mercoledì 22 giugno 2011

Su Appunti di poesia di Rosa Elisa Giangioa

Fara Editore, Rimini, 2011

recensione di Davide Puccini, di prossima pubblicazione su «Capoverso»


In un grazioso libretto di piccolo formato (24° o giù di lì) stampato alla perfezione, che è un piacere prendere in mano e sfogliare, Rosa Elisa Giangoia riunisce 33 appunti sulla poesia, e il solido numero dantesco non sarà casuale, quasi a smentire implicitamente il carattere rapsodico di queste brevi annotazioni, lontanissime per tono e misura dal trattato di estetica, eppure a modo loro rigorosamente coerenti e in un certo senso esaurienti. Infatti tutti gli aspetti della poesia vengono affrontati con cognizione di causa, dall'interno, alla luce di una lunga esperienza di lettore e di autore (la Giangoia ha pubblicato, tra l'altro, varie raccolte di versi), ma in un registro di amabile conversazione, non con la freddezza di teorie astratte. Così la poesia ci viene presentata come lavoro infaticabile sulla lingua ("i poeti migliori la loro lingua se la sono inventata"), si parla del suo perenne rapporto con la tradizione sul quale si innesta però la sua novità, della difficoltà di lettura di certi testi autoreferenziali e quindi incomprensibili, della sua bellezza che non esclude affatto la sfera etica e diventa anche bontà; e poi leggiamo di poesia e verità, di poesia ed eternità ("I poeti vivono per sempre nei loro versi", vincendo "la lotta contro il tempo"), di poesia e vita, morte compresa ("I poeti ci aiutano ad amare e ad accettare la vita, anche negli aspetti negativi, fino all'ultimo: il suo dissolversi nella morte"), di poesia tra passato e futuro ("La sua validità si misura nella sua durata, infatti a creare i classici è il riuso intellettuale, cioè la rilettura"), di poesia e religione, di metrica e rima (indispensabili o da rifiutare come un relitto del passato?), di poesia come impegno oneroso e operoso soprattutto per chi la scrive. La Giangoia espone sempre le diverse ragioni con molta equanimità, soppesando punti di vista alternativi, ma naturalmente non è neutrale e si capisce da che parte sta. Per esempio quando vengono tracciate le due possibili strade della poesia, "creare con le parole fantasmagorie caleidoscopiche fortemente connotate, che, sfruttando al massimo le possibilità e le potenzialità delle figure di parole (in particolare l'associazione analogica), facciano passare quasi per empatia sensazioni ed emozioni dall'autore al lettore", oppure "saper dare novità alle parole e alle immagini, pur rimanendo all'interno di un tessuto espressivo che si articola nelle maglie della logica", è evidente a quale vadano le sue preferenze prima ancora della conclusione: "Questa seconda strada oggi può voler dire recuperare il meglio della linea poetica che dalle origini greche della nostra tradizione culturale si è affacciata sugli inizi del Novecento per rinnovarla alla luce della sensibilità e delle esperienze contemporanee". Talvolta, anche senza privilegiare a priori nessuna scelta, propone un cammino che lei stessa ha percorso: "Può essere interessante indagare attraverso quali forme espressive si può attualmente recuperare e riproporre una poesia religiosamente positiva, che faccia della certezza della fede il suo retroterra e il suo bagaglio ispiratore. Una poesia che trovi forme adatte alla sensibilità espressiva, esistenziale e psicologica di oggi per esprimere certezze antiche, quelle che derivano dall'accettazione della rivelazione cristiana consegnata agli altri pur attraverso il filtro delle personali difficoltà e inquietudini". E ci piace inifine ricordare come la Giangoia, sebbene non neghi affatto la possibilità di battere altre vie, spezzi una lancia a favore di una poesia che abbia pienezza di significato: "Il riprendere in considerazione le potenzialità comunicative del testo poetico mi sembra una questione non trascurabile al fine di ritrovare un corretto rapporto tra produttori di testi poetici e area dei lettori, con conseguente riequilibrio anche del mercato". Alla plaquette si addice una lettura a più riprese, centellinando le pagine come un buon vino invecchiato. Chiudono il volumetto un'ampia Bibliografia e una Sitografia, cioè un utile elenco dei siti che trattano in rete di poesia.

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