giovedì 5 maggio 2011

Su Suture di Luca Artioli


FaraEditore, 2011 € 11,00

recensione di Narda Fattori

Ho per le mani un libretto elegantissimo nella veste grafica che  regala al lettore, nelle poesie che contiene, ancora più eleganza attraverso un sapiente uso del metro, un’attenta scelta semantica e metaforica. Suture sono poesia di resilienza, come dice il sottotitolo, ma sempre dignitosa, elegante, sapiente.
Partendo dal titolo, sappiamo tutti che le suture sono le cuciture che rammendano lo strappo, le ferite; dunque un libro di suture per scegliere la resistenza che tutto frappone al mutamento che potrebbe avere la smorfia del disfacimento, o far sentire il vuoto della presa fra le dita. La differenza semantica con resistenza di resilienza spiega ancora meglio come il poeta si ponga come tutto ciò che è sulla terra in situazione di analogia, dunque di essere, anche di metalli e minerali che alla disgregazione offrono resilienza.
Stupisce come un autore giovane come Artioli abbia conquistato una tale maestria che, modernissima, si situa per armonia del dettato, con i classici del secondo novecento: “Quando gli anni erano delle fionde / o dei fossi,/  lo stupore chiamava / la salamandra nel retino, le mani d’argilla / e s’andava per campi come / pirati a perdifiato / come se la luna mai arrivasse / nella pianura / d’orzo o nel buio minaccioso / delle favole, correvamo / senza bisogno di certezze, / rapide frecce giovani rondini.”
Ma presto si scopre che questa felicità innocente non ci appartiene più, che la salsedine segna una tacca nell’andare, e noi siamo mappe di un disagio che si situa nell’essere, in questo stato dell’esistere; ormai il prezzo da pagare alla vita, una vita di esilio, l’unica di cui conosciamo le vibrazioni negative, è la resilienza. L’amore della donna è gioia e sconforto quando muta e si trasforma e al suo posto troviamo “Il lato freddo del cuscino”; nell'opera molte sono le poesie dedicate alle donne, alla mamma in primis, all’amata poi, amore che si veste di comportamenti quotidiani, che ha oggetti e luoghi per riconoscersi. Poi c’è l’amore che ci aspetta e non tradisce, l’amore divino, le braccia a cui solamente ci si può affidare senza apporre resilienza, esse rappresentano, come la madre, l’amore che non chiede, l’amore che dona.
Il libro è composto da cinque campiture, divise solo da una pagina bianca, da un lieve scarto tematico.
È stato un vero piacere leggere Artioli, così ricco di stimolanti fragilità da stringersi addosso come un cappotto e dunque farne un parapioggia, un parafulmine, un riparo per la vita perché tante  piccole debolezze insieme fanno forza là dove si situa il nucleo dell’io.

1 commento:

Luca Artioli ha detto...

Grazie Narda per questa preziosa nota! Hai colto nel segno molti punti chiave della mia raccolta. :)

Luca.