
Cara Carla,
checché ne dica il tuo cognome da non confondere con quello dell'illustre milanese, la tua poesia, che ho letto attentamente e con piacere, rivela una autrice molto attenta al dato referenziale delle parole e una indubbia capacità di restare nell'orbita della inautenticità della società delle merci (anche linguistiche). Molto azzeccato il titolo A dieci minuti da Urano, con quell'ammiccare al surrealismo della bella copertina e molto interessanti le tematiche post-moderne che utilizzi, anche se io, nella stesura dell'opera, avrei accentuato il lato grottesco e surreale delle composizioni... che comunque stanno molto bene insieme (tout se tient) dove il verso breve annuncia implicitamente (e rinnega) la brevità dello spot della civiltà mediatica... complimenti.
Saluti e Buon Anno da
***
Cara Carla,
con quell'espressione volevo alludere che Salutami il mare riesce meglio quando buca l'utopia del quotidiano, ovvero, buca le fraseologie delle poetiche quotidianiste (ad es. “L'Angelo ribelle / Non infligge pene // Inconsapevole / Ognuno / È carnefice dell'altro”; “La vita si è fermata / Nessuno tesse la tela / Il tempo non scorre / Nella stanza pietrificata”); le composizioni invece "paesaggistiche" ricadono inevitabilmente sotto la pesante eredità della poesia dell'epifania e del dono che tanto ha contribuito ad inquinare il Novecento. È vero che sono più leggibili ma restano anche più consumabili e gastronomiche. E quindi perlustrabili. Insomma, volevo dire che quando accentui il lato grottesco o surreale la tua poesia ne guadagna indiscutibilmente.
Nessun commento:
Posta un commento