lunedì 1 novembre 2010

Sonetti


di Massimo Sannelli

v. anche Certamen



2
Quando la parte colorata è vista
dall’occhio sano, il colore non lascia
più chi vede. E chi osserva le trine
bianchissime con l’occhio molto sano

sta bene; il contrario è una cosa triste.
E una vita di donna alla finestra,
da sola, che lavora, e forse assiste
i vecchi o i figli, sembra una vittoria

degli occhi buoni. Questa forza era,
ed è, nel mondo vero. Ancora adesso
questa storia materna è già presente,

è vera e una realtà si unisce al sogno
e lo distrugge. È il più grande bisogno
dei perduti e dei cari del presente.

3
Il cibo preso e l’acqua che si beve
sono il cuore del corpo; questo muro
è un corpo. Una misura sola vive
per tutto e tutti. Così UN solo seme

crea UNA pianta: ma UNA pioggia cade
su tutte. Dove si trema, si trema
per la paura, più che per la fame
bestiale. E si lascia quel che si deve;

quello che perde, crolla senza vincere
nulla; quello che vince, un uomo, vuole
più spazio che ragione, più cultura

che gloria. Il risultato che si vince
è molto bello: una posizione vera
di questo cibo, che è una cosa pura.

4
La volontà di dire vuole prosa
e non poesia. Adesso la potenza
dello stile è diversa, in ogni pausa
dei quaderni finiti: c’è una cosa

più chiara in chiaro cielo, la gioiosa
passione dove è chiaro, una danza
giusta dove la danza serve, lancia
contro lancia se serve, una rosa

accanto a un’altra rosa. Questo è il gesto
cristiano e è opposto al suo contrario aspro,
il poco contro il buio. Tutta questa

storia privata è detta dalla prosa:
la madre esalta il figlio e il figlio questa
donna. In realtà è, da una rosa, una rosa.

5
Per imitare il suono della vera
vita, piaceva quasi una porpora
infetta, e presto tolta dalla scena
presente. La soavità è apparsa:

materia e materiali sono un oro
comune e l’arte è date, istanti, ore
reali e nomi uniti per la luce.
Da frutto deriva frutto, e l’estate

lo mostra bene. Un’aria lieve adorna
il cielo, i frutti, i semi, e questa fresca
presenza delle cose, che dà segni

visibili; e la vista possiede intensa-
mente la lunga dolcezza sognata:
che ora vive, avuta come propria.



I Venti sonetti (prima edizione: La Camera Verde, 2006) rimangono isolati dal libro che riscrive tutto. Lo chiede il loro aspetto e la loro storia privata: il lavoro della clinica e il lavoro in clinica. Anche i Sonetti sono oggetto di una nuova scrittura, e anche la loro prima edizione è abbandonata del tutto.

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