le caviglie.

Cammina. L'odore terreno della pioggia
è un guizzo, arte
di chiuse sostanze,
muschi di un'alchimia
in cui l'ora
sposa fronda e fiore,
recita l'avere - e a mani giunte
ogni albero, cede un ramo
al suo bastone.




Requiem


Su una chiglia di latta
spalmata di bitume e pece
coi remi legati al polso
da preghiere
mentre
tra l'arsura e la ruggine
il verme
divora la vostra sete
in mare si muore
senza rumore

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