Antonio Spagnuolo
L’intensità mirabile e inquietante dell’opera di Antonio Spagnuolo costruisce un’originale dimensione poetica di energica e feroce dissidenza, in cui la relazione col mondo è segnata da una deliberata e ininterrotta destituzione di ogni «senso comune». La straordinaria libertà di questa scrittura intende disconoscere qualsiasi ipotesi di struttura codificata o precostituita, ponendosi nel segno di una continua, estrema dilatazione dello sguardo che si mostra, senza mai nessuna sosta, tutto pervaso da un’urgenza stranita e sovreccitata, il cui slancio visionario travolge e «buca», violentemente, tutto ciò che incontra e che rincorre. I versi procedono col sostegno di una spinta automatica e «involontaria», seguendo sempre un movimento anarchico e atonale: l’incontenibile fibrillazione e la tensione inarrestabile delle sequenze disegnano un percorso fitto di ossessioni e di sbigottimenti che scompigliano e decostruiscono ogni retaggio «logico» del linguaggio, rendendo costantemente fragile, misteriosa e sfuggente ogni forma di vita narrata. Il delirante aggregarsi di sensazioni e di visioni sghembe e inusuali fonda, così, una sorta di lingua ancestrale: una lingua che si vorrebbe definire della dismisura, dell’impossibile e dell’impensato, il cui nervoso ingorgarsi nelle pastoie dell’incongruo denuncia la disperazione di non poter accedere alla possibilità di un’univoca e assoluta comprensione delle vicende psichiche dell’uomo. L’accanimento visionario, estatico, perennemente «aperto» ed eterodosso della testimonianza poetica di Antonio Spagnuolo impone al lettore il difficile e tuttavia necessario cómpito di tornare a intendere la parola del poeta come grandioso strumento oracolare, dalle plurime interpretazioni e dai risvolti incalcolabili e destabilizzanti: qui la poesia manifesta, in ogni luogo, un disagio senza fondo, privo di soluzioni o di consolazioni, sia razionali sia metafisiche: essa non fa che tracimare ed esplodere, senza mai salvare o redimere, senza spiegare e senza giustificare nulla, offrendo solo se stessa e la sua enigmatica e incontrastabile potenza.
Scintilla
(testo inedito)
Forse il mio sogno riparte dagli inganni,
dall’insensato segno del fiorire,
per arcuarsi nel bagliore, in lontananze,
e ripercorre parvenze di irreali contorni.
Nell’ascolto sembra concepire il ritmo
che comprende e sconvolge la fuga,
il vorticoso frastuono del prodigio,
nella speranza coltivata alle penombre.
Non dissolve l’impetuoso contatto
che adesso inizia a credere
nell’essenza stessa dell’amore.
Ora che il richiamo
dagli antichi tepori aggroviglia il cuore
altri silenzi ammaliano certezze
ed il corpo trascina le memorie.
Aperto l’uscio, a volte torni nel colore del fuoco,
ed intagli lacrime al perdono,
in contraddizione dell’anima invaghita.
Ho abbattuto l’istante di abbandoni
proteso al segno della tua scintilla,
alle parole sussurrate in frammenti,
alla solitudine, ove l’insonnia indugia
per riscoprire il dono fuor della nebbia,
in un magico sogno
che vuota il tempo e della stanza è spazio.
Antonio Spagnuolo è una delle più autorevoli figure della poesia italiana del secondo Novecento. Nato a Napoli nel 1931, ha collaborato e collabora a vari periodici culturali e a numerose riviste di letteratura («Altri termini», «Hebenon», «Il Cobold», «Incroci», «La Mosca di Milano», «l'Ortica», «Mito», «Offerta speciale», «Oltranza», «Porto Franco», etc.). Attualmente, dirige la collana «le parole della Sybilla» per Kairòs editore e la rassegna «Poetrydream» in Internet. Nel volume Ritmi del lontano presente, Massimo Pamio prende in esame le sue opere edite tra il 1974 e il 1990. Plinio Perilli con il saggio Come l’ombra di una nuvola sull’acqua (2007) rivisita gli ultimi volumi pubblicati fra il 2001 e il 2007. Libri di poesia: Ore del tempo perduto (1953); Rintocchi nel cielo (1954); Erba sul muro (1965); Poesie 74 (1974); Affinità imperfette (1978); I diritti senza nome (1978); Angolo artificiale (1979); Graffito controluce (1980); Ingresso bianco (1983); Le stanze (1983); Fogli dal calendario (1984); Candida (1985); Dieci poesie d'amore e una prova d'autore (1987); Infibul/azione (1988); Il tempo scalzato (1989); L'intimo piacere di svestirsi (1992); Il gesto - le camelie (1992); Dietro il restauro (1993); Attese (1994); Io ti inseguirò (1999); Rapinando alfabeti (2001); Corruptions (2004); Per lembi (2004); Fugacità del tempo (2007); Ultime chimere (2008); Fratture da comporre (2009); Misure del timore (2011). Libri di prosa: Monica ed altri (1980); Pausa di sghembo (1994); Un sogno nel bagaglio (2006); La mia amica Morèl (2008); Il cofanetto (teatro,1995). Le sue opere sono state tradotte in francese, inglese, greco moderno, iugoslavo, spagnolo.
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