a c. di Massimo Sannelli (introduzione, cura del testo e traduzione)
La Finestra editrice, Lavis (Trento) 2011
br., pp. 176; € 32,00
ISBN 978-88-95925-32-5
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[in allegato : la copertina. Sulla copertina il nome del Monaco appare nella forma in cui lo scrive Francesco da Barberino nei Documenta Amoris]
***
Come è un uomo che portano al giudizio,
per una colpa piccola,
e in quella corte non è amato molto,
e se fugge si salva facilmente,
ma lo sa bene: il suo errore è piccolo,
e non vuole fuggire, e ha paura,
così Amore mi ha posto in tale luogo
dove non ho diritti, né pietà
gli chiedo, non capace di fuggire.
Donna buona, se io fossi assistito
e giudicato da corte leale,
il mio reato si direbbe giusto,
ché io, se giuro, posso discolparmi,
e allora non avreste testimoni:
donna cortese e alta, io non ho fatto male,
se non amare voi e ciò che è vostro.
E ho osato dire il bene in luoghi nobili:
è questo il torto, donna, che io vi ho fatto.
Per questo male potrete volermi
male per molto tempo, ma io voglio
essere perso per il bene detto,
non conquistato per la villanìa:
nessun atto d’amore è senza la bellezza.
Quando l’uomo si fa villano e odioso,
in amore non ha rendita e censo :
può amare, ma l’amore non dà niente
se la parola o l’atto non ha senso.
Chi è puro e onora Amore ha fatto bene:
al mondo non c’è forza tanto nobile
che rende cosa tutto il suo volere,
e ogni cosa è buona e dà piacere.
Dio diede una giustissima lezione:
ci volle tutto, misura e ragione,
senno e follia, se ad Amore piaceva;
e il retaggio non dia o non tolga nulla,
perché l’amore puro ispira i due.
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