sabato 9 aprile 2011

Mario Fresa. Ritratti di poesia (11)


Domenico Cipriano



Misurata e suadente, la scrittura di Domenico Cipriano interroga e rincorre, con sofferta pudicizia, l’ineffabile sbriciolarsi del tempo, l’enigma del suo vertiginoso scivolamento nei corridoi della memoria. È una poesia che procede sfumata e prudenziale, come uno sguardo che fissi, con acuta e irreparabile nostalgia, i contorni misteriosi di un’ombra apparsa all’improvviso, e poi sùbito svanita; ed è, appunto, l’insondabile ermetismo dei significati di ciò che pare confuso e perduto a indurre, nel poeta, la bruciante esperienza di uno stupore indefinito, che lo spinge a percepire, insieme, l’intensità di uno sgomento incomunicabile e l’affiorare di un’oscura dolcezza, tanto inavvertibile, quanto profonda. Il pudore della voce di Domenico Cipriano tende a strutturare moduli espressivi docilmente centellinati a uno a uno, sempre evitando, con accortezza, qualsiasi posizione esclamativa o assiomatica: si manifesta, invece, un delicato dischiudersi di sensazioni vaghe e fuggevoli, espresse con una lingua sensibilmente rarefatta, levigata e pensosa. Le visioni assumono, allora, un che di malinconico, di intempestivo, di remoto: lo scorrere ambiguo delle immagini disegna un paesaggio dai contorni irreali e fragili, toccati da un’atmosfera inquietamente sospesa e purgatoriale. Il poeta registra e archivia, con passione e con determinazione, gli echi di tutte le macerie e di tutte le voci che non possono più essere udite, e le riveste di un ulteriore timbro, capace di farle risuonare nuovamente, col nobile proposito di riproiettarle, all’infinito, nell’assoluta dimensione di un eterno presente. Scrivere poesie significa, dunque, per Cipriano, raccogliere e tramandare, ricucire e conservare: e il dire poetico si identifica, allora, con un autentico atto d’amore, che trova il suo più alto compimento nella tenace testimonianza di una continua trasmissione di ciò che si è ricevuto in dono, e che a sua volta ridiventa, magicamente, nuovo dono da consegnare a un futuro, forse ancora sconosciuto, destinatario.




Una poesia inedita di Domenico Cipriano

(a S.F., che ha trovato i segni del Paleolitico in Irpinia)


Con delicatezza, dopo millenni di abbandono,

transitano tra le mani i resti

di una nostra esistenza sconosciuta, da ricostruire

o inventare nelle ipotesi più sognanti.

Un oggetto semplice (silice scalfito),

vorace se curvato sulle pelli di animali:

un ciottolo di cui non avremmo premure

né interesse se creature che ci hanno germinato

non avessero lasciato una traccia, senza

sapere del futuro, cercando di resistere

alle successioni del loro presente inesplorato.

Avremo la stessa cura (credendo illusi

ad un futuro eterno) di tramandare

almeno un sinallagma duraturo

(tra i milioni di oggetti che ci affollano)

con quanti attraverseranno questo spazio

e l’aria respirata da chi l’ha vissuto,

ora che lo sguardo ci rivela chiari

i segni illuminanti del paesaggio?


(Avellino, 3 ottobre 2010)






Domenico Cipriano è nato nel 1970 a Guardia Lombardi (Avellino) e vive in Irpinia. Già vincitore del premio Lerici-Pea 1999 per l’inedito, ha pubblicato, le raccolte Il continente perso (2000, premio Camaiore “Proposta”) e Novembr (2010, con allegato il cd di Pippo Pollina: Ultimo volo - Orazione civile per Ustica). Collabora con artisti di vario genere nella realizzazione di libricini da collezione o per incontri performativi. Si ricordano:L’Assenza (con foto di Eric Toccaceli, 2001), L’enigma della macchina per cucire (con disegni di Prisco De Vivo, 2009) e il progetto JP band con l’attore Enzo Marangelo e i musicisti Enzo Orefice, Piero Leveratto ed Ettore Fioravanti, da cui il cd Le note richiamano versi (Abeat records, 2004). Nel 2010 ha dato vita al progetto Lampioni reading/concerto con la formazione Pianopercutromba. Suoi versi e contributi critici sono apparsi sulle antologie: Melodie della Terra (a cura di P. Perilli, 1997), 4 poets (2003), 7 poeti campani (2006), La poesia in Campania (a cura di G.B. Nazzaro, 2006), Da Napoli / verso (a cura di A. Spagnuolo e S. Di Spigno, 2007), Le amorose risonanze (a cura di M. Fresa, 2009), L’amore del giglio (2010), Rivi strozzati (a cura di L. Benassi, 2010) e nell’antologia della poesia in jazz in Italia, Swing in versi (a cura di G. Michelozzi e F. Tini Brunozzi, 2004). È presente su varie riviste, tra le quali «Poesia», «La Mosca di Milano», «Specchio della Stampa», «Gradiva», «Capoverso», «Italian Poetry Review», ecc.. È redattore della rivista «Sinestesie». Il suo sito personale è:www.domenicocipriano.it

1 commento:

roberto matarazzo ha detto...

ottima presentazione di poeta interessante e fortemente ideativoi..
roberto matarazzo